È iniziata la battaglia dell'idrossiclorochina
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Salute

È iniziata la battaglia dell'idrossiclorochina

Firma la petizione su Change.org: https://www.change.org/PanoramaClorochinaCovid19

Protocolli contestati, opposizione sul piede di guerra, regioni in rivolta, una mozione di 20 senatori pentastellati, medici di base in tumulto... A un mese esatto dal lancio della petizione di Panorama per Aifa, che sta toccando quota 13.000 firme, è cominciata la battaglia dell'idrossiclorochina.

Firma la petizione su Change.org: https://www.change.org/PanoramaClorochinaCovid19

La prima offensiva è partita da Matteo Bassetti, il primario di Malattie infettive al San Martino di Genova. Il 13 novembre il professore, sette giorni prima nominato coordinatore della gestione dei pazienti Covid, ha presentato su Facebook il suo «protocollo delle cure domiciliari di soggetti positivi a SarsCoV-2». In sostanza, l'infettivologo oppositore dell'idrossiclorochina («Non serve a niente») propone per i pazienti Covid a domicilio domiciliari terapia sintomatica a base di paracetamolo, ibuprofene o acido acetilsalicilico più, solo in casi specifici, eparina, antibiotico e cortisone. Di idrossiclorochina, neanche l'ombra.

Il giorno dopo, il 14 novembre, è sceso in campo il professor Franco Locatelli. Il presidente del Consiglio superiore di Sanità, che guida il gruppo di lavoro del ministero della Salute, ha presentato una bozza di Protocollo per le cure domiciliari dei pazienti Covid. In buona sostanza, una replica del protocollo Bassetti, ossia trattamenti sintomatici come la tachipirina. Quanto ai cortisonici,all'eparina e gli antibiotici solo in precise condizioni. Nessun antireumatico, quindi niente idrossiclorochina. Unica aggiunta alle indicazioni di Bassetti, la misurazione periodica dell'ossigeno con il saturimetro da parte del medico di famiglia.

I due protocolli hanno provocato un'alzata di scudi. Il vademecum di Bassetti è stato bocciato dai medici di base. E sul sito Change.org è stata promossa la petizione «Medici contro la nomina del prof. Bassetti come Coordinatore Gestione Pazienti Covid». Diretta al ministro della Salute Roberto Speranza, è già stata firmata da 4550 medici che stigmatizzano le «affermazioni perentorie» e le «previsioni incaute» dell'infettivologo, che «hanno provocato confusione nella popolazione e favorito errori di comportamento».

Una reazione energica, che ha indotto il Direttore dell'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, Domenico Mantoan, a prendere le distanze da Bassetti. «Il gruppo di lavoro istituito presso l'Agenzia, con il compito di definire i criteri di appropriatezza dei ricoveri dei pazienti Covid-19 nei diversi setting assistenziali» ha detto Mantoan, che una settimana prima aveva nominato Bassetti coordinatore del gruppo, «non ha il mandato per definire cure domiciliari. Pertanto le notizie apparse relativamente ad un protocollo per cure domiciliari, messo a punto da Agenas, sono prive di fondamento».

Altrettanto energica la risposta al protocollo di Locatelli. «Non siamo stati coinvolti e quelle indicazioni lasciano il tempo che trovano» ha tuonato il segretario della Fimmg Silvestro Scotti. «Il documento, che tra l'altro mi hanno solo illustrato a voce, non dice nulla di nuovo, anzi lascia dubbi e incertezze. Siamo stufi di essere trattati come studentelli di medicina».

Ancor più pesanti le reazioni dei medici di base. «Se questo è il tanto atteso potenziamento della medicina territoriale, ci rivediamo alla terza ondata» ha sbottato Andrea Mangiagalli, promotore del gruppo Medici in prima linea. «Se tutta la capacità del medico di medicina generale deve essere quella di leggere un saturimetro e decidere se ricoverare un paziente o no, allora vuol dire che noi per il Covid non serviamo a nulla. Perché con queste linee guida il nostro ruolo è ininfluente».

Altrettanto dura la reazione politica. «È surreale che dobbiamo aspettare che si riunisca il Consiglio superiore di sanità per dire che se uno ha la febbre deve prendere la tachipirina a casa» commenta Armando Siri, il senatore leghista che sta seguendo con grande attenzione il dossier idrossiclorochina e cure domiciliari. «Noi ci aspettavamo una risposta diversa dal Consiglio superiore di sanità, dopo settimane che chiediamo di poter disporre di un protocollo di cura domiciliare con un farmaco che agisca contro la replicazione del virus. Siccome tali farmaci al momento sono usati solo in ospedale, noi abbiamo sottoposto all'attenzione del governo e delle varie autorità sanitarie il lavoro svolto da medici clinici, medici del territorio, virologi e ricercatori. Non ultimo abbiamo anche presentato, ad adiuvandum, il lavoro fatto dal dottor Luigi Cavanna e della dottoressa Paola Varese, che hanno presentato la richiesta formale ad Aifa di attivazione della legge 648, per dare il via libera sperimentale alla somministrazione di idrossiclorochina a basse dosi e in condizioni di sintomatologia precoce, che si è dimostrata capace di agire contro la replicazione del virus».

