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(Ansa)
Economia

Conti da record per Stellantis a cui quindi non servono i soldi dello Stato

Due settimane fa Tavares chiedeva l'aiuto del governo, oggi ci racconta dell'utile record, dividendi e vendite in crescita. Può fare a meno dei nostri euro

«Stellantis ha chiuso il 2023 con 'risultati record'. I ricavi netti sono pari a 189,5 miliardi di euro, in crescita del 6% rispetto al 2022, con un aumento del 7% dei volumi di consegne consolidati L'utile netto è in crescita dell'11% a 18,6 miliardi di euro, il risultato operativo rettificato in aumento dell'1% a 24,3 miliardi di euro, con un margine sui ricavi del 12,8%. Il dividendo proposto è di 1,55 euro per azione ordinaria. Premio di produzione ai dipendenti di 2100 euro». Quando stamane l’Ansa e le altre agenzie di stampa hanno diffuso i dati del 2023 del colosso franco italiano dell’automobile c’è stato un immediato moto di soddisfazione. Dopo anni difficili quindi sapere che il mercato delle 4 ruote sta riprendendo a viaggiare con una buona velocità è un fatto sicuramente positivo per tutta l’economia.

Subito dopo però nella testa si è fatta strada un’altro pensiero. Un pensiero legato alle frasi che l’oggi euforico Carlos Tavares aveva detto in un’intervista a bloomberg due settimane fa: «Senza incentivi per l’acquisto delle auto elettriche da parte del Governo gli stabilimenti di Mirafiori e Pomigliano sono a rischio». Frasi che allora abbiamo commentato per quello che sono: delle minacce di uso della bomba sociale della cassa integrazione per chiedere ed ottenere soldi di stato.

Il no secco anche del Governo due settimane fa trova quanto mai forza e ragione oggi davanti ai numeri che la stessa azienda fornisce. E mi porta a fare una domanda semplice Alice che meriterebbe un altrettanto semplice risposta: ma perché con i conti così brillanti, le vendite in crescita e le casse piene chiedete denaro allo Stato? Perché non agevolate voi, di tasca propria, con i vostri incentivi l’acquisto di auto elettriche?

Siamo in un momento economico globale piuttosto complesso. I tassi non scendono ancora, il Giappone è in recessione, come la Germania. L’Italia tiene ai livelli di crescita della media europea ma di sicuro non vola e sono tutti concordi che il 2024 sarà un altro anno complicato. Al Ministero dell’economia poi, come si è visto in questi giorni durante la vertenza con gli agricoltori in protesta, le casse sono per lo più a secco. Mettete insieme tutte queste informazioni e provate a spiegarmi come un’azienda da utili e numeri record possa avanzare una qualsivoglia richiesta economia al Governo.

L’unica che mi è venuta alla mente è semplicemente l’abitudine. Si, abitudine. Per decenni il rapporto tra Fiat e Governo è stato stretto come con nessun altra azienda italiana. Nessuno nega quanto fatto dagli Agnelli per decenni ma ormai da tempo le scelte aziendali degli eredi dell’Avvocato si sono dimostrate fallimentari e penalizzanti per noi. Ma si sa, se sei sempre stato trattato con i guanti bianchi diventa naturale pretendere sempre le stesse attenzioni.

Se fino a ieri bastava il buon senso per dire No alle richieste di Tavares, oggi alla luce dei risultati di Stellantis il No ha anche totali spiegazioni economiche e finanziarie.

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Andrea Soglio