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(Ansa)
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Lo spettro dell'impeachment si abbatte su Biden

Lo Speaker della Camera, Kevin McCarthy, ha avviato l'indagine parlamentare che potrebbe portare alla messa in stato d'accusa del presidente americano

Ci siamo. La macchina dell’impeachment contro Joe Biden ha iniziato a mettersi in moto. Ad annunciarlo è stato lo Speaker della Camera, il repubblicano Kevin McCarthy. “Oggi sto ordinando alle nostre commissioni della Camera di aprire un’indagine formale di impeachment nei confronti del presidente Joe Biden”, ha dichiarato, citando “accuse di abuso di potere, ostruzione e corruzione” che “meritano ulteriori indagini da parte della Camera dei Rappresentanti”.

McCarthy si è in particolare riferito al fatto che, secondo i documenti bancari, la famiglia Biden ha ottenuto 20 milioni di dollari da soggetti stranieri spesso controversi. Ha inoltre accusato l’attuale presidente americano di aver “mentito”, quando disse di non essere coinvolto negli opachi affari internazionali di suo figlio, Hunter. Effettivamente un ex socio dello stesso Hunter, Devon Archer, ha testimoniato in luglio, davanti alla Camera, che proprio Hunter mise più volte in comunicazione il padre con i suoi partner in affari. È inoltre emerso che Joe Biden, ai tempi della vicepresidenza, partecipò ad almeno due cene a Washington a cui presero parte anche oligarchi russi e kazaki che aveva versato soldi a una società del figlio. McCarthy ha infine fatto riferimento a una denuncia, presentata da un informatore dell’Fbi ritenuto “altamente credibile”, secondo cui Joe e Hunter avrebbero ricevuto cinque milioni di dollari a testa dal fondatore dell’azienda ucraina Burisma, Mykola Zlochevsky, in cambio del loro aiuto per far silurare l’allora procuratore ucraino, Viktor Shokin, che fu fatto licenziare proprio da Biden nel marzo 2016.

La Casa Bianca, neanche a dirlo, ha reagito parlando di “politica estremista”. “I repubblicani della Camera hanno indagato sul presidente per nove mesi e non è emersa alcuna prova di illeciti”, ha aggiunto. L’inchiesta per impeachment è il primo passo che può successivamente portare alla messa in stato d’accusa vera e propria. Non è al momento chiaro se l’avvio dell’indagine verrà formalizzato attraverso un apposito voto alla Camera. Va tuttavia ricordato che l’allora Speaker dem, Nancy Pelosi, diede inizio all’indagine per impeachment contro l’allora presidente, Donald Trump, il 24 settembre 2019 senza far votare la Camera. Il voto sarebbe avvenuto soltanto il 31 ottobre di quell’anno, per istituire le procedure volte a tenere le udienze dei testimoni chiamati a deporre.

Eventualmente l’impeachment vero e proprio verrà istruito dalla Camera a maggioranza semplice e celebrato successivamente in Senato, dove è richiesto un quorum di due terzi per arrivare alla destituzione del presidente. Si tratta di una soglia assai difficile da raggiungere. Tra l’altro, il Senato è attualmente a maggioranza dem, come nel 2019 era a maggioranza repubblicana. Ne consegue che il nuovo procedimento di impeachment potrebbe essere simile a quello di quattro anni fa, pur essendo a parti invertite. All’epoca, l’obiettivo dell’Asinello non era quello di destituire Trump ma quello di impantanarne l’agenda parlamentare per indebolirlo in vista delle elezioni presidenziali del 2020. Non avendo oggi i numeri sufficienti al Senato, i repubblicani puntano a rendere pan per focaccia.

Senza comunque trascurare che aspetti decisamente controversi da parte di Joe Biden e di suo figlio oggettivamente ci sono. Se sull’accusa di corruzione è necessario al momento andare con i piedi di piombo, quella di traffico d’influenza appare già piuttosto solida. Come visto, Hunter ha messo in comunicazione più volte suo padre con soci in affari che versavano soldi alle sue società. Inoltre, sono stati pubblicati scambi di email che dimostrano l’esistenza di contatti tra la compagnia di Hunter, Rosemont Seneca, e l’ufficio dell’allora vicepresidente Biden. Questo significa che Biden ha effettivamente mentito, quando – nell’agosto 2019 – disse di aver eretto un “muro” tra la propria attività istituzionale e gli affari privati della sua famiglia. Il punto è che gran parte dei media, negli Stati Uniti come da noi, non parlano di tutto questo o si limitano a pochi riferimenti imprecisi, oltre che carichi di atteggiamenti assolutori nei confronti dell'attuale inquilino della Casa Bianca.

Il presidente era già nei guai per conto suo: l’immagine stanca e confusa, i sondaggi disastrosi, i malumori nello stesso Partito democratico, pezzi dell’apparato governativo che da mesi gli remano contro. Lo spettro dell’impeachment è quindi per lui l’ennesimo grattacapo. E intanto il destino della sua ricandidatura presidenziale appare sempre più appeso a un filo.

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Stefano Graziosi