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Italia

Alla scoperta del Brunello di Montalcino

Un vino dalle caratteristiche uniche e dalla lunga e affascinante storia.

Si è appena concluso Benvenuto Brunello 2023, un momento di grande confronto per appassionati e professionisti del prezioso nettare. La rassegna dedicata all’anteprima del celebre vino toscano che quest’anno vedeva protagonista l’annata 2019, sembra aver lasciato soddisfatti anche i palati più esigenti, ognuno con gusti e opinioni diverse, ma forse è proprio questo il bello del mondo enogastronomico.

Per capire meglio il Brunello di Montalcino mi sono confrontato con Jacopo Vagaggini, consulente ed enologo di terza generazione, nato a Siena nel 1991, premiato come miglior giovane enologo Italiano per Vinoway Selection 2024.

«Parlare di Brunello di Montalcino significa parlare di un terroir, unico al mondo, ideale per la coltivazione del Sangiovese, un vitigno complesso ed affascinante che qui trova un'espressione gentile, mitigata dal lungo affinamento. Preservarne l’eleganza e l’autenticità a fronte degli imminenti cambiamenti ambientali è una sfida avvincente ed un dovere morale da parte di tutti i produttori».

Jacopo Vagaggini è enologo per tante aziende di livello che meritano una visita ma soprattutto una degustazione. Tra queste, la Tenuta Poggio degli Ulivi, che trae il suo nome dalle oltre 2.000 piante dulivi ultracentenari che insistono sulle sue colline, 90 ettari di cui sei coltivati a Sangiovese grosso, un lembo di terra che guarda verso il fiume Orcia, nel tratto di strada tra SantAngelo in Colle e Castelnuovo dellAbate. Un territorio che vanta insediamenti antichissimi, dalla preistoria al periodo etrusco e romano, di cui sono prova i residui fittili e le strutture di fondazione, presenti nelluliveto della Pieve e di una villa romana tra le più grandi e ricche della Val dOrcia.

Il suo primo Brunello è datato 1975 ed è stato apprezzato anche da sua santità papa Giovanni Paolo II durante la visita pastorale a Siena nel 1996. Oggi l’azienda è gestita da Lucia ed Elena Secchi Tarugi, figlie della professoressa Nicla Bellocci Secchi Tarugi, coadiuvate dai coniugi Paolo Ancilli che cura l’amministrazione e Mario Valgimigli, che con le sue capacità imprenditoriali e conoscenze sviluppa l’azienda.

Le vigne di Poggio degli Ulivi affondano i piedi in uno dei terroir più belli al mondo, che Jacopo definisce la «Conca d’Oro di Montalcino», in cui la brezza del Monte Amiata incontra il tepore del fiume Orcia, creando un microclima ideale. Il Sangiovese qua mostra calore, dolcezza e note agrumate.

Da visitare anche la Tenuta Fanti che appartiene alla famiglia sin dai primi dell’Ottocento; l’attuale proprietario è Filippo Baldassarre Fanti. Negli ultimi anni Fanti ha sviluppato un intenso programma di ampliamento dei vigneti passando dagli otto ettari degli anni Ottanta ai 55 attuali, suddivisi tra le denominazioni Brunello di Montalcino DOCG, Rosso di Montalcino DOC e Sant’Antimo DOC. La Tenuta si estende su circa 200 ettari di cui 45 ettari di vigneto, 60 ettari ad oliveto (con oltre 8500 ulivi, alcuni dei quali secolari) e i restanti ettari a seminativo e bosco.

Fanti è un’azienda storica ma in continua crescita ed evoluzione, dove tradizione ed innovazione trovano una perfetta sintonia, sia in vigna che in cantina. I vini di Fanti mostrano con orgoglio lo stile aziendale, affinato con impegno nel corso degli anni: struttura, eleganza, rotondità ed un’intrigante speziatura.

Caparzo fondata nel 1970 rappresenta una delle 30 cantine storiche di Montalcino ed è tra quelle che più hanno contribuito alla creazione del mito del Brunello. Da sempre centro di sperimentazione e innovazione, Caparzo nel 1977 introdusse per prima il concetto di cru nel comprensorio di Montalcino, vinificando separatamente le uve del vigneto La Casa, una delle etichette più prestigiose dell’intera denominazione.

Acquistata nel 1998 da Elisabetta Gnudi Angelini, Caparzo ha da quel momento subito un radicale cambiamento. L’azienda è stata dotata di una nuova cantina di invecchiamento completamente interrata e fra le più tecnologiche della zona, i vigneti sono stati reimpiantati e grazie ad alcune attente acquisizioni il parco vigna è passato dagli iniziali 46 agli attuali 90 ettari vitati, dei quali 30 a Brunello e 16 a Rosso di Montalcino.

Uno dei principali vanti di Caparzo è quello di avere vigne in quasi tutte le zone più vocate di Montalcino. Questo permette all’azienda di poter gestire al meglio ogni singola vendemmia, anche la più impegnativa. Al cru La Casa si è aggiunto nel 1983 La Caduta, il Rosso di Montalcino che prende appunto il nome dall’omonimo vigneto.

Caparzo rappresenta la perfetta sintesi del Brunello di Montalcino: i vigneti aziendali abbracciano infatti tutti i terroir del Comune, dando vita a prodotti con caratteristiche molto diverse. La vinificazione e l’affinamento rispettano l’anima di ciascuna di queste zone, che trovano un elegante ed equilibrato connubio nell’assemblaggio finale.

Come ogni eccellenza, ogni tradizione che abbiamo ereditato dal passato, va conosciuta, apprezzata, goduta ma abbiamo soprattutto il dovere di tramandarla ai posteri e quindi va interpretata con rispetto ma attualizzata con un occhio sempre al futuro.

Ed è per questo che dobbiamo essere fieri di giovani come Jacopo Vagaggini che porteranno il Brunello nel futuro.

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Federico Minghi