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(Ansa)
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L'allarme dell'Unicef su adozione ed affido di bambini dall'Ucraina

La solidarietà dell'occidente si scontra con la voglia di alcune organizzazioni pronte a truffe di ogni tipo. Ecco il vademecum dell'Unicef sulla gestione dei minori profughi

«Per l’affido dei bambini ucraini ci si deve fidare solo dei canali ufficiali e non delle tante associazioni che si offrono di farlo senza avere alcun titolo. L’accoglienza va garantita ma rispettando le procedure. Evitiamo un altro shock a questi bambini. E soprattutto non parliamo di adozione».

È questo l’allarme lanciato da Andrea Iacomini portavoce Unicef Italia. In Italia infatti la gara di solidarietà per i cittadini ucraini in fuga dalla guerra sta legittimando molte associazioni fuori dai canali ufficiali a gestire l’accoglienza di minori non accompagnati. Un fenomeno pericolosissimo che potrebbe far finire i bambini ucraini in mano a persone malintenzionate. Sono numerosi infatti i post apparsi sui social dove si richiedono dati sensibili da inviare via mail per la disponibilità di “prendere” un bambino in barba alle rigide regole vigenti sull’affido dei minori.

Cosa fanno queste associazioni?

«Alcune associazioni scrivono sui social, mandano mail e messaggi dicendo iscrivetevi alle nostre liste per l’affidamento di bambini ucraini ma non tutte sono legittimate a farlo e questo può esporre i bambini a rischi altissimi. Queste associazioni invece di lavorare a stretto contatto con il Ministero dell’Interno, i comuni, le province e le agenzie accreditate forse vanno addirittura a prendere i bambini da soli. Caritas, Sant’Egidio, Croce rossa, Unhcr e Unicef sono gli attori principali dei quali ci si può fidare per un successivo affidamento temporaneo, per il soggiorno e l’assistenza medica. Va garantita la protezione per i minori perché abbiamo evidenze in tutte le altre emergenze ed anche in questa che se i bambini non sono protetti vengono sfruttati e sono oggetto di violenza. In particolare i rischi si moltiplicano quando si spostano attraverso le frontiere».

È successo anche in altre emergenze?

«Con i bimbi afghani ricevevo 20 telefonate al giorno di persone dove mi chiedevano sull’onda emotiva un bambino afghano da “prendere”. Bisogna chiarire che i minori che arrivano qui sono protetti con meccanismi ufficiali di tutela del Ministero dell’Interno che ne cura la protezione e l’alloggio. Non sono da distribuire a chi capita. Per questo siamo preoccupati perché se non registriamo i bambini ucraini quando arrivano alla frontiera possono essere esposti alla violenza, allo sfruttamento e potrebbero anche essere usati come soldati. L’accoglienza va garantita ma rispettando le procedure, questo va detto alle associazioni perché abbiamo strutture di accoglienza qualificate e le altre non le conosciamo».

Cosa vuole dire agli italiani?

«Crediamo totalmente nella vostra solidarietà ma vi preghiamo di coordinarvi con le istituzioni competenti e con le agenzie attraverso i canali ufficiali sennò si innescano dei meccanismi che possono far perdere traccia di dove vanno i bambini. Non possiamo garantire che le famiglie che si offrono di ospitare i minori siano tutte in buona fede, che non ci sia la possibilità che vengano sfruttati o maltrattati, dobbiamo evitare a questi bambini un altro shock.I minori non devono essere messi in situazioni di rischio».

Il vademecum dell’Unicef sui minori non accompagnati

Al 14 marzo, in Italia, secondo le stime del Ministero dell’interno, sono stati oltre 37 mila i profughi, di cui 19 mila donne, oltre 3 mila uomini e 15 mila minorenni. Le principali città di destinazione continuano ad essere Milano, Roma, Napoli e Bologna. Non abbiamo ancora dati specifici sui minorenni stranieri non accompagnati e anche i Governi dei Paesi ospitanti non sono ancora in grado di fornirci questo livello di dettaglio. Ma stiamo lavorando con UNHCR e OIM per un sistema di gestione dati per il tracciamento in coordinamento con le autorità nei principali paesi di transito e destinazione.
L’arrivo di profughi dall’Ucraina è nell’ordine di alcune migliaia al giorno, e questo flusso viene gestito – al pari di qualsiasi flusso migratorio – dal Ministero dell’Interno, che sta facendo ricorso alla consolidata rete di strutture di prima accoglienza per fornire ospitalità provvisoria a chiunque non abbia riferimenti nel nostro paese.Al momento il flusso di profughi dall’Ucraina all’Italia è costituito in massima parte da nuclei familiari (90% donne e bambini) che vanno a ricongiungersi con parenti e amici già residenti nel nostro paese.

La prassi corretta per i minori non accompagnati

Il primo passo è l’identificazione tempestiva del minorenne non accompagnato, in modo che vengano subito attivate le procedure di tutela previste dall’ordinamento. Il ricongiungimento familiare in caso di parenti presenti sul territorio deve essere garantito nel più breve tempo possibile, così come l’attivazione di procedure per rintracciare i familiari rimasti in Ucraina o nei paesi confinanti. L’accoglienza dei minorenni ucraini deve essere garantita nel rispetto delle procedure e delle garanzie già in vigore nell’ordinamento italiano, garantendo l’accesso a strutture di accoglienza qualificate – con particolare riferimento al Sistema di Accoglienza e Integrazione – e privilegiando forme di accoglienza in famiglia, ovviamente debitamente monitorate e supervisionate dalle autorità competenti. La nomina del tutore legale deve essere tempestiva in caso di minorenni non accompagnati.

