Le Regioni si muovono per legalizzare l'idrossiclorochina
Una farmacista torinese mostra una confezione di idrossiclorochina (Ansa).
Salute

Le Regioni si muovono per legalizzare l'idrossiclorochina

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Mentre la petizione di Panorama sta per toccare quota 9.000 firme, l'Agenzia per il farmaco prende tempo, anche se pare possibilista. Intanto, le Regioni guidate dal centrodestra stanno per scrivere a Governo e Aifa per chiedere la terapia domiciliare. Che ha come base l'idrossiclorochina.

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L'Agenzia italiana del farmaco prende tempo. Il 29 ottobre si sarebbe dovuto tenere il Consiglio d'amministrazione, nel corso del quale tutti si aspettavano che venisse affrontato il dossier idrossiclorochina, dopo le quasi 9.000 firme raccolte dalla petizione lanciata da Panorama. In realtà il Cda è saltato («per ragioni tecniche»), ma l'Aifa pare possibilista.

Secondo indiscrezioni, l'ente regolatore avrebbe deciso di concedere alle Regioni la possibilità di attivare, per lo meno a livello sperimentale, un protocollo di terapia domiciliare Covid, che probabilmente comprenderà anche l'idrossiclorochina.

Quello che è certo, invece, è che le Regioni a guida centrodestra si stanno mobilitando. «Stamattina abbiamo fatto una video call con tutti gli assessori regionali alla Sanità di centrodestra, coordinata dall'assessore alla Sanità dell'Umbria, Luca Coletto, responsabile Sanità della Lega» spiega a PanoramaArmando Siri, il senatore leghista che sta seguendo con attenzione il caso dell'idrossiclorochina. All'incontro hanno partecipato, a titolo di consulenti scientifici, anche due primari ospedalieri, Luigi Cavanna di Piacenza e Pietro Garavelli di Novara.

Siri è il primo firmatario di un'interrogazione parlamentare al ministro della Salute, pubblicata il 27 ottobre, in cui chiede assieme a Matteo Salvini e ad altri senatori di «avviare con estrema urgenza un confronto con i soggetti interessati, in primis il presidente dell'Aifa e il presidente dell'Istituto superiore di sanità, al fine di sbloccare un'ingiustificata situazione di stallo nei protocolli di cura domiciliare dei sintomi da Covid-19, consentendo di prevenire un gran numero di ricoveri ospedalieri e quindi scongiurare un'emergenza ospedaliera, a beneficio dell'intera comunità».


Nicola Magrini, direttore generale dell'Aifa (Ansa).

Ma non è tutto. «Ora con gli assessori regionali stiamo predisponendo una lettera» prosegue Siri, «con cui chiediamo al governo e all'Aifa di sbloccare subito un protocollo sperimentale per la terapia domiciliare a base di idrossiclorochina e altri medicinali, come il desametasone, cioè il cortisone. Questo consentirebbe alle Regioni di autorizzare i medici di base a somministrare farmaci direttamente ai malati a domicilio, in modo che questi non si riversino in condizioni già difficili negli ospedali».

Un passaggio chiave, quello delle cure a casa. «Se riusciamo ad avviare subito questi protocolli domiciliari, riusciamo a evitare la congestione ospedaliera. Ed evitando la congestione ospedaliera evitiamo il lockdown» spiega il senatore. «In realtà noi rischiamo il lockdown non perché ci sia un'emergenza sanitaria, ma perché c'è una probabile emergenza ospedaliera. Di fronte al fatto che, come dice l'Istituto superiore di sanità, il 56% delle persone che risultano positive sono asintomatiche, il 22% sono lievemente sintomatiche e il 17% sono paucisintomatiche, non esiste un'emergenza sanitaria».

Esiste, piuttosto, un'emergenza complessiva del sistema sanitario, perché è tutto collegato: la mancanza di una terapia codificata a livello territoriale e l'impossibilità di una diagnosi extra-ospedaliera dei pazienti sintomatici fanno sì che questi finiscano in pronto soccorso, intasando i servizi degli ospedali. Se si evitasse l'ospedalizzazione di massa, si consentirebbe alla maggior parte dei pazienti di avere un trattamento adeguato, lasciando posto negli ospedali ai casi più gravi.

Il dottor Giovanni Moretti, uno degli estensori del protocollo condiviso dai Medici in prima linea, stima che se l'idrossiclorochina venisse somministrata a domicilio si ridurrebbero sensibilmente i ricoveri ospedalieri. Incalza il promotore del gruppo, il dottor Andrea Mangiagalli di Pioltello: «L'utilizzo sul campo nel "real world" ha dimostrato che il trattamento precoce domiciliare ha drasticamente ridotto l'ospedalizzazione e financo la necessità di avviare i pazienti a un percorso diagnostico ospedaliero».

Ribadisce il dottor Luigi Cavanna di Piacenza: «In base all'esperienza sul campo, con i trattamenti e le ecografie domiciliari si ottiene una riduzione dei ricoveri ben oltre il 50%. Ma stando bassi. Aggiungo solo che nel primo mese di attività di cure domiciliari, sui primi 120 malati che ho visto, almeno 80 dei quali avevano forme moderate e severe, ne sono stati ricoverati meno del 5%. E i ricoverati sono tutti tornati a casa».

Ma non c'è solo la politica a muoversi. È fissata al 10 novembre prossimo l'udienza al Tar del Lazio, in merito all'istanza cautelare presentata da decine di medici di base e specialisti contro la decisione dell'Aifa e il Ministero della Salute di sospendere la somministrazione per il trattamento del Covid-19 al di fuori di studi clinici. «Il Tar è stato investito per la seconda volta in pochi mesi di un'altra istanza cautelare per l'utilizzo dell'idrossiclorochina nelle terapie domiciliari Covid» spiega a Panorama l'avvocato napoletano Erich Grimaldi, che ha presentato il ricorso insieme alla collega Valentina Piraino.«Dopo il rigetto della prima istanza, la vicenda ha assunto una piega politica che non dovrebbe sussistere, visto che bisognerebbe garantire ai medici dei territori la possibilità di curare i loro pazienti».

Intanto Aifa ha risposto a un'interrogazione parlamentare sull'idrossiclorochina presentata dalla deputata della Lega Rossana Boldi. L'Agenzia del farmaco ha ribadito che la decisione di ritirare l'autorizzazione all'uso del farmaco è stata presa «sulla base di solide evidenze della letteratura scientifica e in coerenza con quanto raccomandato dalle linee guida internazionali». E ha aggiunto: «Il dettaglio degli studi presi in considerazione dall'Agenzia è riportato in maniera trasparente nelle schede pubblicate ed aggiornate disponibili nel sito AIFA aggiornate al 29 maggio 2020 e al 22 luglio 2020». L'Agenzia ha poi ammesso che «sono in fase di valutazione i risultati dello studio osservazionale italiano sull'utilizzo dell'idrossiclorochina realizzato dal gruppo di studio "CORIST-COVID-19 Risk and Treatments" pubblicato sullo European Journal of Internal Medicine».

Secondo tale studio, l'uso del farmaco riduce del 30% il rischio di morte nei pazienti ospedalizzati per Covid-19. Ed è stato pubblicato il 25 agosto. Peccato che Aifa lo stia valutando solo adesso.


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Elisabetta Burba