Portaerei ford
(Us Navy)
Difesa e Aerospazio

Cosa significa l'arrivo della portaerei Usa Ford vicino alle coste di Israele

La potenza aerea della nave Usa è devastante se usata nell'area, Iran compreso

Le parole che il Segretario alla Difesa Usa Lloyd Austin ha pronunciato sabato scorso dopo aver appreso la notizia dell’attacco a Israele sono state queste: “I miei pensieri continuano ad essere rivolti al popolo di Israele e alle numerose famiglie che hanno perso i propri cari a causa del ripugnante attacco terroristico di Hamas. In risposta all’attacco, e a seguito di discussioni approfondite con il presidente Biden, ho avviato diverse iniziative per rafforzare la posizione del Dipartimento della Difesa nella regione per sostenere gli sforzi di deterrenza regionale. Ho quindi diretto il gruppo d'attacco guidato dalla portaerei USS Gerald R. Ford verso il Mediterraneo orientale. Gli Stati Uniti mantengono forze pronte a livello globale per rafforzare ulteriormente questa posizione di deterrenza, se necessario. Inoltre, il governo degli Stati Uniti fornirà rapidamente alle forze di difesa israeliane attrezzature e risorse aggiuntive, comprese le munizioni. I primi aiuti di sicurezza cominceranno a muoversi oggi e arriveranno nei prossimi giorni.”

La portaerei Ford era nell’Adriatico da tempo, tanto che alcuni piloti di aeroplani da diporto, mentre raggiungevano le isole della Croazia provenienti dall’Italia erano riusciti persino a sorvolarla da una quota relativamente bassa. Successivamente, le forze aeree imbarcate sulla Ford avevano svolto esercitazioni insieme agli alleati italiani nello Ionio, da dove hanno ricevuto l’ordine di mettere la prua verso sudest. Tuttavia, lo spostamento di cui ha parlato il Segretario della Difesa Austin è molto più ampio di quanto si possa pensare, oltre a includere la portaerei Gerard R. Ford (CVN-78) comprende l'incrociatore lanciamissili di classe Ticonderoga USS Normandy (CG 60), nonché i cacciatorpediniere lanciamissili di classe Arleigh-Burke USS Thomas Hudner (DDG 116), USS Ramage (DDG 61), USS Carney (DDG 64) e USS Roosevelt (DDG 80). Praticamente quasi tutta la Sesta flotta della U.S. Navy. Contemporaneamente Washington ha adottato misure per potenziare le squadre aeree di velivoli F-35 (multiruolo), F-15 e F-16 (caccia e appoggio tattico) e A-10 (bombardamento anticarro) dell’Usaf presenti nella regione. Non a caso, nella notte tra sabato e domenica sono stati registrati movimenti in aumento da Ramstein in Germania, Aviano e Sigonella in Italia e Incirlik in Turchia. Il messaggio non è tuttavia rivolto soltanto ad Hamas ma anche ai Paesi che sostengono la causa palestinese nel malaugurato caso di una escalation militare.

