KIM JONG UN
(Kcna, agenzia stampa nordcoreana)
Difesa e Aerospazio

Caccia al satellite della Corea del Nord nel Mar Giallo

Sarebbe in orbita l’occhio-spia di Kim Jong-un, gli Usa mandano la portaerei Vinson in aiuto a Seoul, che sospende il trattato del 2018 tra le due coree

La portaerei a propulsione nucleare Uss Carl Vinson è arrivata la sera di martedì 21 novembre nella città portuale sudcoreana di Busan. La sua presenza è una nuova dimostrazione del meccanismo di deterrenza ideato da Washington e Seul contro il regime nordcoreano di Pyongyang. La visibilità regolare della nave, tra le maggiori risorse strategiche degli Stati Uniti, dimostra la possibilità di effettuare azioni di difesa congiunte, come ha affermato in una nota il portavoce della Marina sudcoreana.

Non si tratta dell’unico provvedimento congiunto in materia di difesa preso tra Usa e Corea del sud, l’accordo prevede infatti un aumento della frequenza con la quale il Pentagono schiererà le sue armi strategiche nella penisola e la creazione del cosiddetto “Gruppo di consultazione nucleare” per coordinare le risposte degli Usa a possibili attacchi della Corea del Nord, inclusa l’opzione nucleare. L’ultima visita della Uss Carl Vinson nei mari della penisola sudcoreana risale al 2017, mentre quest’anno si tratta della terza portaerei statunitense che si schiera temporaneamente vicino a Seoul dopo la Uss Nimitz a marzo e la Uss Ronald Reagan in ottobre. Kim Ji-hoon, direttore del centro operativo marittimo della flotta sudcoreana, ha dichiarato: “L’arrivo di questa portaerei dimostra la solida posizione di difesa combinata dell'alleanza Corea del Sud-Stati Uniti e la ferma determinazione a rispondere all'avanzata delle minacce nucleari e missilistiche nordcoreane”.

La data dell’arrivo della Uss Vinson non è casuale poiché avviene poche ore dopo che Pyongyang aveva notificato al Giappone la notizia che nel periodo dal 22 novembre al primo dicembre avrebbe lanciato in orbita il suo primo satellite spia, un'azione che Seoul e Washington considerano una violazione delle sanzioni delle Nazioni Unite che vietano al regime di testare la tecnologia dei missili balistici. Vero è che dal momento che Pyongyang ha effettuato il lancio, ovvero tra martedì e mercoledì, ha commesso una violazione dell’accordo intercoreano volto a ridurre la tensione militare nelle zone di confine tra i due Paesi, che tecnicamente sono ancora in guerra tra loro.

Già lunedì 20 novembre il direttore generale delle operazioni dello Stato maggiore congiunto sudcoreano, Kang Ho-pil, aveva affermato che “Seul adotterà le misure necessarie per garantire la sua sicurezza, per questo sospendiamo l’accordo militare del 2018”, di fatto un patto storico per creare distensione tra i due Paesi. Quello messo in orbita da Kim Jong-un è un satellite spia militare denominato Malligyong-1 che sarebbe stato trasportato da un razzo balistico Chollima lanciato dalla provincia del Pyongan settentrionale, del quale sono state diffuse alcune immagini mercoledì dall'agenzia di stampa statale Kcna. Tuttavia, al momento non esistono ancora conferme occidentali del fatto che il satellite sia effettivamente operativo, come hanno confermato le agenzie spaziali sudcoreana e giapponese, mentre l'agenzia di stampa nordcoreana Korea Central News Agency ha affermato che il satellite è stato inserito con successo nell'orbita predeterminata.

Ciò che è certo è invece che nei colloqui avvenuti nel settembre scorso tra il leader nordcoreano e quello russo ci fu la richiesta del primo di essere aiutato per completare il programma spaziale in corso – che aveva subito due fallimenti - aiuto che Mosca parrebbe aver attivato molto rapidamente ma che certo non può aver portato così in fretta a risultati positivi. Sul piano internazionale, l’Onu ha condannato il lancio mentre gli Stati Uniti hanno dichiarato che quella di Kim Jong-un è di fatto una "sfacciata violazione" delle sanzioni previste a livello internazionale tale da poter “creare destabilizzazione nella regione aumentando la tensione”, per citare le parole della portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale degli Usa, Adrienne Watson. In coreano Malligyong-1 significa Telescopio-1, ed è un satellite da ricognizione nordcoreano che verrà utilizzato per spiare obiettivi sudcoreani e americani. Il primo tentativo di lancio del satellite avvenne il 31 maggio scorso, ma il secondo stadio del razzo Chollima subì un’accensione precoce causando il fallimento della missione. La Corea del Sud aveva quindi tentato di recuperare il resto del razzo, perlustrando l’area del possibile impatto, situata duecento chilometri al largo della costa dell’isola di Eocheongdo (a est della Corea del sud), ma recuperando soltanto una parte dell’involucro esterno del razzo propulsore. Il secondo tentativo ha avuto luogo il 23 agosto e il lancio si concluse nuovamente con un fallimento, questa volta causato da un evento misterioso, ovvero l’innesco dell’autodistruzione di emergenza durante la fase finale del volo. Ora la caccia è aperta per sapere se davvero la Corea del nord ha in orbita un oggetto del peso di 300 kg che viaggia a una distanza da Terra di circa 500 km e che secondo quanto trapelato in questi mesi completerebbe l’orbita terrestre in poco più di 94 minuti.

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Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

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