altoforno ilva
(Ansa)
Industria

L'altoforno Ilva dissequestrato è il più sicuro dell’Ue. Ma Emiliano lo vuol chiudere

L'afo 2 torna attivo, nel silenzio dei media, ma c'è chi, invece di utilizzarlo, lo vuole chiudere anche se sia il più sicuro d'Europa

Il giudice del tribunale di Taranto, in un silenzio mediatico e politico esattamente inverso rispetto al clamore dei giorni del sequestro, ha dissequestrato l'altoforno 2 di Ilva.

L'afo 2 infatti è noto alle cronache perché un paio di anni fa mise davvero a rischio il futuro della fabbrica nella italica tradizione della politica industriale del paese affidata alla magistratura. Erano i giorni in cui la Procura di Taranto chiedeva di spegnerlo, e quella di Milano accusava Arcelor Mittal di nocumento alla nazione se l'avesse fatto.

A seguito di un incidente mortale nel 2015, le cui responsabilità si discutono oggi nel processo di primo grado, quell'impianto fu posto sotto sequestro con facoltà d'uso concessa per decreto legittimato dall'attuazione di alcune prescrizioni indispensabili per la sua messa in sicurezza. L'impianto venne affidato dalla procura al custode giudiziario Barbara Valenzano che all'epoca, oltre essere dal 2012 custode di tutta l'area a caldo, era dirigente regionale del dipartimento Ambiente nominato da Michele Emiliano (oggi al suo posto siede il fratello del sottosegretario di Stato, Roberto Garofoli). Proprio nei giorni scorsi la Corte d'Assise ha provveduto alla liquidazione dell'ingegnere Valenzano che solo per i primi 13 mesi dal 2012 al 2013 ammonta a poco meno di un milione di euro, cioè circa 65 mila euro al mese (cui saranno aggiunti i corrispettivi dei successivi 8 anni tutt'ora in corso).

Dopo 4 anni senza che i lavori fossero stati completati dai commissari straordinari, il gip di Taranto ne revocò facoltà d'uso, che poi fu concessa con stop allo spegnimento dal tribunale del riesame.

La sentenza del riesame fu importante perché il Giudice, dopo averlo calcolato con una dettagliata perizia, pose sulla bilancia il rischio di incidente sull'impianto «con il danno derivante invece con certezza dall'anticipazione del fine vita dell'altoforno cui sommare gli ulteriori danni della perdita di quote di mercato e delle ampie ricadute occupazionali». Rifacendosi ancora una volta alla sentenza Ilva della Corte Costituzionale sull'equilibrio di diritti non tiranni (richiamata spesso oggi anche per i decreti Covid che devono bilanciare il diritto alla salute con quelli sulle libertà fondamentali).

«Tale bilanciamento - scrissero i giudici - può risolversi in termini favorevoli all'accoglimento dell'istanza di proroga della facoltà d'uso dell'altoforno n. 2. Diversamente la chiusura di afo2 - secondo il riesame - avrebbe sortito l'effetto paradossale di dichiarare lo spegnimento di quello dei tre altoforni attivi che ha subito il più intenso processo di messa in sicurezza, e di vanificare, proprio a ridosso del raggiungimento del risultato, l'impegno fin qui profuso». Ad oggi infatti simili prescrizioni risultano davvero un primato, non essendo istallate su nessun altoforno d'Europa.

Il tribunale diede dunque all'amministrazione straordinaria 14 mesi di tempo per attuarle: nove mesi per l'attivazione del caricatore automatico nella cosiddetta Macchina a tappare (Mat): 10 mesi per l'attivazione del campionatore automatico della ghisa; 14 mesi per l'attivazione del caricatore delle aste e sostituzione della Macchina a forare (Maf).

L'amministrazione straordinaria affidò l'incarico alla Paul Wurth, per un lavoro di undici milioni e settecento mila euro.

Quei lavori sono stati completati perfettamente entro i tempi stabiliti, e ora la procura ha concesso il dissequestro dichiarando che «le procedure operative, così come aggiornate, sono state ritenute allo stato idonee a tutelare la sicurezza dei lavoratori».

«La perdita di una vita umana - ci ha riferito il segretario generale della Uilm Rocco Palombella - non può essere colmata da nessun atto giudiziario o di altra natura. Allo stesso tempo questo dissequestro è stato reso possibile dalla presenza di investimenti effettuati, che potevano e dovevano essere messi in campo prima per evitare questa morte. Questa tragica vicenda, come quelle che accadono quotidianamente in tutta Italia, indica la necessità e il dovere di fare tutti gli investimenti sulla sicurezza previsti prima che accadano fatti nefasti».

Oggi con queste prescrizioni, uniche al mondo, l'afo2 della nuova Ilva è il più sicuro d'Europa.

Il suo dissequestro è importante per tre motivi. Come si legge nel provvedimento della Procura di Potenza sull'arresto di Piero Amara, nessuno per anni ha voluto realizzare la costruzione delle cupole di copertura dei parchi minerari per una sola ragione: una volta fatti sarebbero diventati una «bes» cioè la migliore pratica cui tutti gli stabilimenti si sarebbero dovuti adeguare. Arcelor Mittal, su obbligo imposto dall'allora ministro Calenda, li ha fatti, e ora Acciaierie d'Italia è l'unico polo siderurgico del mondo ad avere i parchi minerari coperti. Cosi sarà per le prescrizioni di afo 2; ora che ce le ha Acciaierie d'Italia, tutto il mondo dovrà adeguarsi.

L'altro motivo è stato ribadito da Giorgetti in audizione alla Camera: Acciaierie d'Italia non potrà subentrare definitivamente in Ilva se prima non vengono liberati tutti gli impianti sotto sequestro dal 2012. Con il dissequestro dell'afo2 da questo punto di vista è stato fatto un significativo passo avanti.

Infine il terzo motivo: il sindaco di Taranto Melucci (da pochi giorni decaduto, ma ricandidato dal Pd) e il presidente della Regione Emiliano, ancora chiedono la chiusura dell'area a caldo.

Oltre che una scelta industriale e occupazionale insostenibile, sarebbe una beffa - proprio come ha scritto testualmente il tribunale - spegnere impianti che invece, completando le prescrizioni del piano ambientale, potrebbero diventare i più sicuri e moderni del mondo. I lavori fatti su afo 2 lo hanno dimostrato.

Li ha fatti Paul Wurth Italia, erede di Italimpianti, una eccellenza mondiale nel campo. Ed è proprio Paul Wurth che con Fincantieri e ArcelorMittal Italia ha firmato il memorandum per la realizzazione della riconversione del ciclo integrale dell'acciaieria di Taranto secondo tecnologie ecologicamente compatibili all'interno del Pnrr.



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Annarita Digiorgio