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Twitter a pagamento, parola di Musk

Il proprietario della compagnia ha anticipato la mossa necessaria per frenare la diffusione dei bot sulla piattaforma. Ma i soldi servono soprattutto a rimpinguare le casse svuotate per la fuga degli inserzionisti

"Un piccolo pagamento mensile per Twitter". A dirlo è Elon Musk, il proprietario della compagnia californiana, che a margine di un incontro in live streaming con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha espresso la sua soluzione per il futuro prossimo della piattaforma, acquisita nell'ottobre scorso per 44 miliardi di dollari. Secondo Musk, far sborsare una somma contenuta a ogni iscritto "è l'unico modo per combattere vasti eserciti di bot", cioè gli account controllati da un software per pubblicare in automatico tweet, retweet, seguire altri utenti e mettere mi piace a un post.

Non è la prima volta che si paventa l'idea di Twitter a pagamento, ipotesi avanzata già prima che Musk ne prendesse il controllo. A fronte dello spropositato prezzo pagato per l'acquisizione, il capo di Tesla e SpaceX deve rientrare dell'investimento, quindi individuare nuovi modi per monetizzare una platea di utilizzatori restii a pagare per un servizio gratuito fin dalla sua creazione. Il primo tentativo è stato X Premium, noto prima del cambio di nome come Twitter Blue, l'abbonamento mensile da 11 euro al mese in versione mobile (9,76 euro mensile per quella web) che offre la possibilità di scrivere post più lunghi, ricevere la metà degli annunci pubblicitari, modificare i tweet pubblicati e avare priorità in conversazioni e ricerche. Pur senza i dati ufficiali di Twitter, la novità non è stata ben accolta dagli utenti, tanto che diverse analisi riportano un numero di abbonati inferiori a 1 milione. Traguardo sotto ogni pessima previsione rispetto agli utenti attivi ogni mese, arrivati secondo Musk a quota 550 milioni (rilevazioni indipendenti citano cifre molto inferiori).

Imporre un piccolo balzello all'entrata, quindi, potrebbe rivelarsi un rimedio per rimpinguare le casse societarie, colpite dalla fuga degli inserzionisti. Lo scorso luglio è stato proprio Musk a confermare il calo del 50% degli introiti e l'impennata dei debiti: "La priorità è tornare ad avere un flusso di entrate in positivo". Al momento non si sa se e quando Twitter diventerà a pagamento, soprattutto non si conosce la cifra necessaria, eventualmente, per restare sulla piattaforma, anche se davanti alle numerose difficoltà finanziarie potrebbe essere un passo obbligato. Sperando che non si trasformi in un altro boomerang, convincendo gli utenti a lasciare definitivamente la piattaforma.

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Alessio Caprodossi