Danha: «Insieme al K-pop, porto l'Hanbok nel mondo»
(Danha)
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Danha: «Insieme al K-pop, porto l'Hanbok nel mondo»

La stilista si racconta a Panorama. «Il simbolo del mio brand è una farfalla perché anche con il mio piccolo battito d'ali voglio creare un effetto benefico nella società»

Unire tradizione e contemporaneità. È questa la ricetta segreta dietro al fascino dell'Oriente che dalla Cina al Giappone, senza trascurare la sempre più amata Corea, conquista milioni di visitatori ogni anno. Lo sa bene Kim Danha che, col suo marchio di moda, è riuscita a rendere moderno l'Hanbok, l'abito secolare coreano.

Se il primo Hanbok è stato indossato durante i Tre regni di Corea (il periodo che storicamente va dal 57 a.C. al 668 d.C), oggi sono i più grandi gruppi del K-pop a far conoscere questo abito in tutto il mondo. Dopo che le Blackpink hanno indossato gli abiti di Danha nel loro video per il singolo How you like that, l'e-commerce del marchio ha visto quasi 4.000 nuovi visitatori nelle prime 24 ore. «Il motivo per cui le persone si sono interessate agli hanbok, specialmente al di fuori della Corea, è questa crescita del soft power, come dimostrato dal K-pop» ha raccontato Kan Ho-sup, professore di arte tessile e fashion design all'Università di Hongik.


BTS (Courtesy of Hybe)


Ma le Blackpink non sono certo le uniche ad aver incorporato questo abito della tradizione nel loro abbigliamento. BTS, SHINee, Exo e Stray Kids sono tutti stati visti indossare design simili. Quando Park Jimin dei BTS ha indossato un Hanbok ai Melon Music Awards 2018 a Seoul, il marchio Leesle ha visto un aumento delle vendite senza precedenti «È incredibile quante persone abbiano conosciuto Leesle attraverso quell'unica apparizione» ha affermato la creatrice del marchio. Quando poi i BTS si sono esibiti davanti al Gyeongbokgung Palace si è persino parlato di mettere all'asta i capi indossati dai membri. Si vociferava che il jeogori (giacca) indossato da Jimin avrebbe avuto una base d'asta di 5.000 dollari. Un risultato straordinario se si pensa che l'Hanbok era destinato a essere dimenticato, a favore di un abbigliamento a ispirazione occidentale.

In un'intervista per Panorama, la stilista Kim Danha ci ha raccontato il segreto del successo del suo brand, perché «la tradizione non è una cosa difficile».

Come nasce il brand che porta il tuo nome?

«Volevo creare degli abiti che io stessa potessi indossare tutti i giorni e di cui non dovessi vergognarmi. Ho prestato con molta attenzione alla creazione del logo che, se si osserva bene, è una farfalla su una finestra tradizionale coreana. Questo simboleggia il voler combinare la tradizione con l'ambiente e attraverso il battito d'ali della piccola farfalla di Danha creare un “effetto farfalla" che potesse dare un'influenza benefica. Per questo ho scelto la farfalla».

Cosa significa l'Hanbok per te?

«Per me è una tela bianca. Come un pittore con in testa tante idee che poi esprime in un unico disegno, io esprimo questo procedimento attraverso l'Hanbok. Si tratta di una tela, un foglio bianco su cui far esplodere come voglio la mia immaginazione».

Ci puoi raccontare un po' la storia di questo capo e come hai scelto di renderlo attuale?

«La storia dell'Hanbok si sussegue sin dal periodo dei Tre Regni e osservando la sua storia si può notare che nel tempo ha subito più volte moltissimi cambiamenti in tutte le sue parti, a partire dalla lunghezza del Jeogori (camicetta da donna), la larghezza del Seop (la stoffa centrale sovrapposta al Jeogori), le misure del Goreum (fiocco del Jeogori). Tenendo in considerazione questi cambiamenti di tendenza nel tempo ho provato ad immaginare che aspetto potesse invece avere un Hanbok del 2020. Prima di poter dire se un abito possa essere definito o meno Hanbok, volevo far vedere che un Hanbok di tendenza al giorno d'oggi può avere questo tipo di forma ed è per questo che ho cominciato a reinterpretare l'Hanbok».


Blackpink


Com'è stato lavorare con le Black Pink per How you like that?

«Il risultato che è venuto fuori dalla collaborazione tra queste artiste e gli Hanbok di Danha è stato così fantastico, da lasciare senza parole. Si è creato un effetto sinergico straordinario. Un effetto apprezzato in tutto il mondo, risultato dall'impegno delle artiste e del loro staff che il vestito da solo non poteva dare».

Con chi ti piacerebbe collaborare in futuro?

«Vorrei provare nel campo del Cinema o del Drama. Inoltre fino ad oggi mi sono concentrata molto sulle donne, ma personalmente mi piacerebbe poter fare un Hanbok moderno ma allo stesso tempo armonioso per Song Joong-ki o Kim Seon-ho qualora dovessero recitare in un film o un drama di questo genere».