Il senatore aggiunge che, a differenza dei medicinali sintomatici come il paracetamolo o l'ibuprofene previsti dai due protocolli di cure domiciliari, l'idrossiclorochina agisce come immunomodulante sul sistema immunitario e quindi è «una medicina vera e propria che aiuta il paziente a guarire dal virus».

Siri sottolinea come «un protocollo domiciliare abbia necessità di disporre di un farmaco che agisce contro le cause della malattia, non contro i suoi sintomi». E commenta: «Questo è un modo di prendere in giro i malati e gli italiani. Non ci si aspetta che il Consiglio superiore di sanità venga fuori con un protocollo che è il nulla. Il professor Antonio Cassone, già direttore del Dipartimento malattie infettive dell'Istituto superiore di sanità, che è una delle massime autorità mondiali sulla Sars, ha realizzato con il professor Roberto Cauda e la professoressa Licia Iacoviello una metanalisi che mette in comparazione tutti gli studi sull'idrossiclorochina, concludendo che quando si somministrano dosi basse non solo non ci sono eventi avversi, ma si riduce la mortalità».

Siri sollecita la comunità scientifica, il governo e i responsabili sanitari: «Occorre mettere a punto un serio protocollo domiciliare da dare ai medici di base. Perché se si lasciano a casa i pazienti Covid solo con la tachipirina, la saturazione magari va a 92/93 e poi finiscono in ospedale. E il risultato è ciò che stiamo cercando di evitare: il collasso del sistema ospedaliero».

Ma non c'è solo la Lega a muoversi a favore delle terapie domiciliari. Il 12 novembre 20 senatori del Movimento Cinque stelle hanno presentato in Senato una mozione sulle terapie domiciliari. La mozione, la cui prima firmataria è Maria Domenica Castellone (non a caso un medico con dottorato in oncologia che ha lavorato ai National Istitutes of Health di Bethesda), premette che è necessario «rafforzare la rete dei servizi territoriali per ridurre la necessità di ricovero ospedaliero e conseguente sovraccarico dei servizi sanitari del Paese». Rileva «il bisogno di integrare le risorse offerte con una struttura organizzativa che supporti l'erogazione delle terapie in regime non ospedaliero».

La mozione prende anche atto che «numerose sono le testimonianze di medici che, alla luce del sovraccarico ospedaliero e dell'impossibilità di ricoverare tutti i pazienti sintomatici, stanno utilizzando protocolli terapeutici che includono farmaci antivirali, clorochina, cortisonici, antipiretici ed antinfiammatori». E fa una lunga analisi sulla idrossiclorochina, sottolineando che il farmaco «somministrato nella fase iniziale della malattia e con dosaggi bassi o moderati che ne evitino eventuali effetti di cardiotossicità, è entrato nella pratica clinica».

In conclusione, i senatori impegnano il governo a «definire, per il tramite di Aifa, protocolli e linee guida per la presa in carico domiciliare» e a «valutare l'opportunità di ricorrere alla somministrazione (…) delle terapie antivirali e di prevenzione delle complicanze polmonari in fase sperimentale e off-label». E fra i vari farmaci citano anche la clorochina.

Una mossa che il governo non potrà ignorare, quella dei 20 senatori pentastellati. La mozione parlamentare è un atto rilevante, perché si tratta di uno strumento di indirizzo politico attraverso cui in questo caso il Senato dà un indirizzo al Governo sulle misure da prendere per affrontare una determinata questione.

Nella battaglia dell'idrossiclorochina sta per partire anche la controffensiva dei medici di famiglia. Il 15 novembre, un gruppo di medici del quadrilatero dell'idrossiclorochina (Milano, Novara, Alessandria e Piacenza) ha fatto una lunga conference call per decoidere come muoversi. Riprendendo la richiesta di Paola Varese e Luigi Cavanna, sostenuta a gran voce dal senatore Armando Siri, i medici del territorio sottolineano: «Idrossiclorochina non è una bandiera, non è un farmaco miracolistico, ma è un'arma in più nella gestione territoriale delle migliaia di persone che già ora stanno affollando i servizi di Pronto soccorso regionali».

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Elisabetta Burba