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(Ansa)
Dal Mondo

Il rischio terrorismo in Europa sull’onda della guerra Israele-Hamas

L'allerta per possibili disordininsi scatena in tutto il continente dopo le manifestazioni in piazza degli ultimi giorni

Mentre la sanguinosa guerra in Israele sta per entrare nella fase decisiva con l’intervento di terra dell’esercito israeliano nella Striscia di Gaza, questa notte è stata ordinata l’evacuazione del Nord di Gaza. «È per la vostra sicurezza» è il messaggio lanciato agli oltre 1.1 milioni di palestinesi che dovranno lasciare l’area e andare a Sud entro le prossime 24 ore. L’ Esercito israeliano ha spiegato «che colpirà in modo significativo l’area della città di Gaza nei prossimi giorni» poi ha avvisato «di non avvicinarsi all'area delle recinzioni al confine».

Oggi è il «Venerdì della rabbia» decretato da Hamas che ha chiamato la Umma musulmana a scatenare proteste in tutto il mondo e non solo in Medio Oriente. Allerta altissima in Francia con il governo che ha vietato ogni tipo di manifestazioni pro-Palestina mentre cresce l’allarme in tutta l’Unione Europea (Italia compresa), per possibili attacchi contro obbiettivi ebraici. Ma tra gli obbiettivi sensibili ci potrebbero essere personalità politiche, redazioni di quotidiani e giornalisti che sostengono la causa di Israele che sui social network vengono descritti dagli estremisti islamici, da quelli di estrema sinistra e quelli di destra «come nemici del popolo palestinese».

In molte città europee le folle piene di giovani e giovanissimi (vedi il caso dei licei milanesi), hanno celebrato le atrocità di Hamas inneggiando «alla resistenza palestinese e all'occupazione israeliana». A Londra e a Berlino si sono riviste le stesse scene dell’11 settembre 2001 quando a Gaza la gente scese in piazza a festeggiare per gli attentati e a loro vanno aggiunti i circoli legati all’Iran che è il vero mandante di questa guerra.

La polizia ha aumentato la sorveglianza attorno a sinagoghe, scuole ebraiche e altre istituzioni in Germania, Gran Bretagna, Francia e Spagna e Italia che sono tutti Paesi particolarmente a rischio a causa dell’elevata popolazione di religione musulmana all’interno della quale non sono certo pochi coloro che seguono i dettami della Fratellanza musulmana alleatasi con i circoli dell’estrema sinistra e dell’estrema destra che nell’odio contro Israele trovano una battaglia comune da combattere.

Oltre agli estremisti musulmani con passaporto europeo non vanno dimenticati le migliaia di immigrati clandestini provenienti dal Nord Africa tra i quali ci sono elementi già fanatizzati in patria che arrivati in Europa potrebbero colpire. A questo proposito in Germania da anni nei centri dove vengono accolti gli immigrati, operano decine di associazioni islamiche gestite da estremisti che regalano soldi, vestiti e giocattoli per bambini e che vengono poi cooptati all’interno dei circoli dell’estremismo islamico gestiti da imam salafiti.

Allo stato attuale nessuno è in grado di prevedere cosa faranno gli estremisti islamici europei legati ad al-Qaeda e allo Stato Islamico due organizzazioni che fino ad ora non hanno detto nulla a proposito della guerra scatenata dall’Iran in Israele. Secondo la Commissione Europea più di 42mila combattenti stranieri si sono uniti a organizzazioni terroristiche tra il 2011 e il 2016 e si ritiene che più di circa 5mila di loro sono partiti dall'Europa. Migliaia sono morti in battaglia mentre almeno un migliaio di combattenti europei sono rimasti nel «Siraq» a combattere ma qui occorre fare i conti anche con coloro che sono tornati a casa. Infine c’è il timore che migliaia di detenuti di religione islamica che si trovano nelle carceri dell’UE possano scatenare delle rivolte una volta che inizierà l’operazione di terra nella Striscia di Gaza. Come visto durante la stagione degli attacchi terroristici in Europa nulla avviene a caso; almeno tre decenni di esaltazione del multiculturalismo spinto all’ennesima potenza ci consegnano un Continente europeo debole sotto il ricatto delle organizzazioni islamiche che noi abbiamo favorito e finanziato perché «servivano all’integrazione». A proposito di questo il politologo Giovanni Sartori scomparso nel 2017, sull’integrazione aveva le idee chiare: «Le società libere, come l'Occidente, sono fondate sulla democrazia, cioè sulla sovranità popolare. L'Islam invece si fonda sulla sovranità di Allah. E se i musulmani pretendono di applicare tale principio nei Paesi occidentali il conflitto è inevitabile. Sto dicendo che dal 630 d.C. in avanti la Storia non ricorda casi in cui l'integrazione di islamici all'interno di società non-islamiche sia riuscita. Pensiamo all'India o all'Indonesia». Infine, mentre scriviamo è arrivata la notizia di un attacco con coltello commesso al liceo «Gambetta» di Arras (Alta Francia). Un aggressore armato di coltello che è poi stato arresto ha fatto irruzione in aula. Al grido di «Allah Akbar» ha ucciso un insegnante e diverse altre vittime sono rimaste ferite.

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Stefano Piazza