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Il punto debole dell'esercito russo in Ucraina? Le comunicazioni

Sistemi obsoleti, mezzi superati. Le comunicazioni delle truppe di Mosca sono ascoltabili da tutti, ucraini compresi. Che ringraziano mentre tra loro comunicano con radioline cinesi, criptate

L'esito della guerra in Ucraina è facilmente prevedibile: una vittoria russa dopo molto tempo e con molte perdite, con grande probabilità di creare una guerra partigiana ancora più lunga, o un negoziato che i pochi mediatori credibili, ovvero Francia, Israele, Cina e Turchia possono favorire.

Tuttavia i limiti delle forze armate russe stanno emergendo giorno dopo giorno e la Nato studia le mosse per comprendere il reale potenziale di Mosca. Vero è che i reparti russi con le dotazioni più moderne stanno arrivando soltanto ora, ma quanto accaduto fino a oggi lascia pochi dubbi sul reale stato tecnologico di quella che definiamo superpotenza soprattutto perché ha un grande deterrente nucleare. I russi hanno dimostrato di avere poche bombe a guida laser e di ricorrere a munizioni convenzionali per bombardare, hanno problemi nella tempestività dei rifornimenti, troppi caccia e pochi bombardieri, e per questo si affidano ai missili. Ma soprattutto hanno lacune in fatto di comunicazioni e spesso sono costretti a trasmettere in chiaro, tanto che i messaggi vengono ascoltati anche dai radioamatori, proprio per questo motivo perseguitati colpendo qualsiasi casa che avesse qualche vistosa antenna sul tetto o in giardino. I russi accendono quindi impianti di disturbo radio molto potenti su ogni banda di frequenza e attivano radar su frequenze molto basse per ovviare alla carenza di aerei radar che proteggerebbero i loro elicotteri quando volano a bassa quota per bombardare in modo più preciso, esponendoli quindi ai vari Stinger lanciati a mano.

Ma il grande punto debole restano le comunicazioni che indicano una modernizzazione delle forze incompleta.

Le analisi dei filmati, l'ascolto delle frequenze e i rapporti ucraini suggeriscono che le comunicazioni radio tra le forze russe sono scarse, con soluzioni improvvisate tra cui l'uso di radio ad alta frequenza (HF) non crittografate per comunicazioni a lungo raggio e di telefoni cellulari. Seppure dotati anche di apparati digitali e computerizzati (in sigla Sdr, radio definite dal software), e in particolare delle R-187P1 Azart e R-168 Akveduk, peraltro finite in mano ucraine dopo la cattura di un soldato nei pressi di Kiev, queste non sono lo standard della dotazione ma rappresentano una rarità nella mani di alcuni reparti a partire dal 2017.

R-168 Akveduk,

Sono radio dotate di sistemi criptati, possono essere usate come ripetitori tra stazioni remote e trasmettere la posizione ricevuta dal sistema satellitare Glonass, sulle bande Vhf e Uhf, ma hanno giocoforza una portata limitata a una ventina di chilometri. Secondo i cataloghi diffusi durante i recenti saloni internazionali degli armamenti, esisterebbero anche versioni di queste radio con amplificatori e modifiche tali da consentire coperture fino a 300 km con il marchio Azart, tuttavia la memoria digitale di internet ci segnala che alcuni funzionari civili e militari russi sarebbero stati coinvolti in casi di corruzione e appropriazione indebita, inchiesta che avrebbe fermato le consegne. Alcune di queste radio erano state prodotte in Cina e avevano dimostrato prestazioni inferiori a quelle richieste, a partire dalla durata della batteria. Di fatto pare che in Ucraina le radio Azart e Akveduk non siano del tutto compatibili tra loro e questo costringe i marconisti a comunicare in chiaro o a utilizzare i loro telefoni cellulari, esattamente come fanno i combattenti ucraini, per coprire lunghe distanze. Questo spiegherebbe la difficoltà russa di trasferire dai comandi ai reparti la giusta consapevolezza della situazione sui campo di battaglia.

Stupefacente, seppure nella drammaticità delle immagini che provengono dalle zone degli scontri, sono quelle che mostrano l'uso da parte ucraina di radio civili acquistabili online e prodotte in Cina, del costo di poche decine di euro, come i Baofeng UV-5 e UV-8, operanti nelle bande Vhf e Uhf, ma con crittografia open source e non certo di livello militare. Queste possono essere accoppiate e usate come ripetitore portatile, un sistema la cui efficienza dipende in sostanza dall'altezza sull'orizzonte dove viene piazzato, come il tetto di uno stabile. Naturalmente sono apparati che possono essere facilmente disturbati e operanti con modi di emissione tali che qualsiasi esperto di guerra elettronica potrebbe inserirsi nelle comunicazioni e soprattutto localizzarne l'origine. Ma costano poco e ce ne sono tante.

Sul fronte ucraino, seguire i segnali radio, la loro provenienza, intensità e modo, consente di comprendere i movimenti delle truppe russe, e questo giustificherebbe l'uso dei telefoni cellulari, sempre che, come accaduto in alcune località a est di Kiev, i russi non abbiano distrutto i ripetitori. Ma quando c'è l'esigenza di collegare località distanti l'unica via tornano a essere le radio HF, le cui frequenze, tra 2 e 30 Mhz, vengono riflesse dalla ionosfera e quindi rimbalzano oltre l'orizzonte della curvatura terrestre.

Le radio ucraine

Anche le forze Nato conservano questo tipo di radio, ma oltre alle crittografie più complesse privilegiano l'uso di apparati via satellite (Satcom). I russi continuano a usare le HF in chiaro, dunque le possibilità possono essere che non si preoccupino di eventuali intercettazioni poiché le comunicazioni così fatte non sono considerate tattiche né strategiche, oppure che effettivamente non possano crittografare le loro trasmissioni. Ed anche queste potrebbero essere localizzate, disturbate o distrutte, questa volta dagli ucraini. Se l'occidente fornirà alle forze del presidente Zelensky apparati per la guerra elettronica (Comint, da Communication Intelligence), oppure radio tattiche con protocolli di sicurezza Comsec (Communication Security), per le forze di Kiev sarà un enorme passo avanti. Se la guerra durerà ancora per settimane o mesi, l'impiego di specialisti di radiocomunicazioni darebbe loro un vantaggio sia nella difesa dei collegamenti, sia nell'analisi dei segnali emessi dai russi.

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Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

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