Bce, nuovo rialzo tassi di 25 punti base
(Ansa)
Economia

Bce, nuovo rialzo dei tassi, anche se fa solo danni all'economia

La Banca centrale europea ha alzato i tassi dello 0.25%, portandoli a 3,75%. Ma i risultati della stretta monetaria imposta nell’ultimo anno devono ancora vedersi

E siamo a sette. Francoforte non molla. Nuovo rialzo dei tassi oggi di 25 punti base. Tira dritta Christine Lagarde, nonostante i risultati della sua politica non sembrino essere vincenti e nonostante da più parti le venga ricordata la preziosa dote della pazienza. Tradotto: i risultati della stretta monetaria imposta nell’ultimo anno devono ancora vedersi. Aspettare un attimo? Prendere una pausa e vedere come va? E invece con l’ennesimo rialzo consecutivo si rende più ad ostacoli la corsa alla crescita, i mutui salgono (+52% sul 2022), si vedono vicini “la stagnazione dei consumi” e una ancora più forte gelata sui prestiti.

Come da previsioni la Banca centrale europea ha alzato i tassi dello 0.25%, portandoli a 3,75%. In 10 mesi si è tornati ai valori del 2008, un’epoca in cui predominava il trend ribassista. Da mesi la Bce ripete come un mantra che l’inflazione si ferma alzando i tassi. Ma dopo mesi un po’ rassicuranti ora l’inflazione è tornata a crescere. Nell’Eurozona ha toccato quota 7% sull’anno (+8,3% in Italia). Le decisioni di Francoforte non dovevano essere l’unico modo per arrivare all’obiettivo? Quel 2% che Lagarde e i falchi stanno rincorrendo. La risalita dell’inflazione nell’area va a pugni con il continuo inasprimento della politica monetaria della Signora Lagarde.

E il rialzo di oggi non sembra nemmeno essere l’ultimo, anche se ci sono segnali crescenti di un rallentamento dell’economia e di una restrizione del credito alle imprese. La stretta sta diventando troppo onerosa per imprese e cittadini, bloccando la crescita. Ci sono i duri effetti diretti sulla vita dei cittadini. Il rialzo dei tassi (stime di Facile.it) significa per chi ha un mutuo medio a tasso variabile un aumento della rata di 237 euro (+52%), rispetto all’inizio del 2022. Un mutuo a tasso variabile di 126mila euro in 25 anni stipulato a gennaio 2022 con la rata mensile di 456 euro ora potrebbe arrivare addirittura a 693 euro. Un sondaggio della Bce sui prestiti di marzo ha evidenziato che le banche stanno restringendo l’accesso al credito. La domanda di mutui e finanziamenti è crollata, come non si vedeva dal 2018. Il denaro più caro svuota le tasche delle famiglie che non acquistano più e diminuisce le richieste di prestiti delle imprese, che investono meno, selezionano i progetti e di conseguenza frenano l’occupazione. Il rischio di strozzare la ripresa economica sembra sempre lontano dai pensieri di Francoforte. Ma uno scenario stagflattivo, dove all’aumento dei prezzi si somma il rallentamento economico è un nemico da non sottovalutare. In più, tassi sempre più alti vogliono dire anche appesantire il debito dei Paesi. E siccome per pagarlo gli Stati non possono emettere altro debito, devono andare a sottrarre soldi alle imposte e quindi a tagliare servizi, a famiglie e imprese.

Ma niente. La rotta non cambia. La Bce preferisce rimanere sul suo binario, confermare la direzione supportata dentro il Consiglio direttivo dai potenti “falchi nordici”. Per trovare un margine di rassicurazione sul futuro si può guardare agli Stati Uniti. La Bce si muove sempre guardando alla Fed. Ieri Powel ha annunciato un altro rialzo dello 0,25% (arrivato al 5- 5.25%), ma ha cambiato le indicazioni sul futuro. Nel comunicato finale della riunione della Banca centrale Usa si ipotizza una pausa, si dice che “nel valutare ulteriori rialzi si terrà conto della stretta finora realizzata, dei ritardi con cui la politica monetaria incide su attività economica e inflazione”. Riferimento a quella “pazienza” di attendere che sembra mancare a Francoforte?

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Cristina Colli