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(Ansa)
Politica

L'Europa nel mirino dei terroristi, molto per colpa sua

L'accoglienza a prescindere, le leggi complesse per le espulsioni, gli allarmi non ascoltati della Polizia. I due morti di Bruxelles e le minacce dell'Isis esigono un cambiamento radicale politico e culturale

Lo scorso 10 ottobre in una nota trasmissione tv il vicedirettore dell'Huffington Post, Alessandro De Angelis, pronunciava (testuali) le seguenti parole: «Attenzione, i terroristi non sono mai entrati sui barconi...» (lo potete riascoltare a questo link, minuto 11 e 43 secondi). La cosa suonò strana fin da subito dato che l'elenco dei terroristi legati all'Isis che sono passati come migranti da Lampedusa o da altri porti italiani è lungo (qui lo trovate aggiornato alle ultime vicende) e non recente ma all'indomani della scoperta del fatto che Abdelsalem Lassoued, il tunisino legato all'Isis che ha ucciso due svedesi a Bruxelles lunedì sera sia entrato in Europa proprio scendendo da uno dei mille e più barconi arrivati a Lampedusa ecco che il problema torna ad essere centrale.

È vero infatti che non tutti quelli che sbarcano siano terroristi ma è innegabile che la storia di Lassoued riassuma da sola tutti i mali politici ed ideologici della gestione dei migranti da parte della Ue e di buona parte della stampa.

Il terrorista infatti per anni è stato sballato da un centro e da un paese all'altro mettendo assieme una serie di risposte negative alla sua richiesta di rifugiato con annesse segnalazioni di pericolosità fatte dalle polizie di mezzo continente (prima tra tutte la nostra) da far paura. Eppure ha potuto circolare con buona pace di un paio di decreti di espulsione che si sono dimostrati ancora una volta quello che effettivamente sono: carta straccia. Un po' come le multe consegnate dal postino e che buttiamo via per non pagarle fingendo di non averle mai ricevute.

Insomma, le maglie delle leggi che gestiscono i migranti sono larghe larghissime e dentro queste maglie si muove di tutto: gli onesti (la maggioranza), quelli che finiscono a delinquere in qualche piazzale di questa o quella stazione ferroviaria ed alla fine persino qualche pericoloso terrorista.

In questi giorni la morte ed il dolore riempiono i telegiornali. Israele ha mostrato i bimbi decapitati da Hamas, i miliziani a sua volta fanno vedere al mondo il disastro a Gaza. In pochi, anzi, nessuno ieri e tantomeno oggi, parla dei due svedesi uccisi solo perché hanno avuto l'idea di andare a vedere una partita di calcio. Eppure anche loro hanno una famiglia devastata, distrutta. le lacrime, il dolore non hanno distinguo ma purtroppo queste sembrano contare meno di altre.

Eppure dovrebbero farci riflettere forse più di quelle del Medio Oriente perché anche noi andiamo allo stadio, ogni domenica. Anche noi andiamo nei musei, nelle piazze delle nostre città a passeggiare. Cose normali ma che ormai è chiaro rischiano di costarci la vita visto l'appello fatto dall'Isis e dall'Iran dell'unità del mondo islamico contro gli infedeli.

Bisogna quindi agire, ed in fretta. Anche perché tra aprire le braccia e le porte a tutti e chiudere i porti ad ogni barca o barchino ci passano diverse alternative. Che però dovrebbero partire da alcune condizioni certe: dobbiamo sapere chi entra, dobbiamo conoscere identità, precedenti penali eventuali, un minimo di storia. E se servissero mesi si devono realizzare centri di permanenza ad hoc per questo. Poi, se si scopre che una persona al suo arrivo o dopo il suo arrivo sia oggetto di indagine per una sua radicalizzazione va espulso, ma che sia espulsione reale, oggettiva: lo si carica il giorno stesso su un aereo e rispedito nel suo paese.

È ora di dire basta all'accoglienza per tutti, con quell'hashtag oggi quanto mai imbarazzante, #restiamoumani, con cui un mondo sociale divide noi tra buoni e cattivi. Soprattutto è ora di parlarne apertamente senza essere additati come razzisti, fascisti, intolleranti come avviene da tempo. Basta.

L'accoglienza per tutti, senza distinguo magari inizialmente ti lava la coscienza, te la fa sembrare linda e splendente. Poi però il caso di Bruxelles ci racconta che su questa tunica bianca arrivano ogni tanto delle chiazze di sangue appartenenti a due giovani svedesi, che potevano essere ciascuno di noi.

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Andrea Soglio