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(Ansa)
Economia

Crisi di Governo: gli scenari economici del post Draghi aprono a un futuro recessivo

La pensa così l’economista Antonio Mele secondo cui l’ultima cosa della quale l’Italia aveva bisogno era una crisi politica nell’attuale congiuntura economica

Crisi di Governo: gli scenari economici del post Draghi aprono a un futuro recessivo

La pensa così l’economista Antonio Mele secondo cui l’ultima cosa della quale l’Italia aveva bisogno era una crisi politica nell’attuale congiuntara economica

Una crisi politica in termini economici si paga. Quanto la si paga e come la si paga dipende dalla maniera in cui viene gestita. I prossimi quattro giorni saranno essenziali per capire come l’Italia uscirà dal pantano creato dal passo indietro di Conte e dalle conseguenti dimissioni (per ora respinte dal capo dello Stato Mattarella) da parte del Presidente del Consiglio Mario Draghi.

Certo è che tra guerra in Ucraina, aumento dell’inflazione, carenza di materie prime ed energetici, minacce di taglio alla fornitura del gas e spauracchio di una nuova ondata di Covid l’ultima cosa che il nostro Paese aveva bisogno era una crisi politica a cavallo dell’estate.

La pensa anche così il professor Antonio Mele ordinario di Finanza all'Università della Svizzera Italiana (USI) e presso lo Swiss Finance Institute (SFI)

“La crisi di Governo non poteva arrivare in un momento peggiore – esordisce l’economista Mele - e il balzo in avanti dello spread lo dimostra. Va, infatti, ricordato che i costi del finanziamento del debito pubblico italiano erano scesi anche grazie all’effetto Draghi. Se l’effetto Draghi viene meno è chiaro che anche il costo del debito pubblico cresce. Draghi ha fornito credibilità ai mercati, ha dato indicazioni di volere andare avanti con le riforme e il grande alone di incertezza di questi giorni è proprio relativo a quello che succederà dopo Draghi”.

Che cosa ci si aspettava a breve termine dall’Italia a livello europeo?

“A settembre ottobre l’Europa si aspettava che l’Italia si preparasse a elaborare il budget, non una campagna elettorale. Non oso immaginare cosa potrò succedere sui mercati nel momento in cui a settembre, ottobre l’Italia invece di scrivere con precisione la legge di bilancio verrà investita da una nuova campagna elettorale dai toni accesissimi e dove la confusione porterà i mercati a riprezzare il debito pubblico italiano. Questo è l’effetto a breve termine. Se la crisi si sviluppa e sfocia verso nuove elezioni io vedo negativamente il problema del timing rispetto a settembre e ottobre”.

Le conseguenze di una crisi di governo in questo momento avrebbero quindi un costo più alto per la particolarità della fase che si sta attraversando, sia per lo scenario internazionale complesso sia per questioni legate alla alla politica economica nazionale. A livello nazionale c’è la necessità di intervenire rapidamente sui salari e a protezione del potere d'acquisto, gestire il taglio del cuneo fiscale e mettersi nella condizione di non perdere i fondi Next Generation osservando tempi e tabelle di marcia richieste dall’Europa.

“I costi economici – spiega ancora il Professor Mele - sono quelli relativi al non permettere di operare al Governo le riforme sui stava lavorando come per esempio il contenimento dell’inflazione, il taglio del cuneo fiscale, gli interventi sui salari e l’incognita del costo energetico. Poi c’è il nodo del Recovery Fund, ovvero un capitolo che era destinato a essere trattato e risolto in autunno; ma se in autunno ci sarà la campagna elettorale chi ci lavorerà? Di questo i mercati hanno paura. E quando hanno paura i mercati gli spread si alzano e questo diventa un problema per tutta l’Italia. Quando aumentano gli spread ci sono le banche che perdono soldi, e se perdono soldi non prestano soldi alle imprese, alle famiglie, alle persone e questo crea scenari ancora pià recessivi di quelli che ci immaginavano soltanto una settimana o 10 gioni fa”.

Eppure dopo il tonfo di Piazza Affari che ieri ha chiuso a – 2% e il Bund tedesco che è arrivato a quota 212 oggi i mercati sembrano aver ritrovato la serenità con Milano che quota +1,3% e il bund che è sceso a 210. Secondo lei da cosa è dovuto questo?

“Io non credo che lo spread che si è stabilizzato e piazza Affari in segno positivo parlino di una ritrovata serenità. Lo spread a più di 200 punti base non è un indicatore di grande serenità. Ci sono, infatti, alcuni paesi in Europa che hanno costi di debito pubblico più elevati di altri, come ad esempio l’Italia e la Bce voleva intervenire per creare quelli che si chiamano ‘scudi di antiframmentazione’. Una condizione imprescindibile per creare questi scudi, cioè per aiutare l’Italia, era la stabilità politica. Quindi io non credo che una situazione di instabilità politica possa portare lo spread lontano da valori inferiori a quelli di oggi e di ieri. La mia impressione è che gli spread risaliranno e anche molto presto e questo non è di certo un bene”

Di cosa avrebbe bisogno l’Italia in questo momento?

“Abbiamo bisogno di una guida di Governo sicura nel momento in cui aumentano i prezzi, c’è l’inflazione, ci sono tensioni salariali e visto che non c’è questa guida sicura si potrebbero verificare fenomeni recessivi oggi più che mai probabili. Se già l’Italia era sul baratro questa crisi di Governo la porterà in recessione. Entro tre o cinque mesi l’Italia entra in recessione”

Quindi, secondo Lei, la crisi sarebbe struttale più che strumentale o passeggera.

“La crisi è già strutturale. Io credo che l’Italia sia già entrata nel vortice in cui la politica funziona male, abbiamo un debito pubblico sul pil superiore al 160%, abbiamo una banca europea che non sarà in grado di supportare il debito pubblico così come era successo nel 2012 e il supporto al debito pubblico italiano scenderà. Di conseguenza l’italia entrerà in crisi, la politica non riuscità a reagire e con queste premesse la crisi strutturale mi pare evidente. Io non posso parlare di una crisi passeggera quando vedo un debito pubblico sul pil del 160% e quando si scatena una crisi di Governo nel bel mezzo di tutto ciò che sta avvenendo”.

Quale sarà il ruolo della Banca Centrale europea in tutto questo?

“Fino a qualche giorno fa sapevamo che la banca centrale europea avrebbe alzato i tassi d’interesse con 99% della certezza; adesso siamo al 98%. Nel senso che la BCE andrà avanti col suo programma antinflazionistico ed è questo che rende la crisi italiana una crisi permanente. Quando ho detto che la BCE non potrà supportare il debito pubblico italiano come una volta mi riferivo al fatto che con lo scenario inflattivo che abbiamo non c’è più la possibilità per la banca centrale europea di fare quello che poteva fare verso il 2012. Quindi il rischio è che per l’Italia si affacci una crisi peggiore di quella del 2012. Se 10 anni fa Draghi – a capo della Banca Centrale europea – riuscì in un modo o nell’altro a creare fiducia nei mercati io non credo che queste condizioni esistano e ritengo che questo potrebbe portare a una crisi del debito pubblico europeo devastante. L’unica speranza è che Draghi ci ripensi, ma non penso che elezioni politiche con la nomina di Draghi premier siano uno scenario possibile perché i partiti politici hanno paura di un uomo forte come Draghi e preferiranno candidare a premier figure meno impegnative.”

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Barbara Massaro