missili iskander russia
(Russian Defence Ministry)
Difesa e Aerospazio

Macron ed altri rischiano con le parole e con Putin che, al contrario loro, non usa parole a caso

Alle parole del presidente francese sul possibile invio di truppe in Ucraina il Cremlino ha risposto con esercitazioni a base di missili per testate nucleari tattiche, non bussolotti e miccette

Appare sempre più evidente che certi leader politici occidentali, leggete Joe Biden ed Emmanuel Macron, non si rendano conto non tanto della gravità delle cose che dicono - si sa, sotto elezioni si parla troppo e spesso a sproposito - ma soprattutto a chi le dicono. Guarda caso, Putin ha risposto all’aggressività dei toni usati dai due presidenti, che hanno invocato conseguenze a un possibile sfondamento delle linee ucraine e finanche di valutare l’invio di truppe, ordinando l’inizio di alcune esercitazioni per verificare lo stato di prontezza delle forze nucleari tattiche, ovvero quelle non strategiche, che poi sono piccole testate comunque letali basate anch’esse su reazioni di fissione dell’atomo.

Non è una novità, lo scorso anno la Russia schierò alcuni ordigni nucleari tattici in territorio bielorusso, posizionando le testate laddove avrebbero potuto rapidamente essere installate su missili balistici ipersonici a corto raggio “9K720” Iskander (rinominati Ss-26 Stone in codice Nato), cioè missili entrati in servizio nel 2006, quindi relativamente moderni, in grado di colpire fino a 400km. La lettera “K” nella designazione sta per Krylataja, in russo “crociera”. Del resto, nella cultura militare russa, la parte nucleare delle Forze armate è una delle caratteristiche di forza, da sempre usata come deterrente nei confronti della superiorità della Nato in fatto di disponibilità di armi convenzionali. Il Ministero della Difesa russo ha quindi allertato il Distretto militare meridionale presso il quale sono schierate forze navali e missilistiche equipaggiate con mezzi in grado di supportare la gestione di tali ordigni. Per Kiev, la preoccupazione nasce non tanto dal fatto che Putin ordini un’esercitazione, quanto nel fatto che la Russia, storicamente, è maestra nel trasformare queste occasioni in interventi operativi, appunto come “l’operazione speciale”, e poi che in un momento di crisi del fronte possano essere lanciate bombe che provocano danni, morti e anche le conseguenze di un’esplosione nucleare, seppure contenuta nella potenza, che vedrebbe la contaminazione della zona del bersaglio per lungo tempo (oltre all’uranio impoverito delle munizioni e le mine, già un grande problema per il dopoguerra in un Paese che era il granaio d’Europa).

Ma pensare di spaventare Putin con esternazioni come quelle di Macron è follia, ed anche se è vero che la Francia è l’unica nazione europea ad avere un arsenale nucleare, ed era scontato che Mosca avrebbe risposto paventando un’escalation del conflitto con l’uso di armi nucleari tattiche dopo aver diffuso un commento secco: “Le dichiarazioni del presidente francese colpiscono per la loro irresponsabilità e sconsideratezza (…) sono una manifestazione di disponibilità e intenzione di entrare in uno scontro armato diretto con la Russia, il che significherebbe uno scontro militare frontale tra le potenze nucleari”.

Bisogna tuttavia considerare alcuni fatti. Il primo: muovere testate nucleari non è un’operazione semplice e neppure rapida; compierla in modo nascosto è quasi impossibile e sia gli Usa, sia in generale la Nato, controllano attentamente queste operazioni con ogni mezzo disponibile, dalle ricognizioni ai satelliti. Secondo: non è la prima volta che Macron fa queste affermazioni, ma più le fa meno credibilità conserva, a cominciare dal dire che se Mosca vince l’Europa non sarebbe più sicura, facendo finta di non sapere che Putin vuole certamente riprendersi la Crimea e il Donbass, ma soprattutto rovesciare il governo di Zelensky, ma non annettere nuovamente il Paese. Ma dalla Brexit in poi il presidente francese pensa di essere la prima forza militare europea per via del possesso di armi nucleari proprie. E non è un segreto che voglia divenire la guida dell’ipotetico esercito europeo. Infine, se davvero ci fosse l’intenzione di mandare delle truppe francesi in Ucraina, non avrebbe alcun senso farlo dopo uno “sfondamento” del fronte, ma dovrebbero già essere sul posto (oltre i 13.000 mercenari occidentali stimati già in azione), per aiutare a difendere le posizioni chiave del territorio. Anche perché, secondo alcuni canali ucraini, per mantenere il fronte e reagire, a Kiev servirebbe un milione di soldati da arruolare da oggi ai prossimi due anni.

Dunque, bando alle dichiarazioni come quelle di Macron e del segretario della Nato Stoltenberg “La Russia non deve vincere”, e sarebbe molto meglio ricominciare a favorire la mediazione diplomatica.

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Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

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