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(Ansa)
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Armi dalla Corea del Nord alla Russia. Una certezza del Pentagono che resta senza prove

Per gli Stati Uniti il regime coreano sta aiutando Mosca in difficoltà sul campo di battaglia; un soccorso che coinvolgerebbe paesi africani. Ma non ci sono riscontri concreti, al momento

Secondo la Difesa Usa la Corea del Nord starebbe fornendo segretamente alla Russia un numero significativo di proiettili di artiglieria a sostegno della guerra contro l'Ucraina. La dichiarazione arriva dal portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca John Kirby, il quale sostiene che il regime di Pyongyang triangola le spedizioni facendo così sembrare che le munizioni vengano inviate nei paesi del Medio Oriente o del Nord Africa, mentre la loro destinazione finale finirebbe per essere il fronte ucraino.

La vicenda, degna della trama di un film di spionaggio, ha scatenato una serie di indagini che avrebbero tuttavia svelato come tale quantità di armamenti nordcoreani non sarebbe sufficiente a cambiare il corso del conflitto. I funzionari statunitensi ritengono che le spedizioni, se considerate parte di un quantitativo che comprende anche i droni iraniani, siano la dimostrazione che la guerra e le sanzioni occidentali hanno indebolito gli arsenali e la capacità offensiva russa, ma anche quella di produrre nuove armi. Kirby ha precisato: “Mentre il presidente russo Vladimir Putin continua a perdere consenso, soldati e territori, sta andando a chiedere aiuto oltre i suoi confini e questo è segno sia dell'isolamento che continua a sentire economicamente, come sintomo che la sua stessa base industriale della difesa non riesce a tenere il passo con il ritmo con cui sta usando gli armamenti in Ucraina”.

Nel settembre scorso, mentre l’intelligence Usa stava concludendo le indagini sul caso, la Casa Bianca aveva chiesto spiegazioni a Pyongyang, ottenendo una ferma negazione sia in quanto a spedizioni, sia a riguardo la possibilità che ciò potesse avvenire. Tuttavia, Washington non sta fornendo prove di questi traffici, né indicazioni di come queste potrebbero venire trasportate, in una quantità comunque di qualche decina di migliaia di pezzi. E nulla finora sarebbe emerso dai campi di battaglia né raccolto da parte ucraina in termini di tracce come bossoli, case per il trasporto eccetera. Secondo Bruce Klingner, un ex vicecapo di divisione della Cia con grande esperienza di Corea, Pyongyang probabilmente fornirebbe alla Russia proiettili da 122 e 152 mm, oltre a munizioni per più tipi di lanciarazzi. La precisazione deriva da uno studio sulla compatibilità effettiva delle armi usate dai due eserciti e dal fatto che Kim Jong-un ha da tempo annunciato di voler sostituire parte dei notevoli arsenali esistenti con armi più recenti, che però hanno calibri differenti. Che da quelle parti esistano problemi di affidabilità delle armi è noto: durante il bombardamento di artiglieria avvenuto nel 2010 nel nord dell'isola di Yeonpyeong, situata in Corea del Sud ma al confine con l’altra Corea, un quarto dei proiettili che hanno colpito l'isola non era esploso.

Usa-Seoul: esercitazioni Vigilant Storm mai così estese, Kim Jong-un reagisce

La Casa Bianca nella stessa occasione ha anche condannato il lancio sconsiderato da parte della Corea del Nord di almeno 23 missili, dei quali 17 al mattino e 6 al pomeriggio di mercoledì 2 novembre, avvenuti al largo delle sue coste orientali e occidentali, rimarcando che si trattava di missili balistici a corto raggio o sospetti missili terra-aria. La Corea del Nord avrebbe anche sparato circa cento colpi d’artiglieria in una zona cuscinetto marittima orientale creata dalle Coree nel 2018 per ridurre le tensioni, ma questa è una notizia la cui provenienza è l'esercito sudcoreano. I lanci sono avvenuti dopo che la Corea del Nord ha minacciato di usare armi nucleari per convincere gli Stati Uniti e la Corea del Sud a “pagare il prezzo più orribile della storia” in segno di protesta contro le esercitazioni militari congiunte che Washington e Seoul hanno condotto nella regione, e che Kim Jong-un considera prove d’invasione. Come segno di distensione Biden non ha tardato a tranquillizzare il leader nord coreano affermando di non avere intenzioni ostili. “Questi lanci non hanno rappresentato una minaccia immediata per la patria americana o per il personale statunitense presente nelle basi del Pacifico, e ovviamente ci stiamo coordinando con i nostri alleati e partner”, ha affermato Kirby, “al momento è in corso un'esercitazione annuale e bilaterale in Corea del Sud che ha lo scopo di assicurarci di avere la prontezza militare appropriata dentro e intorno alla regione”. Vero è, tuttavia, che tali esercitazioni militari, dette Vigilant Storm, quest'anno sono le più grandi in assoluto, almeno per dispiegamento di uomini e mezzi, stando al Comando Indo-Pacifico delle forze americane. Sono stati previsti circa 1.600 voli da parte di 240 velivoli americani e sudcoreani, operazioni 24 ore su 24 iniziate il 31 ottobre che continueranno fino a oggi 4 novembre, includendo tattiche di guerra sia in aria sia a terra.

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Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

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