L'irriverenza degli Autogol è sbarcata anche a Sanremo. Il trio di youtuber da milioni di seguaci, formato da Alessandro Iraci, Michele Negroni e Alessandro "Rollo" Trolli, sta prendendo di mira i protagonisti del Festival con un'incursione giornaliera su Rai Radio2 nel programma L'invasione degli Autogol, in cui intervistando gli ospiti musicali in un clima da pre-partita, proprio come piace a loro, tra gag e battute ad alto tasso di ironia. Ma chi sono i loro preferiti e soprattutto qual è il loro pronostico a poche ore dalla finale di Sanremo 2021? Ecco cos'hanno raccontato a Panorama.it in questo video esclusivo, in cui non mancano le loro iconiche parodie di Ibrahimovic, Morgan e Siniša Mihajlović.
Migliaia di dipendenti, un bilancio da oltre un miliardo di euro, compiti piuttosto vaghi, al punto che per l'intera pandemia non sono mai stati chiamati in causa a collaborare dal Governo. Il Cnr è uno dei numerosi enti statali di cui spesso ci si dimentica ma che esistono, costano, vivono. In tre puntate la nostra inchiesta per capire, soprattutto, quanto costa e cosa fa.
Nella consultazione del 7 marzo la Confederazione elvetica si esprimerà sul «divieto di dissimulare il proprio viso». In ossequio al politicamente corretto, la sinistra si ritrova con chi impone alle donne il velo integrale.
Più matite per gli occhi, meno rossetti; più tinte per capelli, meno profumi. Tra le abitudini quotidiane che la pandemia ha modificato in maniera sostanziale c'è il make up: con la diffusione del lavoro da remoto e le limitazioni alle occasioni sociali ci si trucca sempre meno, e di conseguenza si acquistano meno prodotti cosmetici.
Denis Bergamini a Cosenza il 7 dicembre 2019.
A oltre 31 anni dalla misteriosa morte del calciatore del Cosenza, la verità sembra vicina. La Procura di Castrovillari ha notificato l'avviso di chiusura delle indagini preliminari all'ex fidanzata Isabella Internò, indagata per omicidio volontario pluriaggravato.
Pechino porta il siero a chi non ha accesso ad altre immunizzazioni. Una strategia geopolitica del Dragone per affermarsi come potenza globale della salute. E non solo.
«Anche il prossimo virus verrà dall’Asia»
<img type="lazy-image" data-runner-src="https://www.panorama.it/media-library/eyJhbGciOiJIUzI1NiIsInR5cCI6IkpXVCJ9.eyJpbWFnZSI6Imh0dHBzOi8vYXNzZXRzLnJibC5tcy8yNTcxNzE3Mi9vcmlnaW4uanBnIiwiZXhwaXJlc19hdCI6MTY2MTk4Mjc2OX0.yd46jXGJXZgpLWDowciMVROjI1ygbyZgc74cKlgAy0w/image.jpg?width=980" id="2e1d5" class="rm-shortcode" data-rm-shortcode-id="a3a1e9e55488a01f5a9f29ba99a00ec3" data-rm-shortcode-name="rebelmouse-image" alt="Olsterholm" data-width="2598" data-height="1732" />Il virologo Michael T. Olsterholm, sullo sfondo Wuhan dopo la fine del lockdown nel giugno 2020 (Getty Images).
<p>«A un certo punto esploderà una pandemia diverse volte più grave del Covid-19. Molto probabilmente si tratterà di un nuovo virus influenzale, con lo stesso potenziale della Spagnola, che uccise tra 20 e 50 milioni di persone. Ma questa volta avverrà in un mondo in cui la popolazione è triplicata e gli spostamenti sono molto più frequenti». A prevederlo è <strong>Michael T. Osterholm</strong>, uno dei massimi virologi statunitensi, epidemiologo all'Università del Minnesota, nuovo membro della task force contro il Covid-19 dell'amministrazione Biden; insieme a <strong>Mark Olshaker</strong>, saggista e documentarista, ha scritto il libro <em>Il peggior nemico</em>, edito in Italia da Aboca, che sta scalando le classifiche dei libri più venduti negli Usa. <strong>Panorama</strong> l'ha intervistato.</p><p><strong>Come è stata gestita secondo lei la pandemia negli Usa e, invece, in Europa?</strong><br>«Per molti versi le risposte sono state simili. In entrambi i luoghi ci è voluto tempo per sviluppare piani nazionali e apprendere abbastanza per affrontare la pandemia. La maggior parte dei Paesi europei ha ora piani anti-Covid e, negli Stati Uniti, puntiamo su un solido programma per la vaccinazione di massa».</p><p><strong>Nel libro lei e il coautore scrivete che l'Oms è un organismo che, così com'è, non funziona e non svolge il suo compito, mentre serve una sorta di Nato della salute. Nel concreto? </strong><br>«L'Oms non riesce a entrare in azione in caso di emergenza. Serve piuttosto un'ente simile alla Nato che abbia risorse e capacità di intraprendere rapidamente un'azione coraggiosa. Che capisca che quando una nazione è minacciata, è una minaccia per tutti e, quindi, tutti devono reagire di concerto. Se un'organizzazione del genere esistesse, risorse, ricerca e personale potrebbero affrontare un pericolo infettivo appena emerge. Certo in un ente simile vorremmo vederi inclusi anche i principali attori internazionali come la Cina, così da segnalare subito rischi di questo tipo».