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(Ansa)
Difesa e Aerospazio

Ucraina-Russia, le forze militari una contro l'altra | i numeri

La superiorità russa è evidente ma nel caso di invasione non sarà comunque una passeggiata

Le forze in campo al confine con l'Ucraina costituiscono ormai il maggior movimento di truppe visto ai confini dell'Europa dalla fine della Seconda guerra mondiale. I volumi delle due fazioni rispecchiamo sia la dimensione delle rispettive nazioni, sia le percentuali del Pil che i due stati destinano agli armamenti, ovvero 5,9 miliardi di dollari (8.8%) per l'Ucraina e 61,7 miliardi per la Russia, (11,4%). Uno squilibrio evidente: se per le truppe schierate Mosca può già contare su circa 130.000 uomini (100.000 al confine e circa 30.000 nei territori di Donetsk e Luhansk), su un totale di 900.000 militari in servizio nelle diverse forze armate, arrivando al 2 milioni di unità con i riservisti, Kiev ha schierato 80.000 unità su un totale di 209.000 che con i riservisti potrebbero arrivare a non più di 900.000. A questi potrebbero però aggiungersi circa 8.000 mercenari per ogni schieramento. Per quanto motivati a difendere la propria indipendenza e con il vantaggio di combattere sul loro territorio, i soldati ucraini non potrebbero a lungo tenere testa alle forze russe. E nel caso malaugurato di un allargamento del conflitto entrerebbero in gioco gli 8.500 soldati Usa schierati in Polonia e Romania, e quanto Kiev potrà mostrare di aver acquisito sfruttando i circa 2,5 miliardi di dollari in armamenti ricevuti dagli americani dal 2014 in poi, aiuti culminati con la consegna da parte di Washington di 80 tonnellate di munizioni atterrare nelle scorse settimane in Ucraina. In totale, ad oggi, gli Stati Uniti hanno in Europa 70.000 militari, la metà dei quali posizionati in Germania.

Quanto ad artiglieria si parla di poco più di 2.100 pezzi nella disponibilità di Kiev contro 7.500 dell'esercito russo, mentre 12.300 contro 30.100 è la differenza nel numero di veicoli armati leggeri. Altrettanto squilibrato è il numero dei carri armati: 2.600 contro oltre 12.500 e peraltro più aggiornati. Per la supremazia aerea i 74 elicotteri militari (dei quali 25 da trasporto) con la bandiera giallo-azzurra se la dovrebbero vedere contro i 544 che portano la stella rosa, mentre per i velivoli la differenza è 98 a 1.500.

La Russia dispone anche di due battaglioni di fanteria meccanizzata e un numero imprecisato di batterie di missili S-400 in territorio bielorusso, per un totale stimato dalla Nato di circa 30.000 unità. Quanto alle rispettive marine militari, Kiev ha in servizio una ventina di unità armate e altrettante di servizio, e un solo sommergibile. Ma nel Mar Nero è stata dimostrata la presenza di 43 unità da guerra russe, delle quali 30 da attacco, dispiegate dalle basi di Sebastopoli e Novorossijsk. Si tratta di fregate lanciamissili, pattugliatori, mezzi da sbarco, navi antisommergibile e caccia mine. Dalla Lituania, l'Ucraina ha ricevuto sistemi missilistici antiaereo mentre la Francia, in virtò di un accordo mai reso noto, ha consegnato alla forza aerea ucraina tre elicotteri da pattugliamento H125. Differente è anche il livello di preparazione delle truppe, che per quanto Kiev abbia alzato gli standard addestrativi dei suoi soldati, è più elevato e può contare anche sui celebri corpi speciali come gli Specnaz.

Ad aggravare la situazione dal punto di vista diplomatico c'è il fatto che seppure l'Ucraina non faccia parte della Nato, per stessa ammissione del segretario generale Jens Stoltenberg, l'Alleanza ha inviato sul territorio di Kiev addestratori militari che “aiutano la modernizzazione delle difese, forniscono attrezzature e armi difensive”. Una posizione che certo non aiuta il dialogo ma anche l'unica mossa possibile contro la medesima operazione condotta dai russi nel Donbass.

Tuttavia questa mattina (14 febbraio), il governo di Kiev ha formalmente rinunciato all'idea di entrare a far parte della Nato, una mossa alla quale però dovrà corrispondere anche lo stop alle operazioni di consulenza militare da parte dell'Alleanza.

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Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

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