Milano, affitti, leggi di mercato
(Ansa)
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Il caro affitti è colpa della legge di mercato che lo Stato non può cambiare

Trovare casa a Milano o Roma per uno studente in trasferta è un incubo. Ma è il semplice rapporto tra domanda ed offerta. E su questo nemmeno il governo può nulla

E’ vero, gli affitti a Milano sono alle stelle. Ma alle stelle è anche la tendenza tutta italiota a pensare che la mano salvifica dello Stato possa risolvere tutto. E giù a parlare di affitti calmierati e addirittura di equo canone, come scrive Gramellini. La scenografia è la seguente: da una parte ci sono i poveri studenti vessati e costretti a prendere il treno per andare a studiare; dall’altra ci sono i proprietari delle case ritratti come moderni Scrooge, nel deposito di Zio Paperone a nuotare tra i quattrini.

Ecco, forse la realtà non è così in bianco e nero come ce la raccontano. Quando gli studenti milanesi, per protesta, si accampano con la tenda davanti al Policlinico, evidentemente hanno le loro ragioni. E però i paladini dell’equo canone, che poi sono gli stessi che vogliono il salario minimo, cioè gli stessi che trattano i soldi di tutti come i soldi di nessuno, dimenticano di dire che i listini immobiliari sono questi, perché la legge di mercato ha voluto così. E il mercato ha le sue ragioni profonde, e non puoi smontarlo dall’oggi al domani con un tratto di penna. Il prezzo degli affitti non può deciderlo la politica, o Beppe Sala, o Elly Schlein: non è così facile. Se decidiamo che i monolocali si affittano a due lire, davvero pensate che uno studente riesca a trovare posto per un alloggio a Milano?

Al di là di un discorso economico, qua si pone anche una questione di equità. Sta passando il messaggio che uno studente debba avere il diritto di pernottare a Milano, in ogni situazione. Anche quando magari arriva da Bergamo, come nel caso della ragazza che ha conquistato le pagine del Corriere della Sera per protestare contro il prezzo della case a Milano. Certo, sarebbe bello che gli universitari di tutta la Lombardia potessero permettersi un alloggio a Milano, ma siamo sicuri che questo debba essere un imperativo sociale? Quanti lavoratori si spostano ogni giorno da pendolari a Milano (con tutti i loro problemi, sia chiaro), senza per questo farne una battaglia di civiltà? Senza contare che esistono, oggi, diverse agevolazioni per gli studenti in difficoltà: dalle borse per il diritto allo studio, ai prezzi scontati per i mezzi: magari non è tantissimo, magari si può fare di più, d’accordo. Ma pensare che l’equo canone per gli studenti sia un obbligo morale, è un’idea che solo qualche vetero-socialista italiano può partorire. Col rischio che qualcuno confonda il diritto alla casa milanese, col diritto alla movida serale sui navigli. Su, restiamo seri. E prestiamo ascolto anche a quegli studenti che, da sempre, si svegliano presto per farsi due ore sui mezzi e arrivare in tempo a lezione. Senza per questo finire sui giornali.

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Federico Novella