f16 ucraina
(Ansa)
Difesa e Aerospazio

Così gli F16 cambieranno la strategia di guerra di Kiev

Maggior controllo dei cieli per poter meglio gestire la controffensiva di terra

Ora che Olanda e Danimarca hanno annunciato la cosegna di 42 (che saranno poi 61) velivoli F-16 all’Ucraina, seppure sappiamo da tempo che i primi istruttori su questi aeroplani sono in addestramento da mesi, la domanda che ci si pone è per farne che cosa, ovvero quale tipo di missioni dovranno svolgere una volta consegnati e integrati nel sistema di Difesa di Kiev. E soprattutto se potranno cambiare la guerra, possibilmente fermandola.

Sappiamo che non si tratterà delle ultime versioni disponibili, ma che gli esemplari destinati a volare con la Forza aerea ucraina dovranno comunque possedere le caratteristiche che li rendano competitivi contro i caccia di Mosca. Due le missioni tipiche che potranno fare: presidio e supremazia della difesa aerea contro elicotteri e aeroplani russi, e poi dare supporto ravvicinato alle truppe per bonificare le zone nelle quali verrà prevista l’avanzata. Bisogna tuttavia fare i conti contro il tempo: se l’arrivo nelle basi ucraine degli F-16 sarà breve significherà che il tutto era stato pianificato da molto tempo, inclusa la non banale assistenza tecnica che questi velivoli richiedono sul campo.

Se invece li vedremo entrare in servizio tra sei-otto mesi, allora significa che il protrarsi della guerra è stato in qualche modo previsto e che ogni tentativo di mediazione e richiesta di pace fatta da capi di stato e Vaticano di questi tempi erano, seppure doverosi, soltanto una pantomima. E che i viaggi di Zelensky altro non erano che richieste di dare il proprio assenso al piano di trasformare la Difesa ucraina in una forza Nato anche prima di farne parte ufficialmente.

Che la Casa Bianca fosse sottoposta a crescenti pressioni da parte di membri del Congresso e degli alleati per aiutare l’Ucraina con aeroplani moderni è cosa nota, ma perché ciò possa accadere i funzionari del Dipartimento di Stato incaricati delle pratiche burocratiche necessarie avrebbero dovuto cominciare a lavorare almeno sei mesi fa. Sappiamo però che nel marzo scorso gli Stati Uniti hanno ospitato due piloti ucraini in una base militare a Tucson, in Arizona, per valutare le loro abilità utilizzando simulatori di volo e per valutare quanto tempo avrebbero avuto bisogno per imparare a pilotare vari aerei militari statunitensi, inclusi gli F-16. A meno che gli aerei non saranno quelli americani ma gli esemplari già in Europa nelle forze aeree olandesi, turche e greche, con gli Usa che a quel punto dovrebbero soltanto approvare il trasferimento “a terzi” a causa della presenza a bordo di tecnologia statunitense. E se fino a oggi Washington ha sempre negato, al G7 in Giappone è già emerso che Regno Unito e Paesi Bassi stanno lavorando per procurarsi caccia F-16 per l'Ucraina.

C’è poi da chiedersi dove i piloti ucraini si potrebbero addestrare su questi F-16, e al proposito un portavoce del primo ministro britannico Rishi Sunak ha dichiarato che Londra e l’Aia starebbero formando una coalizione internazionale non solo per procurarsi i jet ma anche per addestrare i piloti di Kiev. La questione dovrebbe essere oggetto di un dibattito al prossimo vertice della Nato che si terrà a Vilnius, in Lituania, il prossimo mese di luglio. Secondo taluni analisti senza jet per l’appoggio tattico l'Ucraina non può sferrare attacchi decisivi, e al momento stante la saturazione delle difese antiaeree messe in campo, inclusi i missili Patriot di fabbricazione statunitense, i jet russi sono rimasti in gran parte dietro le linee difensive russe, rendendoli difficili da colpire per l'Ucraina con sistemi a corto raggio. Ma disponendo di F-16 sarebbe più facile per l'Ucraina prendere di mira gli aerei russi ed estendere la prospettiva delle loro conquiste sul terreno. Attenzione però: la Russia dispone di un buon numero di sistemi antiaerei che potrebbero facilmente abbattere gli F-16, ma sarà da vedere se li schiererà a difesa delle basi militari dietro il confine russo oppure se li porterà nei territori che Zelensky vuole liberare.

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Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

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