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(Ansa)
Economia

Lagarde, il «falco», alza ancora i tassi di interesse

Il costo del denaro sale ancora e soprattutto non c'è dalla Bce la notizia di uno stop al rialzo che a noi costa parecchio

Non si ferma: altri 50 punti base. La Bce non si smuove di un millimetro e continua la sua forsennata corsa al rialzo dei tassi. Il mantra è sempre lo stesso: inflazione, inflazione, inflazione. Nonostante le fibrillazioni del sistema bancario degli ultimi giorni, la signora Lagarde, che dal suo scranno capeggia in falchi della Banca centrale europea, ha deciso di confermare l’aumento annunciato, portando al 3,5% il costo del denaro in Europa.

“L’inflazione rimarrà troppo elevata per un periodo di tempo troppo prolungato”. Questa è la frase chiave alla base della decisione di oggi. E dunque, à la guerre comme à la guerre: questo è il nemico e questo va combattuto con l’unica arma a disposizione di Francoforte, la leva monetaria, ovvero il rialzo dei tassi di interesse. Peccato che i nemici, là fuori, siano anche altri e, forse, anche più pericolosi dell’inflazione, che da tempo dà segni di raffreddamento.

Ultimo in ordine di apparizione, il crac della banca americana Svb e la crisi del colosso Credit Suisse. Il timore di un nuovo effetto domino sul sistema bancario sul modello del 2008 non è da sottovalutare: non lo fanno gli investitori (l’altalena delle borse lo dimostra), né gli analisti finanziari, né la speculazione, sempre pronta a soffiare sulle fragilità e ad alimentarle. Ma niente. Lagarde non ci sente neanche da questo orecchio. La tempesta bancaria viene considerata una partita extra-comunitaria che non sembra interessare Francoforte.

Un altro nemico che la Bce sta ignorando? Il rischio di strozzare la ripresa economica. Lo si è detto in tutte le salse e i dati macroeconomici lo dimostrano: il quadro sta migliorando, nonostante la crisi ucraina. Perché allora non cercare un equilibrio tra la stretta monetaria e l’ossigeno all’economia, invece che guardare sempre e solo in un’unica direzione, quella rialzista? Con il rischio, paventato da economisti e analisti, di generare uno scenario stagflattivo, dove all’aumento dei prezzi si somma il rallentamento economico. Scenario reso, purtroppo, non remoto dalla considerazione che l’attuale inflazione non è in larga parte generata dalla domanda, ma da contingenze legate al caro energia degli ultimi mesi. Non è un caso se il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco ha esortato pochi giorni fa Lagarde alla prudenza, dati gli scenari macroeconomici poco prevedibili. Ma niente. La rotta non cambia. La Bce ha preferito confermare la direzione già annunciata, quella supportata dentro il Consiglio direttivo dai potenti “falchi nordici”.

Unico segnale di prudenza che oggi arriva da Francoforte è quel qualcosa che non c’è. Nel comunicato finale nessun riferimento ai prossimi rialzi, come invece era accaduto al termine delle ultime sedute. A febbraio Lagarde aveva esplicitato la volontà di continuare ad alzare i tassi in “misura significativa” e a “un ritmo costante”. Oggi invece: “Si deciderà in base ai dati”, ha spiegato Lagarde. Lo vedremo nelle prossime settimane. Ma fino ad ora (e la decisione di oggi ne è l’ennesima conferma) la Bce è una locomotiva che corre a tutta velocità nella stessa direzione, qualsiasi cosa accada intorno. Una locomotiva che rischia di deragliare. E tirarsi dietro tutti i vagoni.

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Cristina Colli