Stante, in primis la dichiarazione di sabato dell’Egitto, che dapprima ha avvertito di possibili “gravi conseguenze” a seguito di una serie di aggressioni israeliane contro i villaggi palestinesi, e poi in una dichiarazione rilasciata dal ministero degli Esteri egiziano ha esortato entrambe le parti a “esercitare la massima moderazione ed evitare di esporre i civili a ulteriori rischi”. L'Egitto ha chiesto a tutte le parti coinvolte nelle discussioni sul processo di pace di sollecitare Israele a fermare gli attacchi e le provocazioni contro il popolo palestinese e a rispettare le norme del diritto umanitario internazionale per quanto riguarda le responsabilità dello stato occupante. Si è fatto subito sentire anche il presidente turco Tayyip Erdogan, che ha invitato israeliani e palestinesi ad agire con moderazione e ad astenersi da atti ostili che potrebbero esacerbare la situazione. “Chiediamo moderazione a tutti i partiti”, ha detto Erdogan al congresso del partito AK al governo ad Ankara, “devono astenersi da atti aggressivi”. Rimane però il fatto che, mentre la Turchia è parte della Nato, l’Egitto è la prima forza militare del Mediterraneo per numero di militari. Nel frattempo, dai vertici dello US-Centcom (United States Central Command, ovvero il Comando combattente unificato delle forze armate degli Stati Uniti), il generale Michael “Erik” Kurilla, comandante del comando centrale, ha fatto sapere: “Siamo è fermamente al fianco dei nostri partner israeliani e regionali per affrontare i rischi di qualsiasi parte che cerchi di espandere il conflitto”. Contemporaneamente gli Stati Uniti stanno anche elaborando piani per una possibile evacuazione dei non combattenti, aiutando i loro connazionali a lasciare Israele. Nulla per ora è stato deciso o ordinato, ma i funzionari stanno valutando le opzioni, inclusa una che implicherebbe l'imbarco di alcuni americani sulle navi della Marina per metterli in salvo. Rapporti preliminari indicano infatti che almeno quattro cittadini americani sono stati uccisi negli attacchi e altri sette risultano dispersi.

Una forza aerea soverchiante

Oltre a circa 5.000 marinai imbarcati, sulla moderna portaerei Gerard Ford, varata nel 2005, possono trovare posto fino a 90 velivoli tra i Boeing F/A-18E/F Super Hornet (multiruolo) e gli EA-18G Growler (intelligence e multiruolo), i Grumman C-2 Greyhound (trasporto leggero), i Northrop Grumman E-2 Hawkeye (ricerca radar), i Lockheed Martin F-35C Lightning II (multiruolo) e ovviamente gli elicotteri Sikorsky SH-60 (trasporto tattico delle forze di intervento ed esfiltrazione rapida e soccorso), oltre a un imprecisato numero di velivoli senza pilota anche armati (Ucav). Domenica sera alti funzionari del Pentagono e del Dipartimento di Stato hanno informato della decisione i senatori, mentre il leader della maggioranza Chuck Schumer ha affermato: “Ho chiesto ai rappresentanti del nostro Dipartimento della Difesa se stanno dando a Israele tutto ciò di cui ha bisogno, e mi ha rincuorato il fatto che abbiano detto sì e che stiano aumentando il sostegno”, ha detto il democratico di New York in una dichiarazione dopo il briefing non classificato, spiegando quindi ai colleghi: “Ho chiesto loro se hanno negato qualsiasi richiesta avanzata da Israele e hanno detto di no. Li ho esortati a garantire che Israele abbia tutto ciò di cui ha bisogno per proteggersi e ho ribadito che il Senato è pronto a soddisfare ulteriori esigenze.” La forza militare concentrata dagli Usa al largo della Palestina è la più potente schierata vicino al Nord Africa dai tempi dello scontro aereo che avvenne nel 1981 nel Golfo della Sirte, non a caso la Casa Bianca nel suo discorso ha parlato di modi “per garantire che nessun nemico di Israele creda di poter o dover trarre vantaggio dalla situazione attuale.” Dal punto di vista delle dotazioni militari Israele è all’avanguardia e tra i velivoli in servizio vede anche trenta Leonardo M-346 consegnati fino al 2016 in sostituzione dei vecchi A-4 Skyhawk di costruzione americana. Gli aeroplani italiani, in servizio con la Iaf (Israel Air Force), hanno contribuito alla formazione dei piloti che ora dovranno essere impiegati nella reazione contro Hamas. Tra Italia e Israele la collaborazione in campo militare è ampia, nel recente passato ha compreso la fornitura dei sistemi elettronici installati a bordo dei nostri aeroplani Gulfstream G550 per missioni Caew, ovvero sorveglianza, analisi e guerra elettronica, basati presso il 14° Stormo di Pratica di Mare, mentre sono in corso diverse collaborazioni industriali nell’ambito dell’addestramento.

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Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

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