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(Ansa)
Economia

La stretta della BCE su Titoli e Tassi fa volare lo spread e per noi sono guai

Acque sempre più agitate per i nostri conti dopo l'annuncio della presidente della BCE, Lagarde

La fine del quantitative easing e i prossimi rialzi dei tassi fanno salire la tensione sullo spread: il giorno dopo l’annuncio della Bce, che da luglio terminerà il programma di acquisti e procederà al primo rialzo dei tassi dopo 11 anni, volano i rendimenti obbligazionari dei Paesi dell’Eurozona e in particolare di quelli dell’Europa meridionale, come il nostro. A far salire i rendimenti dei titoli di Stato – il Btp decennale italiano stamattina rendeva il 3,78%, ai massimi dal 2018, mentre lo spread con il Bund tedesco pari scadenza è arrivato a 231 punti base, con un aumento di 24 punti base in una settimana – è il fatto che la Banca centrale europea non abbia dato indicazioni sugli strumenti da adottare per contrastare la frammentazione del mercato, nel quale i costi di prestito tra gli Stati membri divergono fortemente.

Ma quanti e di che entità saranno i rialzi dei tassi? I mercati monetari stanno prezzando 75 punti base di rialzo dei tassi della Bce entro settembre: 25 punti base verrebbero decisi alla prossima riunione, cui seguirebbero incrementi maggiori a settembre, a seconda delle prospettive dell'inflazione.
Secondo Deutsche Bank, i tassi si porteranno all'1% entro fine anno, mentre secondo altri analisti si arriverà a circa il 2% entro febbraio 2024.

Secondo Martin Wolburg, senior economist di Generali Investments, infatti, l’Eurotower “è in procinto di aumentare il tasso di riferimento di 25 punti base a luglio e di almeno altri 25 a settembre. Ma se le prospettive di inflazione persisteranno o peggioreranno, a settembre si registrerà un aumento dei tassi più ampio, a nostro avviso di 50 punti base”. La decisione della Bce, ha spiegato l’economista, “è stata presa all'unanimità, poiché le nuove proiezioni prevedono un'inflazione complessiva e di fondo superiore al target sino alla fine dell'orizzonte di previsione della Bce al 2024, mentre l'economia dovrebbe continuare a crescere” e per questo dopo settembre, come ha spiegato la stessa banca centrale, "sarà appropriato un percorso graduale ma sostenuto di ulteriori aumenti dei tassi di interesse". Tuttavia, osserva l’esperto, “non è stato discusso l’intervallo del tasso neutrale, ovvero fino a dove potrà spingersi il rialzo dei tassi” e in più “i rischi di frammentazione sono passati in secondo piano”. Per Lale Akoner, senior market strategist di BNY Mellon Investment Management, “la domanda principale per l’area euro ruota attorno a ciò che la Bce farà per contenere l’aumento degli spread delle obbligazioni periferiche dell’area euro man mano che le condizioni finanziarie si fanno più stringenti. La risposta dai Paesi periferici complica la funzione delle politiche della Bce, ma pensiamo che l’istituto presterà attenzione a questi rischi”.

Come osserva Fabio Castaldi, senior multi-asset investment manager di Pictet Asset Management, “i rischi sembrano sbilanciati verso rialzi più aggressivi nel caso l’inflazione dovesse sorprendere al rialzo. Nessuna sorpresa, invece, riguardo l’aggiornamento delle proiezioni di crescita – riviste sensibilmente al ribasso nell’anno in corso e in quello successivo – mentre quelle sull’inflazione risultano più pessimistiche rispetto alle attese e al di sopra del target di policy del 2%. Non sorprende quindi la reazione dei mercati obbligazionari”. E per l’Italia le prospettive non sono rosee: “In questo contesto, il Btp italiano subisce il danno più evidente con un allargamento dello spread contro il Bund tedesco. L’assenza di una discussione concreta su un nuovo programma di sostegno che possa evitare quello che la Bce definisce ‘rischio di frammentazione’ innervosisce gli investitori, che temono ora un ulteriore allargamento dello spread in un contesto macroeconomico in deterioramento, tassi al rialzo, una complicata manovra finanziaria in autunno ed elezioni generali nella primavera prossima”.

Nel complesso, nota Silvia Dall’Angelo, senior economist di Federated Hermes, “è ragionevole che la Bce intraprenda un percorso di normalizzazione graduale. I dati più recenti - in particolare gli indicatori Pmi - suggeriscono che la ripresa è proseguita, nonostante lo shock della guerra. L'inflazione ha sistematicamente sorpreso al rialzo negli ultimi mesi; il dato sull'inflazione headline ha toccato un nuovo record dell'8,1% a maggio, e anche l'inflazione core ha superato di gran lunga l'obiettivo del 2%. La ripresa del mercato del lavoro è proseguita a ritmo sostenuto e ha portato a una solida negoziazione dei salari nel primo trimestre di quest'anno, mettendo in guardia dal rischio di effetti di secondo impatto. Tuttavia, è improbabile che il ciclo di inasprimento della Bce sia una passeggiata”. Per l’economista, infatti, “la banca centrale dovrà muoversi su una linea sottile in presenza di un trade-off crescita-inflazione sfavorevole e in continua evoluzione. Sebbene l'inflazione possa rivelarsi più rigida e pervasiva del previsto, richiedendo una risposta più aggressiva da parte della banca centrale, i rischi al ribasso dominano ancora il quadro economico. La guerra in Ucraina è ancora in corso e potrebbero verificarsi escalation, con conseguente interruzione della fornitura di gas e razionamento dell'energia. Inoltre, con l'aumento dei tassi di interesse, è probabile che emerga una frammentazione del mercato, che sottoporrebbe le obbligazioni sovrane periferiche a ulteriori pressioni”.

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Chiara Merico