La differenza tra adozione e affido

Prima di tutto bisogna fare un distinguo fra adozione e affido, che sono due istituti diversi: l’adozione consiste nel cambiamento dello stato giuridico del minorenne, il quale diventa a tutti gli effetti un figlio legittimo della coppia adottante; l’affidamento familiare invece ha carattere di temporaneità, non prevede un cambiamento nello stato giuridico del minorenne e dei suoi genitori naturali ed è finalizzato solitamente ad un reintegro nella famiglia di origine una volta che questa, con il dovuto supporto, sia di nuovo in grado di prendersi cura dei propri figli.

Le adozioni non dovrebbero mai avvenire immediatamente a seguito di un’emergenza. Non si può assumere che i bambini separati dai loro genitori in un’emergenza siano orfani e adottabili. A meno che non possa essere verificata la circostanza fatale, anche per coloro ospitati in istituti deve essere considerata la possibilità di risalire a parenti vicini. Fino a quando il destino dei genitori o di altri parenti stretti di un bambino non può essere verificato, ogni bambino separato - anche quelli che vivevano in una struttura di accoglienza - è considerato come avente ancora parenti stretti viventi. Per ogni bambino privo di cure familiari deve essere intrapresa una valutazione completa del suo superiore interesse che segua gli standard internazionali, condotta dalle autorità preposte per la protezione dei bambini nei paesi in cui questi si trovano.Le adozioni richiedono iter inevitabilmente lunghi e complessi, necessari per garantire il superiore interesse del minorenne, che non possono essere assicurati in situazioni di grave crisi umanitaria quale è il conflitto attualmente in corso in Ucraina.

L’affido è invece una misura di supporto temporanea, che può essere attivata anche in attesa che il minorenne venga ricongiunto con i propri familiari. È importante che la grande disponibilità manifestata in questi giorni dalla società italiana non venga dispersa, ma anche che i meccanismi previsti dall’ordinamento per la selezione, monitoraggio e supervisione della famiglia vengano garantiti senza eccezioni, al fine di non mettere i minorenni in situazioni di rischio o le famiglie in situazioni che non sarebbero in grado di gestire.

Dove vanno i bambini

È essenziale che bambine/i ed adolescenti vengano tempestivamente e temporaneamente accolti in comunità ad essi appositamente destinate, individuate sulla base del loro superiore interesse secondo il profilo e le esigenze individuali, ricorrendo esclusivamente a strutture di accoglienza accreditate dalle autorità preposte, secondo le normative vigenti in materia di accoglienza e tutela delle persone di minore età. Questo aiuta a favorire la pronta adozione delle misure di cura e supporto più appropriate (inclusa la segnalazione, l’inclusione e l’accesso a servizi critici per lo sviluppo dei bambini – e.g. salute, salute mentale, cura della prima infanzia, educazione, scuola – con attenzione a particolari fragilità legate a disabilità, vissuti traumatici, appartenenza a gruppi etnici o culturali a rischio di esclusione), a mitigare rischi di esposizione ad abusi e sfruttamento, a favorire la pianificazione dei servizi da parte dell’ente locale di riferimento, e a prevenire rischi legati ad accoglienze promiscue o al di sotto degli standard di struttura e personale vigenti.

Per i bambini e gli adolescenti in fuga senza le loro famiglie, l’affidamento familiare può essere una soluzione elettiva, soprattutto se rispondente al principio del superiore interesse del minorenne e incardinata all’interno delle garanzie e tutele già previste dall’ordinamento. È necessario, comunque, che ogni misura di accoglienza sia valutata in base alla singola situazione del minorenne, e al profilo delle risorse accoglienti, senza dare per scontato che l’affidamento familiare a tempo pieno sia la soluzione che meglio tutela ogni bambino/bambina.

A chi rivolgersi

Nel reperimento di offerte di ospitalità da parte di famiglie o persone singole accoglienti, invitiamo a convogliare tali espressioni di solidarietà verso i circuiti ufficiali (servizi protezione e tutela dei minorenni, Centri e/o servizi per l’affidamento familiare degli Enti Locali, anche gestiti da enti del privato sociale convenzionati con l’ente locale) di informazione, formazione e accompagnamento all’accoglienza o all’affidamento, anche al fine di evitare di esporre i minorenni al rischio di abusi. Molti Comuni si sono attivati dando accesso alle proprie strutture dedicate all’accoglienza migranti e all’emergenza abitativa, aprendo numeri verdi per fornire informazioni e raccogliere disponibilità a ospitare.Il nostro suggerimento è di contattare il proprio Comune. Per chi volesse attivarsi a favore della popolazione in ingresso, c’è anche la possibilità di diventare tutore di minorenni stranieri non accompagnati.

Qui le info per diventare tutore https://www.garanteinfanzia.org/come-diventare-tut...

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Linda Di Benedetto