serie a diritti tv bando 2024 dazn sky mediaset crisi
Ansa
Calcio

Diritti tv dal 2024, l'ultima trincea della Serie A

Il bando ha attratto i soliti noti DAZN, Sky e Mediaset ma Amazon e le altre sono rimaste fuori. I dati d'ascolto in calo da mesi, i problemi tecnologici e una sfida da un miliardo di euro che il calcio italiano non può perdere

La partita più importante per il calcio italiano è iniziata senza il gol che tutti speravano. Per assegnare i diritti tv della Serie A dal 2024 serviranno i tempi supplementari, forse i calci di rigore. E il finale è incerto anche se potrebbe riportare indietro le lancette del tempo lasciando le cose così come sono state nell'ultimo triennio, chissà se con soddisfazione o meno per i presidenti delle società che avevano fissato l'asticella per l'asta a 1,15 miliardi di euro a stagione ma che al primo giro di presentazione delle offerte non hanno ricevuto soddisfazione.

Il contenuto delle buste è top secret, nemmeno i componenti dell'assemblea ne sono al corrente. La data segnata in rosso sul calendario è quella di martedì 26 giugno ma si potrebbe anche andare oltre perché non tutti i protagonisti della seconda fase della partita potranno essere a Milano quel giorno. Poco conta. L'ad della Lega Serie A, Luigi De Siervo, e i saggi che lo accompagneranno nella scelta dei partner dal 2024 si sono tenuti liberi anche successivamente e l'apertura delle buste per chi si è candidato a diventare socio (finanziario) della Lega in un eventuale progetto gestito direttamente potrà scivolare avanti.

La posta in palio è altissima. Dal risultato del bando dipende molto del futuro del calcio italiano. Scrivendolo i presidenti speravano di ottenere un sostanzioso aumento rispetto ai 927,5 milioni di euro a stagione garantiti dall'attuale situazione (DAZN primo licenziatario e Sky con tre gare in co-esclusiva); il primo impatto non è stato positivo. Il problema non è dover ricorrere ai tempi supplementari della fase a trattativa privata. Il problema è che, pur avendo preparato un bando il più flessibile, aperto e moderno possibile - modulato anche in versione 4 e 5 anni come da nuove possibilità della legge sui diritti tv - ai nastri di partenza si sono presentati sempre e solo i soliti noti.

Ci sono DAZN e Sky, che potrebbero aver in testa un quadro simile a quello in vigore dal 2021, magari modulando in maniera meno rigida e punitiva per Sky la scelta delle partite, e Mediaset, attratta dalla chance di avere una gara in chiaro a giornata con la certezza ragionevole di poter trasmettere quasi sempre una big: un bocconcino valutato 180 milioni dalla Lega in sede di richiesta che potrebbe portare qualche decina di milioni di euro nelle casse. Poi nessun altro, nemmeno Amazon a lungo corteggiata dopo lo sbarco in Italia con la Champions League (confermata anche nel prossimo triennio): non vuole la Serie A come, a onor del vero, non ha voluto gli altri campionati nazionali con l'eccezione della Premier League che ormai è la NBA del calcio europeo.

Quanto le cifre scritte da DAZN, Sky e Mediaset nelle tre buste in mano a De Siervo siano vicine ai minimi ipotizzati dal bando non è dato sapere. E nemmeno la lunghezza dell'accordo ipotizzata. Il timore del calcio italiano, però, è svegliarsi e scoprire di non valere il miliardo di euro che serve per tenere in piedi il sistema. I dati d'ascolto dell'ultima stagione non sono stati confortanti, al di là delle letture ufficiali. In tutto il girone di ritorno, ad esempio, DAZN non ha mai più superato la soglia dei 7 milioni di utenti collegati raggiunta per l'ultima volta nel fine settimana dal 7 al 9 gennaio (17° turno), antivigilia della tempesta sulla Juventus. Non solo: da metà marzo (26°) anche i 6 milioni sono diventati un'utopia e da fine aprile (32°) non si è mai arrivati nemmeno a 5.

Colpa di uno scudetto assegnato con enorme anticipo, forse. O dell'effetto disorientamento e disaffezione per un campionato vissuto più nelle aule dei tribunali sportivi che in campo. In ogni caso, una curva a scendere preoccupante per chi deve vendere il prodotto facendo anche lo slalom tra problemi tecnici di fruizione, per quanto in diminuzione, e un racconto editoriale della Serie A che nella formula OTT di DAZN è pressoché sparito con eccezione delle giornate di partita.

Insomma, quanto vale oggi la Serie A? I numeri confermano che a tirare sono sempre e solo le grandi squadre. La Juventus è stata quella con l'ascolto totale maggiore (DAZN più Sky) a quota 49,064 milioni davanti a Inter (45,253), Milan (45,052), Napoli (37,042), Roma (32,973) e Lazio (27,318). Una fotografia in parte condizionata anche dal numero di apparizioni su Sky dove, per effetto delle regole del bando oggi operativo, gli abbonati hanno visto quasi sempre Inter (19 apparizioni), Sampdoria (18), Bologna e Atalanta (17), Lazio e Torino (16) e quasi mai Roma (1), Napoli (2) e Juventus (5): circostanza che porta anche a riflettere sull'equilibrio dei pacchetti messi in vendita tre anni fa e su quanto sia stato funzionale alla valorizzazione del prodotto un meccanismo che ha spinto spesso nel prime time serale del sabato gare di scarsissimo appeal televisivo, lì posizionate per non danneggiare l'esclusiva di DAZN.

La certezza è che i conti, per il momento, faticano a tornare. Nelle prossime settimane la Lega Serie A attende buone notizie anche dal Senato dove deve passare la nuova legge di contrasto alla pirateria online: una battaglia da 300 milioni di euro di mancati introiti stimati a stagione. Sconfiggere il 'pezzotto', oltre che sacrosanta battaglia di civiltà, aiuterà anche i presidenti ma non risolverà il dubbio di fondo su quale sia il reale valore commerciale di un campionato che presenta questi numeri.

I più letti

avatar-icon

Giovanni Capuano