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(Getty Images)
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Il fallimento della politica di accoglienza migranti della Germania

Integrazione culturale a dir poco difficile, economicamente aggrappati all'assistenza stataleL Le «porte aperte» di Berlino hanno portato ad una situazione di difficile gestione

Tra i temi dei quali si preferisce non parlare onde evitare le censure del “politicamente corretto”, sono le conseguenze per alcuni paesi dell’Unione Europea, delle ondate migratore avvenute tra il 2015 e il 2016. In un celebre articolo il “The Guardian” scrisse che la decisione di Angela Merkel nel 2015 di consentire a oltre un milione di migranti di entrare nel paese fu “un gioco d'azzardo che ha pagato" tuttavia, la narrazione dominante sul tema si dimentica molti degli effetti negativi che la crisi dei migranti ha avuto sulla società tedesca.

In questi giorni in Germania si discute della risposta del governo federale ad una richiesta del deputato del partito di estrema destra Alternative für Deutschland (AfD) René Springer che ha interrogato il Governo su quale sia stato complessivamente l’impatto dell’oltre 1 milione di migranti giunti in Germania a seguito delle crisi in Siria e in Iraq.

Secondo le stime del Governo federale tedesco quasi 900.000 di loro vivono grazie a “Hartz IV”, il sistema di assistenza sociale del paese. Secondo l'Agenzia federale per l'occupazione tedesca, solo 460.000 tra siriani, afgani, somali, iracheni e altri migranti mediorientali e africani arrivati in Germania nel 2015/2016 hanno trovato un’occupazione e più della metà di questi ha un lavoro non qualificato. Inoltre molti dei migranti che hanno trovato un'occupazione beneficiano anche di prestazioni sociali a causa dei loro bassi redditi. Inoltre, 670.000 migranti sono attualmente disoccupati o in cerca di lavoro, con 235.000 disoccupati e 437.000 in cerca di lavoro. Di entrambi i gruppi, l'88% non ha qualifiche professionali.

I dati dell'Agenzia federale per l'occupazione mostrano con gli otto paesi di origine di asilo più comuni sono: Afghanistan, Eritrea, Iraq, Iran, Nigeria, Pakistan, Somalia e Siria. La percentuale di rifugiati che vivono con sussidi standard è quasi il doppio di quella dei rifugiati occupati e si è stabilizzata al 66%. Per fare un confronto, il 5,6% dei tedeschi rientra nella quota “Hartz IV” per le prestazioni sociali.

Altra questione è quella legata agli ex migranti occupati e soggetti a contributi previdenziali, il 43,3% non ha conseguito il diploma di maturità. La percentuale di occupati in lavori poco qualificati è corrispondentemente alta: 50,1%. Questa quota è aumentata di 6,6 punti percentuali da gennaio 2016, mentre la quota di lavoratori qualificati, specialisti ed esperti continua a diminuire. René Springer il deputato che ha posto la questione ha dichiarato che ; «nonostante tutti gli eufemismi del governo e dei media l'immigrazione di massa nei nostri sistemi sociali non può più essere negata aggiungendo che i miliardi di tasse spesi per misure di integrazione sono stati finora spesi in modo inefficace».

A questo proposito la Germania per il quadriennio 2020-2024 spenderà 64 miliardi di euro che rischiano di servire a poco anche perché data la mancanza di competenze professionali di coloro che sono disoccupati o in cerca di lavoro, sono in pochi quelli che credono che questi migranti saranno presto integrati nella forza lavoro tedesca. Solo il 4% circa ha una formazione professionale e il 7% ha una formazione accademica. Anche i tentativi di formare questi migranti rivelano un futuro incerto.

Dei circa 25.000 richiedenti un posto di formazione provenienti dai primi otto paesi di origine dell'asilo, 15.000 rimangono senza posto di lavoro. I rifugiati disoccupati e i loro familiari costano allo stato tedesco oltre 6 miliardi di euro (7 miliardi di dollari) all'anno, secondo i dati ottenuti dal Ministero del Lavoro tedesco. Allo stesso tempo, la Germania ha speso enormi risorse per forze dell'ordine, sia in termini di tempo che di denaro, per monitorare i jihadisti di ritorno in Germania (ne sono partiti almeno 1.200 per il “Siraq”) e anche quelli che sono giunti in Germania mischiati con coloro che fuggivano dalle aree di guerra.Un esempio su tutti; i tedeschi hanno già speso 5 milioni di euro per garantire la sorveglianza 24 ore su 24, 7 giorni su 7 per garantire che un islamista radicale residente nel Baden-Württemberg , non commetta un attacco terroristico nel paese.

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Stefano Piazza