</p><p><strong>La prossima pandemia arriverà sempre dall'Estremo Oriente? </strong><br>«Diciamo che ci sono ottime probabilità, per l'elevatissima densità di popolazione e dei tanti casi di esseri umani, animali da fattoria e uccelli domestici che vivono praticamente insieme: la perfetta "ciotola genetica" per mescolare i virus. Certo, poi potrebbe emergere ovunque. L'Hiv, il virus dell'Aids, per esempio veniva dall'Africa. L'influenza H1N1 del 2009 dal Messico e quella del 1918 probabilmente ha avuto origine nel Kansas. Ma è più facile che il salto di specie avvenga laddove gli habitat naturali sono minacciati».</p><p><strong>È vero che più un virus è potente, meno è contagioso?</strong><br>«Non è una regola. Il contagio ha più a che fare con il modo in cui viene trasmesso, per esempio attraverso la respirazione, uno dei veicoli più semplici per la sua diffusione, o il contatto con fluidi corporei, come Ebola. I coronavirus di Sars e Mers non erano meno contagiosi del Covid-19, però erano patogeni non altamente infettivi prima che il malato sviluppasse i sintomi. Una delle grandi sfide di Sars-CoV-2 è che può essere contagioso prima che gli infetti si sentano male: così il contagio passa ad altre persone che rischiano di ammalarsi gravemente o morire, a seconda dell'età o della condizione fisica».</p><p><strong>Il virus della Sars oggi esiste ancora? </strong><br>«Diciamo che la Sars può certamente diffondersi di nuovo, motivo per cui la sorveglianza è importante. Ma ci auguriamo che gli sforzi per vaccinare contro il Covid-19 in tutto il mondo stimolino lo sviluppo di antidoti anche per altri coronavirus. La Mers, per esempio, viene trasmessa dai cammelli, ed è un diverso tipo di sfida vaccinale».</p><p><strong>A parte l'attuale pandemia, quello dei vaccini rappresenta un business per le aziende al pari dei farmaci? </strong><br>«No, non tutti i vaccini possono essere redditizi. Faccio un esempio: nel 2014 il fatturato di Big Pharma è stato di circa mille miliardi, nello stesso anno i cinque principali produttori di vaccini hanno guadagnato 13,4 miliardi di dollari, poco più del 2% del fatturato globale. Per contro, un vaccino contro l'herpes zoster, come quello Merck, rende molto. Certo, ora la pandemia potrebbe cambiare le carte in tavola, dallo sforzo dell'industria farmaceutica sono emersi cinque-sei sieri anti-Covid in meno di un anno. Dove questo settore non è tanto remunerativo, è per le malattie con un numero limitato di casi, o che colpiscono principalmente le nazioni a basso reddito che non possono pagare la tariffa corrente. Ma se, come è successo, un'epidemia di Ebola si diffonde in Africa, è nell'interesse delle nazioni più ricche sovvenzionare sviluppo <br>e distribuzione dei vaccini».</p><p><strong>Nel libro lei scrive che è fondamentale sconfiggere l'influenza. Ma in fondo non è un'infezione così temibile... </strong><br>«Questa è una convinzione sbagliata. Sulla base di tutti i dati scientifici e storici, noi scienziati sappiamo che l'influenza pandemica rappresenta la più grave minaccia per la civiltà. E in un tale focolaio, gli attuali vaccini influenzali sarebbero in gran parte inefficaci. Ci vuole un gigantesco sforzo internazionale per sviluppare un antidoto universale per tutti i ceppi dell'influenza. Non importa il costo, sarebbe minimo rispetto all'effetto di un'altra pandemia sull'economia e il benessere del pianeta. Se non siamo preparati a un simile evento, cambierà la storia del futuro, così come la peste nera ha alterato la storia europea nel XIV secolo».<br></p><p><strong>Molti temono che questi vaccini siano stati approvati troppo in fretta. Non potrebbero verificarsi effetti collaterali nel lungo termine?</strong><br>«Sebbene siano stati prodotti in tempi record e quelli a mRna siano di nuovo tipo, disponiamo di parecchi dati risalenti a molti anni fa sul metodo dell'Rna messaggero. E abbiamo grande fiducia in questi prodotti. Di sicuro, in una somministrazione su scala planetaria emergeranno inevitabili effetti collaterali. Ma quelli gravi sono davvero rari e in quasi tutti i casi possono essere affrontati in modo relativamente semplice. La possibilità di ammalarsi per aver ricevuto il vaccino Covid-19 sono infinitesimali rispetto al rischio di contrarre il virus in modo serio e morirne. Bisogna fare buona informazione per convincere le persone che questi vaccini sono efficaci e sicuri. I dati dicono che oltre il 50% degli americani ancora oggi non si farebbe immunizzare». </p><p><strong>È un grosso problema. Quanto sono pericolose le varianti?</strong><br>«Ci preoccupano estremamente, motivo per cui è fondamentale contenere la pandemia il più rapidamente possibile prima che il virus abbia altre possibilità di mutare. I sieri attuali potranno essere modificati per gestire ceppi virali emergenti, ma potrebbero essere necessari alcuni mesi per aggiornare e approvare un vaccino contro una mutazione virale. Sarebbe devastante se gli ospedali, e in particolare le unità di terapia intensiva, fossero invasi da nuovi casi».<br></p><p><strong>Vincenzo Caccioppoli</strong><br></p>