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(Ansa)
Dal Mondo

Putin, Biden, Trump; il disordine mondiale è alle porte

Dall'intervista al leader russo di Carlson alle prossime elezioni Usa lo scenario è quello di leader deboli e paesi in crisi; il mix peggiore possibile e che ci mette tutti a rischio

L’intervista di Tucker Carlson a Vladimir Putin ha molte parti noiose e parecchie formule propagandistiche, ma lascia emergere alcuni spunti rispetto allo scenario internazionale. Il primo è che se l’intervista è stata realizzata e ha un record di visualizzazioni sulle piattaforme significa che non solo a Mosca ma anche a Washington c’è chi inizia a pensare che sia bene aprire un dialogo per una stabilizzazione. A questo elemento si affianca un altro indizio, l’ottima stampa di cui ha sempre goduto Zelensky inizia a vacillare.

Il leader ucraino viene sempre più spesso rimproverato per alcune sue scelte, come nel caso del licenziamento del supremo capo militare. Un segno che la reazione sul campo di battaglia non sta funzionando bene come si prevedeva. Ciò anche perché la politica americana ci sta mettendo del proprio, con il partito repubblicano che blocca oltre 60 miliardi di aiuti militari a Kiev.

Se mettiamo tutto insieme appare chiaro che l’inerzia non è più a favore della riconquista ucraina dei territori occupati dalla Russia tanto quanto lo era un anno fa. Sul mondo incombe come una scure l’elezione presidenziale americana che, da qualunque lato la si guardi, non offre certezze confortanti.

Trump controlla il GOP, che si è trasformato da partito repubblicano-conservatore in partito populista-isolazionista. Il partito dipende da Trump, nessuno riesce ad avere una base leale come il tycoon, ma ciò aliena molte simpatie di indipendenti e moderati mettendo a rischio una vittoria possibile. Trump, inoltre, ha un programma che può essere molto duro per noi europei: dazi, meno contributi alla NATO, pace con la Russia senza investire su una adeguata deterrenza verso Mosca nel futuro. Ma le cose non vanno meglio nel campo avversario.

I democratici sono divisi in due tronconi, quello moderato che fa capo a Biden e quello radicale della nuova sinistra, dunque il partito è esposto a continue negoziazioni interne. Biden appare inoltre un leader stanco, poco brillante e se è riuscito, grazie alla Fed, ad evitare una recessione ha raccolto magri risultati in politica estera. La fallita controffensiva ucraina, gli attacchi Houthi, Israele che non risponde più a Washington nella sua offensiva contro Hamas. Troppe indecisioni, troppi temporeggiamenti e gli avversari dell’Occidente prendono coraggio. Per ora regge il fronte del Pacifico, ma quanto una Cina anch’essa indebolita sarà disposta a restare ferma a guardare? La politica estera di Biden non sarà ricordata per i successi. E a novembre, nonostante i tribunali e le squalifiche legali, Trump rischia di giocarsela ancora proprio per la debolezza di Biden.

Il disordine mondiale è alle porte, mentre Putin, in questa nuova intervista, continua a sconsigliare la divisione del mondo in due tra Cina e USA (il cosiddetto decoupling) e per farlo comunica agli europei quanto disastroso per la loro economia sarebbe questo stato di cose. E su questo potrebbe anche avere ragione, tanto che in molti in Europa e in America frenano all’idea di un decoupling.

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Lorenzo Castellani