Vannacci
(Ansa)
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Il segreto del Gen. Vannacci? Aver sfidato il "politically correct"

Da 5 giorni non si parla d'altro e per un semplice motivo; Il mondo al contrario è una lotta al pensiero dominante

E’ ormai passata quasi una settimana da quando sulla calda stagione estiva si è abbattuto il ciclone “Vannacci”. Il libro del generale infatti ha in attimo scansato quella che per diverse settimane era stata la principale preoccupazione degli italiani, il caro prezzi (con la caccia allo scontrino ad effetto).

Da 5 giorni ogni mezzo di informazione sta commentando il contenuto di “Il mondo al contrario” chiamando in causa opinionisti di lunga data, sociologi, esperti, persino dei sacerdoti. Tutti pronti a dire la loro, chi nel bene, chi nel male. Commenti ovviamente rivolti alle opinioni espresse ma che portano lontano dalla questione principale: come mai tanto clamore?

Cos’ha di così potente questo libro o quest’uomo da aver sollevato un polverone simile (che tra l’altro ha portato il suo libro in testa alle classifiche di vendita con numeri che certi opinionisti-scrittori si sognano la notte con le loro produzioni annuali)?

E la risposta non può che essere una: il coraggio. Il generale Vannacci nella sua vita ha condotto in prima persona operazioni sul campo che hanno richiesto preparazione, sangue freddo e tanto, tanto coraggio. Ha sfidato gente armata, ha sfidato la paura, ha rischiato la vita (per gli altri). Malgrado tutto questo era un uomo rimasto in uno stato di semi anonimato nazionale. Poi, con un libro, il botto, per una semplice ragione.

“Il mondo al contrario” è semplicemente un libro scritto fregandosene totalmente di quelle regole del “politically correct” che in maniera nemmeno troppo silenziosa stanno mettendo il bavaglio alla nostra società.

Prendete ad esempio il caso di Paola Egonu (citata anche nel libro dal generale Vannacci) e ripensate a quante volte è stata utilizzata per battaglie legate all’omosessualità (lei si è sempre dichiarata “aperta”) o a quelle contro il razzismo. Mille, compreso il palco al Festival di Sanremo; sicuramente molto ma molto di più delle volte in cui si è parlato di lei per quello che semplicemente è: una delle più grandi giocatrici di pallavolo degli ultimi anni al mondo. Ma è successo che, quando qualcuno ha osato criticarla per alcune prestazioni in campo non all’altezza (capitano anche ai più forti), ecco che subito partiva l’accusa di razzismo con annessa crociata mediatica.

Il pensiero unico, dominante, ha imposto paletti sempre più stretti che sono stati messi in maniera molto intelligente. E’ come se, poco alla volta, sempre per una “buona ragione” qualcuno ci stesse togliendo la sabbia sotto i piedi, manciata dopo manciata (ultimo esempio: i nuovi 7 nani della Disney che in nome del rispetto hanno pure modificato i protagonisti la storia di Biancaneve). E noi, visto che comunque riuscivamo a restare in piedi, abbiamo accettato tutto questo come nulla fosse, in silenzio.

Certe frasi ormai anche tra la gente vengono pronunciate con difficoltà, si ha quasi paura ad esprimere le proprie opinioni fino in fondo. Vannacci, e non solo lui, sostengono che ci sia una maggioranza silenziosa di italiani che la pensano come lui, che pensano che il nostro sia davvero un mondo al contrario.

Non sappiamo se sia effettivamente una maggioranza; quantificarlo è davvero impossibile. Ma di sicuro silenziosa lo è, messa a tacere dal pensiero unico che Vannacci ha sfidato. Vincendo.

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Andrea Soglio