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(Ansa)
Economia

Persino Tavares boccia l'Europa sull'auto elettrica

L'ad di Stellantis ha ammesso che le vetture «green» costano troppe. Servono gli incentivi di Stato che però non possono essere eterni

"La decisione di passare a un percorso di elettrificazione è una decisione che è stata presa dagli Stati, non dai costruttori di auto. Senza incentivi le auto elettriche sono ancora troppo costose per la classe media. La sfida è quanto velocemente si riuscirà a ridurre i costi per venderle anche senza". L’ennesima stoccata alla decisione dell’Europa di vietare le vendite dii auto a benzina e gasolio dal 2035 è arrivata da Carlo Tavares, amministratore delegato di Stellantis (gruppo a cui fa capo Fca), commentando gli ottimi conti 2022.

Tavares ha ricordato che in Germania non appena sono stati sospesi gli incentivi il mercato è crollato. "Siamo soddisfatti delle nostre vendite di auto elettriche e non abbiamo ancora iniziato l'offensiva negli Stati Uniti. Siamo l'azienda con il più alto tasso di crescita di vendita di Bev (auto a batteria, ndr), abbiamo buoni modelli, la nostra tecnologia è apprezzata", ha aggiunto.

Ma resta il problema del prezzo.

Adolfo De Stefani Cosentino, presidente dell’associazione dei concessionari Federauto, ha dichiarato che nel 2021 il prezzo medio delle auto immatricolate in Italia era di 24.297 euro, mentre un’auto elettrica costava ben 38 mila euro, quasi 14 mila euro in più di una vettura tradizionale. Non solo: il cliente-tipo che entra in un autosalone ha una capacità di spesa di 18 mila euro. Quindi se si vuole convincere gli italiani ad acquistare una vettura alla spina sarebbe necessario un piano di incentivi miliardario e tutto concentrato sulle auto elettriche. Non come l’ultimo piano che in realtà ha aiutato di più i produttori di veicoli tradizionali rispetto a quelli non inquinanti: complessivamente il governo ha stanziato per quest’anno 630 milioni di incentivi per l’acquisto di auto nuove di cui 150 riservati alle vetture con emissioni tra 61 e 135 grammi di CO2 per chilometro e già bruciati, 190 milioni erano riservati a veicoli con emissioni comprese tra 0 e 20 grammi di anidride carbonica per chilometro e altri 235 milioni per vetture con emissioni comprese nella fascia 21-60 g/km (ibridi plug-in, cioè con batteria che va ricaricata alla spina). Solo il 5 per cento di questi importi sono riservati agli acquisti per attività di car sharing commerciale o noleggio. I fondi riservati alle auto meno inquinanti sono, però, ancora in gran parte disponibili: circa 174 milioni per l’acquisto di autovetture solo elettriche e 219 milioni per le auto da 21 a 60 g/km non sono stati spesi.

Ma gli Stati non possono continuare a sostenere a suon di miliardi le vendite di auto elettriche

Secondo l’International energy agency, nel 2021 la spesa pubblica mondiale, come i sussidi all'acquisto e le esenzioni fiscali, è raddoppiata, raggiungendo quasi i 30 miliardi di dollari. La quota governativa della spesa totale per le auto elettriche è rimasta al 10%, rispetto al 20% circa di cinque anni fa. È necessario quindi che il prezzo delle auto elettriche diminuisca. Quali sono le previsioni al riguardo? Jim Farley, ceo di Ford, è convinto che il costo di produzione dei veicoli elettrici sia destinato a scendere drasticamente e tra qualche anno il mercato sarà popolato da auto a zero emissioni da circa 25 mila dollari.

In un'intervista rilasciata ad Automotive News da Jim Rowan ,ex amministratore delegato di Dyson e ora ceo di Volvo, ha detto che la parità di prezzo tra auto elettriche e controparti termiche diverrà realtà "prima di quanto si pensi. All'incirca tra due o tre anni". Il 2025 potrebbe quindi essere l'anno buono in cui le auto elettriche - almeno quelle marchiate Volvo - costeranno meno. "Pensiamo di arrivare [alla parità di prezzo]... intorno al 2025, quando ci sarà una tecnologia in grado di ridurre il costo delle batterie", ha continuato Rowan "La tecnologia aumenterà l'autonomia. Meno batterie, ma più autonomia, a costi inferiori: ci arriveremo". A spingere i prezzi verso il basso saranno infatti le batterie di nuova generazione, più facili da produrre e con minori quantità di materie prime particolarmente costose come il nichel o il cobalto. Ci auguriamo che sia così, il 2035 non è così lontano come sembra.

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Guido Fontanelli