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(Ansa)
Difesa e Aerospazio

«Colpiremo gli F16 nelle basi Nato»; le parole da Guerra Fredda di Putin, che bluffa

La dichiarazione spaventa la sul campo le cose vanno in maniera molto diversa. Anche se la tensione resta altissima

La frase pronunciata da Vladimir Putin deve suonare come un avvertimento a non superare il limite. “Colpiremo gli F-16 che attaccassero l’Ucraina anche se basati in territorio della Nato”. Prima di abbandonarci all’allarmismo cerchiamo però alcune verità: l’attacco a una nazione Nato significherebbe la possibile - ma non automatica - reazione di tutte le altre. Ma anche il solo decollo di un F-16 con insegne ucraine da una base Nato non per addestramento, scalo tecnico o trasferimento, quindi se armato e diretto contro un bersaglio russo, costituirebbe un atto di guerra condotto dal fronte opposto. E poi c’è un problema di fondo: questi velivoli tanto desiderati da Zelensky ancora non ci sono e, qualora arrivassero nel numero massimo di 60 esemplari come pianificato, non potrebbero mai costituire un’arma finale contro le forze russe. Bisogna quindi ammettere che si tratti di illusione partigiana pensare che possedere gli F-16 significhi automaticamente vincere la guerra o intimidire Putin. Niente cavalleria che arriva a suon di tromba, ma quando finalmente i piloti di Kiev decolleranno si tratterà di un misurato e ben mirato impiego di risorse che, qualora distrutte, non potrebbero essere velocemente rimpiazzate. Ricordiamoci che mentre Putin gli aeroplani li costruisce, gli ucraini devono prenderli da chi glieli può dare, e ormai le nazioni che ne hanno da dismettere di “ancora buoni”, ovvero con ore di volo disponibili, sono meno delle dita di una mano.

Ma Putin ha anche detto altro, definendo "totale assurdità" le accuse secondo cui starebbe pianificando un’invasione verso ovest. Parole certamente più importanti delle precedenti, ma che i media mainstream hanno messo dopo la faccenda dei caccia che Kiev riceverà entro la fine dell’estate, almeno secondo i programmi finora annunciati. Inoltre, il capo del Cremlino ha spiegato: “L’idea che la Russia voglia invadere l’Europa viene diffusa con lo scopo di intimidire la gente e far accettare loro maggiori spese militari.” E ancora: “voglio ricordare che nel 2022 gli Usa hanno speso 811 miliardi di dollari in forniture militari, mentre la Russia soltanto 72.” La possibilità che F-16 ucraini armati possano decollare da basi Nato per colpire la Russia è assurda quanto l’invasione russa, ma l’effetto di ciò che è stato detto da una parte e dall’altra è qualcosa che ci riporta alla crisi dei missili di Cuba del 1962. Forse uno dei guai degli eurodeputati e dei giornalisti più aggressivi nei confronti della Russia. Leggasi troppo filo-Zelensky, è proprio quello di essere troppo giovani oppure di non aver studiato che cosa accadde tra John Kennedy e Robert McNamara da una parte e Nikita Cruscev, Andrej Gromyko e Fidel Castro dall’altra, nell’autunno di 62 anni fa. Siamo pragmatici: a tentare l’invasione russa negli ultimi 250 anni con Napoleone, Hitler e Mussolini, e recentemente a piazzare basi Nato ai confini della Russia siamo stati noi occidentali e non viceversa, almeno se si esclude qualche tentativo russo nel nord Africa. E a nessuno piace avere una minaccia nel giardino accanto al suo. Speriamo che a Bruxelles sia chiaro un fatto, anche se sarà un grattacapo destinato alla prossima Commissione europea: senza un aggiornamento dei trattati istitutivi dell’Unione non potremo mai far nascere la Difesa comune che oggi viene auspicata. E nemmeno senza una politica comune sull’esportazione delle armi, che oggi vede posizioni ancora troppo distanti tra Francia e Germania come tra Belgio e Italia.

Il discorso di Vladimir Putin ha poi visto un’ammissione fatta per motivare l'inconsistenza delle ipotesi di un attacco russo all’Europa, ribadendo ancora che le forze di Mosca non avrebbero mai deciso di invadere l'Ucraina se a Kiev non fosse avvenuto quel colpo di stato che portò alle operazioni militari in Donbass. Arrivando a ricordare che gli accordi di Minsk sono stati un “modo per ingannare la Russia per anni che ci ha costretto a difendere i nostri interessi e quelli del nostro popolo.” Comunque la si pensi, e pur ricordando sempre che attaccare Kiev sia stato un errore di portata storica, ogni frase detta aumentando la tensione porta verso il conflitto globale. Forse tutti dovrebbero ricordare quella pronunciata proprio da Robert McNamara da segretario della Difesa Usa, durante la crisi di Cuba: “Era una notte splendida (…) uscendo dallo studio ovale ho pensato che non sarei mai riuscito a vederne un’altra”.

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Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

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