Ci puoi raccontare qualcosa in più del tuo progetto di Upcycling?

«Stiamo sviluppando un progetto upcycling che prevede il riutilizzo di abiti da sposa e Hanbok usati. Si tratta di smontare gli abiti da sposa e riassemblarli utilizzando ricami disegnati direttamente da me facendoli diventare un unico tessuto e donargli nuova vita facendoli diventare Hanbok. Oppure di riammodernare i vecchi Hanbok che rimangono nell'armadio per poter indossare anche nella vita quotidiana. Penso che i vestiti trovino il loro senso di esistenza quando vengono indossati e per questo provo grande soddisfazione nel dare nuova linfa vitale a quei vestiti che non trovano il loro senso di esistenza rimanendo abbandonati in armadio».

Qual è il capo più popolare/iconico della tua collezione?

«Le collezioni più popolari sono quelle delle gonne e in particolare la “gungbo skirt" che anche indossate con una semplice tshirt danno quella sensazione di vestir bene, ma risultando allo stesso tempo comode ed esteticamente belle. Inoltre la “gungbo skirt" è molto richiesta anche all'estero e credo anche per il fatto che può essere comodamente indossata sia da persone con un girovita stretto che molto abbondante. Inoltre è molto popolare il “crop top" che riprende i motivi dei corpetto dell'era Joseon».

Vendi anche un kit per creare il tuo norigae. Ci spieghi così e come nasce questo progetto?

«È bello acquistare i “Norigae" già pronti, ma secondo me è significativo dedicare un po' di tempo per crearsi il proprio “Norigae" personalizzato. Con questo volevo trasmettere il messaggio che la tradizione non è una cosa difficile, ma si tratta di una cosa che può nascere dalle proprie mani divertendosi».

La tradizione del Norigae

Il Norigae è un ornamento decorativo a forma di ciondolo fatto di fili di seta o fili che sono intrecciati in nodi e sono integrati con altri materiali per evidenziarne la delicatezza. Il significato di norigae è «bellissimo oggetto o gingillo da godere e conservare». Il Norigae è stato dichiarato «Bene culturale immateriale della Corea».

Fin dalla sua creazione è stato un accessorio indossato da donne di tutte le classi sociali a seconda del tempo, del luogo e delle circostanze speciali. Queste occasioni erano matrimoni, funerali e feste religiose. Di solito è indossato sulla cintura della chima (gonna) o sul cordone esterno del jeogori (giacca) dell'hanbok.

Le dimensioni, il colore, il disegno dei nodi e i materiali preziosi con cui erano realizzati indicavano anche lo status sociale di chi li indossava, con il più grande destinato alle famiglie più facoltose. Anche questi oggetti facevano parte dell'eredità delle famiglie alle figlie e venivano dati in dono e usati durante i matrimoni dalle ragazze come doni delle loro madri o suocere. Il Norigae era infatti considerato un amuleto di protezione e prosperità, motivo per cui venivano utilizzati nelle cerimonie religiose durante i matrimoni e altre celebrazioni. Questi erano inclusi in una scatola chiamata "Ham" che la famiglia dello sposo inviava alla sposa e conteneva doni come seta, gioielli e perline.

Il Norigae è composto da quattro parti: il "ttidon" (gancio per appenderlo), la "juche" (ornamento o amuleto) e il "maedeup" (nodi) e il "sul" (fiocchi) che realizzano con il "dahoe" (cordone). Nel complesso, la loro armonia rende il Norigae un accessorio unico di incomparabile bellezza visiva. Di solito sono lunghi da 20 a 40 cm in un hanbok adulto.

A seconda del sul che hanno, vengono classificati in modi diversi: "danjak" per un solo sul, "ijak" con due sul, "samjak" per tre sul e "ojak" per cinque sul, il più famoso dei quali è il danjak e samjak come portafortuna perché sono composti da numeri dispari.

I nodi rappresentano anche elementi dissimili della natura e ognuno attira un diverso tipo di fortuna. Le forme più diffuse sono quelle di animali come "nabi" (farfalla), "byeongari" (piccione) e "jamjari" (libellula), tra le piante ci sono "gukhwa" (crisantemo) o "saeng-jjok" (trifoglio o zenzero) e il "dongsimgyeol" che rappresenta il "nodo dei cuori uniti".

Il juche può essere fatto di metalli preziosi come argento, oro o bronzo, o di pietre semipreziose comunemente usate in Asia per la decorazione come giada, agata, corallo, perla, opale, zaffiro e ambra, o altri oggetti più economici come legno o conchiglie. Questa parte del norigae è scolpita per formare figure con simbolismo religioso o elementi naturali come animali, piante, calligrafia cinese e simboli buddisti. D'estate si usavano i Norigae fatte di materiali freddi come le pietre preziose, mentre d'inverno si usavano quelle di ambra, giada o perline più calde.

La tradizione dei Norigae

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Mariella Baroli