valentino menswear autunno inverno 2024
(Getty Images)
Collezioni

Moda Uomo: il quiet luxury uccide la creatività?

Tra concetto di nuova eleganza e tendenza al minimalismo l’abbigliamento maschile sembra fare qualche passo indietro nella suo processo evolutivo.

Con Parigi si concludono le kermesse moda dedicate alla collezioni maschili per il prossimo autunno inverno 2024-25. In realtà dal 16 al 20 febbraio andrà in scena la London Fashion Week, la settimana che decreta la fine delle collezioni maschili e inaugura le presentazioni delle collezioni donna, alle quali seguirà Milano e Parigi.

Viene naturale soffermarsi a fare un’analisi delle collezioni maschili presentate, della nuova estetica che i vari designer hanno suggerito per la prossima stagione invernale. Come già appurato, le collezioni milanesi hanno decretato uno stile semplice e lineare, la celebrazione dell’essenzialismo concettuale. Parigi non si è smentita confermando la tendenza ad un’estetica semplice, sia nei colori che nelle forme, soprattutto nell’analisi fatta ai grandi nomi. Da Valentino ad Hermès, da AMI a Dries Van Noten, da Gucci a Prada, tutti sembrano essere d’accordo su di una linea di stile omogenea che purtroppo diventa ripetitiva e omologata. I dettagli faranno la differenza ma il risultato è che nei negozi troveremo, bene o male, gli stessi capi con etichette diverse. Anche Dolce&Gabbana ha presentato una collezione epurata da ogni eccesso, ma il risultato è una riedizione delle proprie prime collezioni maschili.

La domanda che sorge spontanea è: quanti cappotti lunghi e magari over il mercato sarà in grado di smaltire? Quanti abiti neri con allacciatura decentrata si potranno vendere? Perché scegliere Gucci invece di Valentino o Armani? La tendenza del Quiet Luxury, ovvero capi essenziali e iconici, di alta qualità e duraturi, è un concetto coerente col momento storico e coi principi di sostenibilità circolare, comprare meno ma meglio, ma incompatibile coi meccanismi del business contemporaneo e soprattutto nocivo all’idea di creatività e di evoluzione dello stile.

Pharrell, Direttore Creativo di Louis Vuitton, è stata una voce fuori dal coro con la sua interpretazione del cowboy contemporaneo, contaminato da streetwear e workwear. Peccato che in questo modo ha invertito il percorso inclusivo che la Maison stava promuovendo, grazie soprattutto al lavoro di Virgil Abloh, riportando la collezione nei canoni dell’estetica maschile macho per antonomasia.

Vincono invece le collezioni che, pur evolvendosi stagione dopo stagione, rimangono fedeli ad un percorso in linea con i trend di stagione ma fedele al proprio DNA e al proprio percorso evolutivo, come nel caso di Fendi in un modo o di MSGM in un altro, da Rick Owens a Comme des Garçons.

Fortunatamente, ad arginare questa presunta mancanza di visione creativa, che altro non è che l’imposizione dei grandi gruppi ai propri Direttori Creativi a produrre collezioni sempre più vendibili, arrivano i giovani designer emergenti, alcuni ancora freschi di scuola, che con le loro visioni moderne e libere dagli schemi stilistici storici, sono artefici di collezioni originali e visionarie, come nel caso di EgonLab, Federico Cina, Acne Studio, Walter Van Beirendonck e Juun J.

Prada

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Alessandro Ferrari