Militari italiani
(Ansa)
News

«Noi soldati siamo con il Generale Vannacci»

Riceviamo e pubblichiamo mail e messaggi di diversi militari che chiedono libertà di opinione

«Noi siamo con il Generale Vannacci. Non per le sue opinioni nel merito delle quali non vogliamo entrare. Ma rivendichiamo il diritto di poter avere ed esprimere delle opinioni, come previsto dalla costituzione e dal regolamento militare». È questo il sentire comune di una buona parte delle forze armate, dei soldati che da quando è esploso il caso del libro «Il Mondo al Contrario» ci hanno mandato mail e messaggi dal medesimo significato: vogliamo poter parlare e nessuno ce lo deve impedire.

«Noi abbiamo due norme del decreto legislativo del 15 marzo 2010 n.66 del codice dell’ordinamento militare. Nella fattispecie l’articolo 1472 e l’articolo 1473 disciplinano chiaramente cosa il militare può fare relativamente alla libertà di manifestazione del pensiero. Il 1472 dice: “I militari possono liberamente pubblicare loro scritti, tenere pubbliche conferenze e comunque manifestare pubblicamente il proprio pensiero, salvo che si tratti di argomenti a carattere riservato di interesse militare o di servizio per i quali deve essere ottenuta l'autorizzazione”»-commenta un ufficiale dell’esercito che nonostante l’articolo citato preferisce restare anonimo.

Quindi cosa è successo?

«Personalmente io credo che il generale potesse tranquillamente scrivere il libro che ha autoprodotto perche non ha scritto di missioni, ne di nulla inerente al servizio militare ma parla di convinzioni personali. Io non la penso come lui, ma difendo la sua libertà di manifestare del pensiero. Un diritto sacrosanto i vertici della difesa a quanto pare non hanno riconosciuto visto come hanno affrontato la questione. Inoltre voglio aggiungere che alcuni dei generali che hanno preso le distanze da Vannacci la pensano esattamente come lui e noi lo sappiamo bene».

A firmarsi invece è il tenente colonnello incursore della Folgore Fabio Filomeni

«Conosco il generale Vannacci da 36 anni sono stato uno dei suoi istruttori. Ingenuamente hanno colpito una persona che è un riferimento per i paracadutisti di tutta Italia e di tutte le forze armate estrapolando faziosamente le frasi del suo libro poi rimbalzate sulle principali testate Italiane. Frasi volutamente provocatorie ed inattaccabili. Il generale ha espresso come era suo diritto un suo parere che può essere condiviso o meno ma non l’ha fatto solo adesso ma anche in circostanze più serie, quando ha parlato dell’uranio impoverito andando persino contro i vertici militari».

Cosa è successo in quell’occasione?

«Sulla vicenda ho scritto un libro "Baghdad ribellione di un generale" e quel generale era Vannacci che aveva denunciato la correlazione tra le malattie dei militari e l'uranio impoverito. Ad oggi sono morti 400 militari e ci sono 800 sono malati ma questi morti non hanno avuto lo stesso clamore mediatico delle frasi scritte da Vannacci. Anzi proprio per le sue battaglie, era già stato etichettato come un personaggio scomodo per questo ricopriva un incarico non adeguato al suo status».

Un altro commento più critico arriva da un ufficiale che ha scelto anche lui di mantenere l’anonimato.

«Mi chiedo cosa sarebbe accaduto se in nome della stessa libertà di espressione se il Generale avesse proposto tesi opposte. Il punto che voglio proporre è che il testo pubblicato è evidentemente un manifesto politico su temi molto divisivi nella nostra società, ed in quanto tale avrà evidentemente le simpatie di una parte ed inevitabilmente la riprovazione di altre. E stiamo nello specifico parlando di una spaccatura che attraversa il Paese e vado per statistica anche in parte le Forze Armate».

Lei non è d’accordo con la scelta del generale di pubblicare il libro?

«Dunque: al di là del merito delle questioni poste (che ognuno inevitabilmente valuta secondo il proprio orientamento), io credo che Vannacci avrebbe dovuto porsi una questione di “responsabilità” oltre che di “libertà”. La responsabilità di corroborare con i suoi scritti l’immagine delle Forze Armate come un’Istituzione “di parte”, vanificando decenni di sforzi fatti per porre il profilo dei Soldati d’Italia come garanti della difesa di tutta la Nazione. Anche di quella (vasta) parte piaccia o no che sui temi proposti da Vannacci ha opinioni diverse, sia all’esterno sia all’interno delle Forze Armate. Avrebbe secondo dovuto essere il “buonsenso”, lo stesso richiamato da Vannacci nel suo primo capitolo, suggerirgli di evitare di esporre un Ufficiale in servizio, ed ancor più un Comandante, su temi così divisivi che probabilmente feriscono anche parte dei suoi dipendenti».

TUTTE LE ULTIME NEWS DI PANORAMA

I più letti

avatar-icon

Linda Di Benedetto