Tecnologia, food, trasporti, moda, la Russia è sempre più isolata
(Ansa)
Economia

Tecnologia, food, trasporti, moda, la Russia è sempre più isolata

Servizi bloccati, piattaforme non disponibili e vendite sospese, le società più importanti del mondo in fuga da Mosca, che reagisce inasprendo le leggi e mettendo fuori uso strumenti che i russi utilizzano ogni giorno

Ed ultime furono Coca Cola e McDonald's. Le grandi casi internazionali di ogni settore stanno salutando la Russia, condannandola ad un isolamento che va oltre le sanzioni decise dai vari governi. Lunghissimo e in constante aggiornamento è l'elenco di brand e aziende che hanno sospeso la vendita di prodotti e la disponibilità di piattaforme gettonate da milioni di cittadini russi, costretti a riorganizzare la pianificazione quotidiana in virtù della forzata rinuncia a servizi utilizzati ogni giorno. Senza dimenticare le centinaia di migliaia di persone che, con la fuga delle aziende e la chiusura di negozi e magazzini, si ritrovano senza lavoro e tra le mani un rublo in picchiata.

Le ultime della serie sono state Netflix, TikTok e Samsung, che nelle scorse ore hanno annunciato il blocco dei rispettivi servizi. Dopo aver chiarito di non voler dare spazio ai canali filo-governativi russi, Netflix ha deciso di sospendere la disponibilità della piattaforma in Russia, bloccando al contempo anche le produzioni in corso di svolgimento nel paese. Il colosso dei contenuti video in streaming si aggiunge a Disney, Warner Bros, Sony che hanno bloccato e rinviato a data da destinarsi il lancio di nuovi film e serie tv.

Nonostante una prima resistenza, anche Samsung ha sottolineato che "a fronte degli attuali sviluppi geopolitici, le spedizioni dei prodotti sono sospese in tutta la Russia". Va da sé che il blocco non riguarda soltanto smartphone e altri dispositivi destinati ai vari punti vendita, bensì anche le forniture per le aziende che, ai ritardi accumulati con la crisi dei semi conduttori, uniscono adesso lo stop a chip, schede madri e altre componenti determinanti per la produzione di device. Le leggi contro le fake news hanno costretto all'addio temporaneo pure TikTok, che ha interrotto il caricamento e la fruizione di contenuti video e live streaming, mentre resterà attivo il servizio di messaggistica.

Tra gli stop dell'attività che più fanno male al popolo russo c'è quello stabilito da Ikea, che con la chiusura di 17 magazzini e tre stabilimenti di produzione tra Russia e Bielorussia lascia senza lavoro circa 15.000 persone, evidenziando in una nota che l'invasione in terra ucraina della Russia ha generato gravi problemi alla catena di produzione e distribuzione. Sono 81, invece, i negozi Lego che hanno chiuso i battenti da Mosca a Vladivostok.

Tra i primi a muoversi sono state le multinazionali tech, con Microsoft, Google (che ha disattivato anche varie funzionalità di Google Maps), DelleApple (che ha disabilitato anche il servizio mappe e Apple Pay) a bloccare la vendita dei prodotti, mentre Facebook, Twitter e YouTube hanno deciso di sospendere gli account e i canali dei media utilizzati da Putin e il governo russo per la sua propaganda (a partire da RT News e Sputnik News). Le autorità russe hanno risposto nei giorni successivi rendendo irraggiungibili le piattaforme in tutto il paese e bloccando gli App Store di Apple e Android.

Altra rinuncia pesante per l'economia russa è la sospensione delle operazioni e dei servizi di Visa e Mastercard, con le carte emesse dalle banche russe non più supportate dai due circuiti, mentre le carte estere non permetteranno più, al momento, di fare acquisti nei negozi e ritirare denaro contante presso gli sportelli automatici. Al duo si è affiancato PayPal, con l'amministratore delegato Dan Schulman che, come Elon Musk nel caso del servizio Starlink e vari altri dirigenti delle principali aziende finanziarie e piattaforme tecnologiche, hanno risposto alle richieste di Mykhailo Fedorov, vice primo ministro ucraino e ministro della trasformazione digitale, che ha sfruttato l'onda lunga di Twitter per richiamare l'attenzione delle grandi società sull'Ucraina all'indomani dell'invasione russa.

Se nei cieli si contano molti meno voli di linea, in virtù della chiusura dello spazio aereo ai voli russi deciso da tanti paesi e dal successivo blocco aereo delle compagnie di 36 paesi, Italia inclusa, ordinato da Mosca (che complica i programmi degli italiani interessati a tornare dalla Russia e a recarsi nell'ex paese sovietico), il settore automobilistico ha chiuso quasi in toto le porte al mercato russo. Volkswagen, Mercedes, Ford, BMW, Toyota, Honda e Madza hanno sospeso le forniture e bloccati i vari stabilimenti produttivi attivi nel paese. Anche il settore moda si è accodato al gruppo, con Nike, Adidas (che ha sospeso la partnership con la nazionale russa, di cui era sponsor tecnico), H&M e vari altri brand che hanno messo in pausa le attività nel paese, come pure la compagnia di trasporti Dhl, che ha interrotto le consegne in Russia e Bielorussia.

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Alessio Caprodossi