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Soldati ucraini a un check-point vicino a Brovary, vicino a Kiev (Ansa).
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L'Ucraina accerchiata

Al sesto giorno di guerra, Il Paese è in una morsa. E senza accordo di pace il conflitto potrebbe trasformarsi in un incubo.

Se, dopo la città di Mariupol, che è accerchiata e potrebbe cadere presto, i russi conquisteranno anche Odessa, la sua caduta taglierebbe lo sbocco sul mare dell'Ucraina cambiando completamente lo scenario bellico e con questo anche la posizione di Kiev ai colloqui di pace. Difficile, infatti, porre nuove condizioni e sostenere richieste nel momento in cui non si è più in grado di mettere sul piatto propri assetti, reagire e far affluire armi e rifornimenti al proprio esercito attraverso vie di comunicazione ormai perdute.

Berdyansk, cittadina sulla direzione russa verso Mariupol, è ormai chiusa a Ovest e a Est, e questo faciliterà invece l'arrivo di armamenti ai russi, i cui reparti che giungono dalla Crimea starebbero trovando resistenza a Kherson, indispensabile conquista prima di Odessa, sulla quale però stanno piovendo da quattro giorni missili lanciati dalle navi russe.

A Nord, le forze di Mosca contano 22.000 soldati ai quali si sono aggiunti 8.000 ceceni «kadiroviti» fedeli a Vladimir Putin, così chiamati perché prendono il nome dal presidente ceceno Ramzan Kadyrov, secondo il quale sarebbero pronti altri 65.000 soldati. Nel frattempo, nel Donbass le truppe filo russe hanno sfondato le linee ucraine spingendole verso i reparti di Mosca che da Nord stanno muovendo verso la capitale con centinaia di mezzi militari.

Questi nella giornata del 28 febbraio erano stati localizzati a 55 km dalla città, ma una parte si sarebbe fermata quasi alle porte della capitale in attesa di ordini. Nella tarda mattinata di oggi, primo marzo, il ministero della Difesa russo ha diffuso l'avvertimento alla popolazione civile ucraina che abita nelle vicinanze di impianti radio televisivi e di telefonia cellulare di abbandonare le proprie case, perché questi sarebbero stati i prossimi obiettivi degli attacchi.

E puntualmente alcuni ripetitori della televisione di Stato ucraina sono stati colpiti nel primo pomeriggio, per ora senza distruggere gli studi e la sede, ma azzerando la diffusione dei segnali in ampie porzioni del territorio. Un deciso cambio di strategia che, qualora portato avanti ed esteso alle reti telefoniche, causerà l'impossibilità di comunicare all'interno del Paese e al mondo di seguire le vicende in diretta, con un impatto non indifferente sul morale della popolazione.

Tra le azioni poco comprensibili, anche la distruzione dell'unico esemplare volante al mondo di Antonov An-225 Mriya (Sogno), il più grande aereo da trasporto mai realizzato, seppure questo non fosse in procinto di partire. Per dimensione e prestazioni, lo Mriya non sarebbe mai potuto sfuggire ai radar e ai caccia russi, qualora fosse stato inviato all'estero per raccogliere armi e rifornimenti, ma sarebbe stato fondamentale in futuro per trasportare aiuti umanitari. Una scelta discutibile e gratuita.

Se gli ucraini fino a oggi hanno saputo sfruttare le debolezze dei russi, ora è evidente che senza un accordo di pace questo conflitto potrebbe durare molto a lungo e trasformarsi in un incubo sia per l'Ucraina, ridotta alla fame ma alimentata dall'Europa attraverso la frontiera polacca, sia per i russi, che non potranno che continuare a distruggere e penetrare fino a combattere casa per casa. Che il Cremlino abbia ben presente questa possibilità è del resto dimostrato dal fatto che la gran parte della logistica militare russa è ferma ai confini con l'Ucraina.

A Mosca manca soltanto di aggirare Kiev e spingersi fino all'Ovest, verso Leopoli, dove potrà intercettare i carichi bellici inviati dall'Occidente e rendere quasi impossibile qualsiasi reazione. Secondo gli Usa, le forze russe sarebbero invece ormai ammassate a meno di 30 chilometri dal centro della capitale, con alcune unità già entrate in perlustrazione grazie a un camuffamento da forze ucraine. Difficile confermare o smentire, ma certamente i loro satelliti sono efficienti e l'intelligence ha avuto ragione nel sostenere l'intenzione di Putin di attaccare.

Da Sud, colonne russe sono arrivate a Vasylkiv seppure con gravi perdite, come i soldati che erano a bordo dell'aeromobile da trasporto Il-76 che sarebbe dovuto atterrare nell'aeroporto della città e invece è stato abbattuto da un velivolo ucraino il 27 febbraio. Fino a oggi è anche stato impossibile stimare con esattezza le perdite umane e di mezzi delle due fazioni, con Kiev che stima in oltre 5.300 unità i morti russi in combattimento e una trentina i velivoli abbattuti, altrettanti gli elicotteri. Ma sono cifre non confermate da Mosca, che vedrebbero anche la distruzione di quasi mille tra mezzi corazzati, carri armati e automezzi militari.

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Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

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