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Economia

Decopuling, cos'è e perché se ne parla

Se non si riesce a trovare l’accordo sul price gap – il tetto al prezzo del gas - l’UE prova a percorrere (ancora una volta) la strada del decoupling ovvero dello scorporo tra il prezzo del gas e quello dell’elettricità

Un “asso nella manica” un po’ polveroso (sono 20 anni che viene utilizzato e che è servito per sdoganarsi dalla dipendenza dal carbone) ma che in questo periodo di nebbie (e geli) artici all’orizzonte viene accolto con rinnovato entusiasmo da chi ancora crede di poter trovare una soluzione condivisa a un problema tanto pressante.

Imperativo assoluto: salvare l’Europa

Evitare il collasso economico dell’Europa dovuto all’impossibilità di industrie, imprese e famiglie di far fronte al decuplicarsi del prezzo del gas è l’imperativo assoluto del momento. Come frenare l’impennata dei prezzi è la domanda cui, a giudicare da quanto sta accadendo a Bruxelles, pare impossibile trovare risposta. Da mesi si parla di price gap (blocco del prezzo del gas); di fornitura ridotta; riduzione dei consumi in determinate fasce orarie; forme alternative di apporto energetico tra rinnovabili e ritorno al carbone, ma la realtà è che ancora l’UE in tutta la sua fragilità non è stata in grado di fornire una risposta concreta alla chiusura dei rubinetti da parte della Russia e da qualche tempo il termine decoupling è tornato a circolare nei corridoi dei palazzi.

Perché il prezzo del gas e dell’elettricità sono connessi

In Europa, infatti, vige un sistema per cui il costo dell’elettricità venduta dai produttori sul mercato è agganciato a quello del gas, fonte di generazione ormai proibitiva. Tale sistema è basato sul prezzo marginale, ossia quello che serve pagare per mettere in funzione impianti in grado di colmare eventuali gap rispetto alla domanda.

Ad Amsterdam, dove si forma il prezzo del gas, i fornitori offrono il loro gas ai grossisti che poi lo girano agli utenti. In uno scenario di guerra la domanda è rimasta alta, anche a causa della corsa degli stati a riempire le riserve, mentre l’offerta è diminuita. Il decoupling consentirebbe di sganciare i due valori, con la possibilità di vendere a prezzi più bassi l’elettricità prodotta da altre fonti.

Il doppio filo che lega gas ed elettricità, quindi, è il nodo sul quale si ragione d’intervenire. Se, per far funzionare gli impianti – quelli che forniscono elettricità a industrie e famiglie – serve corrente elettrica il cui prezzo dipende ugualmente dal gas naturale scorporare i due costi potrebbe permettere – se non altro – di tenere sotto controllo gli aumenti della bolletta della luce. È una strategia che l’Europa ha adottato negli ultimi vent’anni per decarbonizzare la produzione dell’energia.

Il decoupling figlio degli anni ‘90

Figlio degli anni ’90 il decoupling è un meccanismo messo a punto in concomitanza con il processo di liberalizzazione dei mercati dell'energia europei. Il sistema ha funzionato bene per decenni, garantendo energia a prezzi accessibili. Ed è servito anche a rendere più costoso il carbone, favorendone la dismissione e quindi il passaggio a forme di energia pulita.

In seguito della prima impennata delle quotazioni delle materie prime energetiche causata dalla ripresa dell'economia post-Covid e dalla guerra in Ucraina si è pensato di reintrodurre il decoupling per evitare l’impennata della bolletta elettrica, ma il problema è che il sistema che è servito per sdoganarsi dal carbone potrebbe finire per far pagare troppo le rinnovabili.

Già nel dicembre 2021, Italia, Francia e Spagna, Romania e Grecia avevano chiesto una riforma incisiva delle regole del mercato, accoppiamento gas-elettricità incluso. Altri nove Paesi (Austria, Danimarca, Estonia, Finlandia, Germania, Irlanda, Lettonia, Lussemburgo, Paesi Bassi) erano disponibili a considerare variazioni, ma solo a patto di non sconvolgere l'assetto esistente. Le due posizioni si sono confrontate in modo diretto e a distanza per mesi. Fino all'apertura alla revisione del funzionamento del mercato europeo dell'energia elettrica arrivata a maggio dai leader Ue e non ancora terminata.

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Andrea Soglio