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(Ansa)
Difesa e Aerospazio

Aspides, i dettagli della complicata missione europea contro gli Houthi

Uomini, navi, mezzi, e perché all'Italia è stato affidato il comando di una missione quanto mai delicata per ragioni militari ed economiche

È una missione complessa questa Eunavfor Aspides (in greco significa scudo), approvata il 18 febbraio da parte dei Paesi dell’Unione europea, operazione alla quale ha dato il via il Consiglio affari esteri composto dai ministri degli esteri di tutti gli stati membri dell’Ue e alla quale è stato assegnato un budget iniziale di 8 milioni di euro e prevista una durata di almeno un anno. Ora i prossimi passaggi saranno le approvazioni del Consiglio europeo e del Parlamento. Complessa perché si tratta di un’operazione navale e militare per proteggere le unità mercantili che transitando nel Mar Rosso sono esposte agli attacchi dei ribelli Houthi, che fino a oggi hanno colpito una ventina di navi, delle quali una, la britannica Rubymar (battente però bandiera del Belize), è quasi affondata.

L’incarico non prevede la possibilità di prevenire gli attacchi se non in modo passivo, esercitando la deterrenza e non effettuando missioni preventive di distruzione delle armi utilizzate. Come invece fanno Stati Uniti e Gran Bretagna. Ovvero, le unità navali impegnate in Aspides potranno abbattere missili e droni, colpire qualsiasi altra arma o barca diretta contro le navi mercantili ma non eseguire missioni in territorio yemenita. Differente, invece, il caso in cui gli Houthi dovessero minacciare direttamente la sicurezza delle nostre navi, e in quel caso la salvaguardia dell’equipaggio comporterebbe scelte differenti.

A definire le regole è il mandato delle Nazioni Unite e il rispetto dell’articolo 42 del Trattato dell’Unione europea, che però è stato aggiornato nel 2009 e nel 2016, quando il mondo era molto differente rispetto a oggi. Altra complessità deriva dall’area delle operazioni che è enorme e si estende tra lo stretto di Bab el-Mandeb e Hormuz, includendo Mar Rosso, Arabico, Golfo di Aden, di Oman e Golfo Persico. E questo rende le cose difficili perché impone lo schieramento di un notevole numero di unità navali.

L’idea di creare Aspides fu avanzata due mesi fa da Italia, Francia e Germania proprio come azione difensiva, diversa quindi dall’operazione Prosperity Guardian che poi aveva seguito la missione Poseidon Archer, simile a quella europea. Ma come e fino a quando Aspides potrà rimanere “difensiva” è difficile da prevedere. Le operazioni saranno dirette dalla base greca di Larisa (a poco più di 200 km a nordovest di Atene), dove a decidere su strategie e coordinamento sarà il commodoro greco -massimo grado della marina - Vasilios Griparis, mentre le forze in mare saranno comandate dal nostro contrammiraglio Stefano Costantino che opererà dal cacciatorpediniere Caio Duilio (D554).

Il nostro alto ufficiale è esperto, avendo, tra gli altri incarichi, già assunto il comando della missione Agenor che serviva per garantire sicurezza alle navi in transito nello Stretto di Hormuz. Le decisioni di Costantino dovranno coordinarsi con quelle dei comandanti di altre missioni in corso come Eunavfor Atalanta, per l’antipirateria nel Golfo di Aden e nell’Oceano Indiano, e quindi anche con il comando Usa che guida Prosperity Guardian insieme con la Royal Navy. Attualmente l’Italia ha inviato la fregata Federico Martinengo (F596), che ha sostituito la Virgilio Fasan (F591) che era in azione da dicembre. Cresce anche l’idea di assicurare alle unità di superficie una copertura aerea capillare grazie a velivoli per guerra elettronica G550 Caew appartenenti al 14° Stormo dell’Aeronautica Militare, togliendoli dalle attività attuali concentrate nei settori dell’Est europeo e del Mediterraneo meridionale, dove il lavoro potrebbe essere svolto dai velivoli senza pilota (droni).

Certo, i nostri Caew dalle parti del Mar Rosso sarebbero di grande aiuto per le loro capacità di sorveglianza aerea, perché potrebbero fare da postazione di comando volante, controllando al contempo le comunicazioni radio per scoprire, in anticipo, se gli Houthi stanno preparando nuovi attacchi. Ma su questo si possono facilmente prevedere reazioni non proprio entusiaste da parte egiziana e israeliana, che potrebbero considerarle interferenze a quanto stanno facendo nello stesso scenario. Quanto alle dotazioni del Caio Duilio, che incrocia da quelle parti dall’inizio di febbraio, dispone di missili antiaerei con gittata fino a 120 km, di mitragliatori rapidi, lanciasiluri e della piazzola per l’elicottero, tipicamente (ma non soltanto) uno SH90. La flotta comandata da Costantino sarà composta anche dalla fregata Hessen della Marina Militare tedesca, salpata giovedì scorso dal porto di Wilhelmshaven (Mare del Nord), con circa 240 soldati a bordo, la belga Louise-Marie e una delle due unità francesi che lasceranno il Mar Rosso per portarsi a sud, oltre lo stretto di Bab El Mandeb, presumibilmente la Alsace o la Languedoc, che ha già sparato contro droni Houthi nelle scorse settimane. A queste potrebbero unirsi navi attualmente impegnate nella missione Agenor e battenti bandiera di Portogallo, Grecia, Olanda e Danimarca.

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Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

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