Joe biden
(Ansa)
Dal Mondo

I timori di Biden per una sconfitta dem alle elezioni di Midterm

Le parole del presidente americano tradiscono un nervosismo tutto rivolto alla politica interna: soprattutto alle prossime elezioni di metà mandato

Sembrerebbe una bordata in piena regola quella sparata da Joe Biden contro il centrodestra italiano nelle scorse ore. “Avete appena visto cosa è accaduto in Italia in quelle elezioni. Vedrete cosa accadrà nel mondo. La ragione per cui mi preoccupo di dire questo è che non potete essere ottimisti neppure su cosa accadrà qui”, ha dichiarato il presidente degli Stati Uniti. Da quanto riportato, sembra che l’inquilino della Casa Bianca stesse parlando a braccio nel corso di un evento organizzato dalla Democratic Governors Association. Non è dunque chiarissimo se si tratti o meno di una posizione ufficiale. Ciò detto, secondo qualcuno, tali parole dimostrerebbero che un eventuale governo di centrodestra a guida Meloni si ritroverebbe isolato dal punto di vista internazionale e, in particolare, a dover intrattenere rapporti con una Casa Bianca ostile. La situazione è davvero così drammatica? Probabilmente no.

Cominciamo col dire che non è una novità che, differentemente da Donald Trump, l’amministrazione Biden tratti le relazioni internazionali in modo piuttosto ideologico. Partendo da questa constatazione, la portata delle parole dell’attuale presidente americano già potrebbe essere ridimensionata. In secondo luogo, va sottolineato che questo discorso era molto probabilmente diretto a esigenze di politica interna. A novembre si terranno infatti le elezioni di metà mandato e, secondo gli ultimi sondaggi pubblicati da Real Clear Politics, i repubblicani stanno iniziando a riguadagnare terreno. È quindi altamente verosimile che l’elefantino riuscirà a riprendersi almeno la Camera dei rappresentanti: uno scenario, questo, da incubo per Biden, che sa di rischiare – nel caso – un processo di impeachment. Tra l’altro, indipendentemente da ciò, un eventuale buon risultato dei repubblicani a novembre rafforzerebbe indirettamente Giorgia Meloni sul piano internazionale, visti i legami che ha tessuto in questi anni con i conservatori d’Oltreatlantico (non a caso, attestati di stima dopo la vittoria elettorale le sono arrivati anche da realità istituzionali dello stesso mondo conservatore statunitense, a partire dalla Heritage Foundation).

Un terzo fattore da considerare è che, al netto della distanza sul piano ideologico, la Casa Bianca dovrà fare comunque i conti con il pragmatismo della geopolitica. In tal senso, difficilmente potrà essere ignorato il fatto che i partiti del centrodestra italiano hanno votato a favore delle sanzioni contro la Russia e dell’ingresso di Svezia e Finlandia nella Nato. Di recente, poi, la Meloni ha espresso chiaro sostegno a Taiwan, innescando la reazione piccata dell’ambasciata cinese a Roma. È anche alla luce di questi fattori che, subito dopo il voto, il segretario di Stato americano, Tony Blinken, ha detto che “l'Italia è un alleato fondamentale, una democrazia forte e un partner prezioso”.

Washington, in definitiva, ha tutto l’interesse che a Roma ci sia un governo atlantista, sostenuto da una maggioranza stabile. In tal senso, le eventuali bizze ideologiche di certa sinistra statunitense (che parla di “estrema destra” o “pericolo per la democrazia” in Italia) difficilmente troveranno effettivo ascolto ai vertici dell’attuale amministrazione americana. Le parole di Biden, insomma, più che un campanello d’allarme per il nostro Paese, rappresentano un nervosismo crescente nel Partito democratico: un nervosismo in gran parte rivolto al timore di una sonora sconfitta alle prossime elezioni di metà mandato.

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Stefano Graziosi