L'ultima sconfitta degli "odiatori" di Berlusconi
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L'ultima sconfitta degli "odiatori" di Berlusconi

I grandi uomini non muoiono mai, e neanche gli odiatori. Un drappello di irriducibili, minoritario quanto rumoroso, con l’istinto dello sciacallo ha banchettato sul dolore della scomparsa eccellente.

Schegge impazzite, senza rispetto e senza vergogna.

Così, qualche vignettista in cerca perenne di visibilità, come Vauro, ha scelto il sarcasmo bieco al posto del rispetto. Così alcuni quotidiani intrisi di livore, come Il Fatto Quotidiano quasi per abitudine, hanno continuato a gettare fango anche oggi su Silvio Berlusconi. E così allo stesso modo quello zoo digitale, discarica di insoddisfazioni e frustrazioni personali, che è il mondo dei social, non ha mancato di regalare qualche gesto inconsulto di disumanità sulle spoglie del leader. Ma è inutile scendere nei particolari di certe nefandezze: non otterremmo altro che fornire pubblicità gratuita a chi non se la merita.

Gli odiatori seriali rappresentano un riflesso condizionato, una ulteriore testimonianza che Berlusconi non è mai stato compreso fino in fondo da un pezzo di Paese. Ma, come dicevamo, oggi si tratta di una ristretta minoranza di analfabeti politici (di ritorno e non). Per il resto, anche i più acerrimi nemici si sono accodati al ricordo positivo dell’uomo. Forse anche con qualche ipocrisia: oggi tutti si atteggiano a leali avversari, quando in realtà ai tempi lo volevano in galera, o lo consideravano la causa di tutte le disgrazie del Paese.

La realtà è che Berlusconi ha vinto la sua battaglia. E la sua eredità, pur discussa e divisiva, è sparsa per tutta Italia. Non solo in politica, dove linguaggi, gesti, parole d’ordine sono figlie della sua esperienza (anche a sinistra). Ma in generale nel Paese. Non a caso, in queste ore, si respira ovunque un senso di vuoto: quel sentimento che si prova quando se ne va un personaggio che si pensava non dovesse morire mai, tanto era legato ai costumi e al quotidiano della sua terra. Con le dovute distinzioni, è la stessa sensazione di smarrimento che si è provata con la scomparsa di Elisabetta II, che c’era sempre stata, e si dava per scontato che dovesse continuare ad esserci. Berlusconi mancherà perché è stato rappresentativo di un carattere italiano, denso di contraddizioni ma inscalfibile. Per questo oggi, anche gli avversari - tranne una minoranza radicale con i paraocchi – gli riconoscono il ruolo di assoluto protagonista. Un portatore di modernità, che ha cambiato il volto della politica italiana e che ha accompagnato la vita personale e professionale di tanti. E per questo, nonostante negli anni l’Italia si sia divisa su di lui, oggi il Paese è unito nel pensare che un’epoca si sia chiusa. E che un altro punto di riferimento fondamentale è venuto a mancare.

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Federico Novella