«Se la Russia taglia il gas, Italia più in pericolo della Germania»
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Economia

«Se la Russia taglia il gas, Italia più in pericolo della Germania»

Un’analisi di Algebris mostra come i tedeschi siano stati molto più efficaci nel ridurre i consumi mentre Roma si è concentrata di più nel sostenere i consumatori

Sul fronte della sicurezza energetica l’Italia è messa peggio della Germania a causa dei minori risparmi nei consumi di gas e potrebbe avere maggiori problemi dei tedeschi in primavera nel caso in cui le forniture dalla Russia dovessero diminuire drasticamente. Lo rivela uno studio condotto dalla società Algebris Investments, che smonta il pregiudizio secondo il quale la Germania avrebbe maggiori difficoltà rispetto all’Italia per la dipendenza da Gazprom.

Nel report intitolato La guerra per l’energia in Europa: il ruolo del risparmio energetico, l’analista Silvia Merler, head of Esg and Policy research di Algebris, scrive che «il consumo di gas tedesco è già diminuito in media del 15% nei primi sei mesi dell’anno rispetto al 2021. Se continuerà a risparmiare energia a questo ritmo, la Germania disporrà di gas a sufficienza per sopportare un eventuale scenario di taglio completo dei flussi di gas russo e lo stoccaggio rimarrebbe in territorio positivo nell’ipotesi che la Russia continui a inviare circa il 10% dei flussi» verso la Germania.

L’Italia, invece, pur partendo da una posizione più favorevole in termini di dipendenza dalla Russia, ha ridotto i consumi di gas di appena il 2% nei primi 6 mesi del 2022 rispetto allo stesso periodo del 2021. «A questo ritmo di consumi» avverte Merler, «l’Italia resterebbe senza gas entro la primavera 2023, perfino se la Russia continuasse a inviare il 10% dei flussi».

L’Italia ha ottenuto risultati peggiori rispetto alla Germania nel risparmio dei consumi di metano per due ragioni: la prima è che nel nostro Paese la percentuale di gas utilizzato per la produzione di energia elettrica è più elevata e si tratta di un’area in cui la sostituzione può rivelarsi particolarmente problematica nel breve periodo; la seconda ragione riguarda la politica: «Finora il governo italiano si è concentrato maggiormente sul proteggere i consumatori dall’impatto dell’aumento dei prezzi dell’energia piuttosto che sull’incentivare il risparmio energetico a livello sistemico. L’Italia ha speso il 2,8% del Pil in poco meno di un anno (uno dei tre maggiori interventi nell’Ue) per misure finalizzate a ridurre l’impatto dei prezzi sui consumatori. Sebbene alcune agevolazioni siano necessarie per proteggere i più bisognosi, gli interventi non mirati hanno il rovescio della medaglia di ridurre gli incentivi al risparmio energetico o alla sostituzione del gas».

Non può neppure consolarci il fatto che gli stoccaggi di gas siano arrivati ad oltre l’80% (a caro prezzo) perché, come ricorda Merler, «lo stoccaggio rappresenta in genere circa il 25% del consumo annuale di gas, pertanto se i flussi dovessero ridursi in modo significativo, lo stoccaggio si esaurirebbe rapidamente a livelli invariati di consumo di gas». In conclusione, «il risparmio energetico può giocare un ruolo chiave nel mitigare questo trade-off, e dovrebbe pertanto figurare in cima all’agenda della riunione dei ministri dell’Energia dell’Ue» prevista per il 9 settembre.

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Guido Fontanelli