Toscana: "Allagamenti e frane? Non si potevano evitare"
Gli esperti: "almeno una volta l'anno la Toscana sarà colpita da un evento simile"
La situazione in Toscana sta lentamente tornando alla normalità. L’acqua che ha allagato città e campagne e ha distrutto strade e ponti del grossetano, si sta lentamente ritirando lasciando dietro di sé fango e un paesaggio completamente deturpato e distrutto.
Panorama.it, ha intervistato tre esperti per riuscire a capire come e se l’allagamento dei centri abitati della Maremma poteva essere scongiurato e che cosa sta cambiando a livello climatico nei territori toscani.
1- Maria Sargentini, geologa, Responsabile pianificazione territoriale e paesaggio della Regione Toscana.
L’alluvione in Maremma si poteva evitare?
No, non si poteva in alcun modo evitare. Forse era possibile attenuarne gli effetti disastrosi. Ma sia chiaro neppure poi molto. La quantità di acqua che è caduta in pochissime ore è stata elevatissima e nessuna struttura artificiale oppure torrenti o fiumi, sarebbero stati in grado di arginare il volume dell’acqua ed impedire l'allagamento dei centri abitati.
Gli argini dei fiumi, i fossi che dividono i campi coltivati che devono convogliare l’acqua nei torrenti, sono sempre più spesso abbandonati a sé stessi. Una corretta manutenzione forse poteva “attenuare” la violenza dell’acqua?
Sì, questo è vero. In generale la manutenzione dei fossi e dei torrenti diventa importante in un evento piovoso intenso, ma in questo caso non sarebbe stata sufficiente o comunque fondamentale, per scongiurare un disastro simile. Neanche il sistema fognario, se pur dei più efficienti, avrebbe mai potuto tenere un quantitativo simile di pioggia. Dopo l’alluvione in Lunigiana, la Regione ha vietato l’edificazione in zone a pericolosità elevata, nelle aree di pertinenza fluviali che devono essere lasciate libere perché allagabili. La Regione ha inoltre posto dei limiti nelle zone pericolose ma questo comunque non basta per evitare eventi simili, occorre anche un uso corretto del rimanente territorio da parte anche del singolo cittadino.
Resta il fatto che la Toscana, come molte altre regioni e territori italiani, ha bisogno di interventi di manutenzione costante e soprattutto di fondi per poterli realizzare. Però, i toscani come tutti gli altri italiani, devono imparare a convivere con queste improvvise e violente precipitazioni e con lunghi periodi di siccità. Purtroppo negli ultimi 20 anni eventi così importanti si sono verificati costantemente, tutti gli anni, in aree diverse della Toscana.
Quali sono le zone più esposte a rischi?
Lunigiana e Garfagnana, sono bacini che arrivano rapidamente al mare e questo implica un veloce e violento trasferimento della pioggia da monte a valle. La rapidità della discesa al mare implica in questi territori una maggiore propensione alle frane e smottamenti. Una zona a rischio frane è anche quella interna del grossetano e del senese. Queste aree hanno caratteristiche geomorfologiche diverse dalla Lunigiana o dalla Garfagnana ma lo stesso pericolo elevato di frane. L’impatto dinamico è più violento quanto è più ripido il terreno. Ma le frane, purtroppo, non si registrano solamente nell’immediato dell’evento. Il dissesto del terreno a seguito di un evento piovoso importante come quello della Maremma si manifesta anche nelle settimane successive. Proprio come è avvenuto sia in Garfagnana che in Lunigiana.
2 - Bernardo Gozzini, Respensabile scientifico consorzio Lamma.
La Toscana è da sempre considerata una delle Regioni d’Italia con condizioni climatiche più favorevoli. Come e che cosa è cambiato negli ultimi anni?
C’è stato ed è in atto, negli ultimi 18 anni, un importante cambiamento climatico che ha portato anche ad un’alterazione pluviometrica ovvero delle piogge. Mentre è visibile e soprattutto percettibile il cambiamento delle temperature, sono molto meno visibili le modifiche che riguardano le precipitazioni piovose. Il cambiamento della temperatura nella Regione Toscana dal 1994 ad oggi ha segnalato un’ anomalia media di +06 /+07 gradi su tutto il territorio regionale. Ad esempio in Lunigiana e Garfagnana questo aumento è arrivato anche a + 1,2 gradi centigradi.
Cosa composta questo aumento della temperatura in queste zone considerate a rischio?
La Versilia è la zona più piovosa di tutta Europa insieme al Friuli Venezia Giulia con una media di precipitazioni annue di 2. 600 millimetri. Buona parte delle precipitazioni interessano le Alpi Apuane. Ma la Toscana è anche terra di contraddizioni climatiche perché a soli 270 chilometri dalla Versilia c’è la Maremma che invece è considerata la zona siccitosa, l’area meno piovosa dell’intera regione con soli 600 millimetri di pioggia all’anno. Purtroppo l’aumento delle temperature implica un aumento sostanziale del vapore acqueo nell’atmosfera che genera eventi violenti e improvvisi come quelli che si sono verificati nel grossetano solo poche ore fa. Questa modifica della temperatura comporterà anche per il futuro il verificarsi, sempre più frequentemente di periodi di forte siccità che poi lasceranno spazio a violenti e imponenti, per quantità, rovesci di pioggia. Dunque, i cittadini devono comprendere che anche la pioggia si è modificata.
Le precipitazioni, infatti, sono diminuite del 10% a livello annuale negli ultimi 20 anni. Ciò è molto più evidente nella stagione invernale. Nel 2010 o 2011 è piovuto pochissimo ma si è verificato anche l’alluvione della Lunigiana. In Maremma, in 36 ore, sono caduti 400 millimetri di acqua quella che normalmente dovrebbe cadere in 6 o 7 mesi. Queste precipitazioni non vanno a riempire le falde ma dopo aver saturato il primo strato di terreno, si riversano direttamente in mare, non alimentando così il terreno che rimane arido.
3 - Massimo Perna, ricercatore consorzio Lamma.
Smottamenti e frane. Dall’alluvione del 1996 che colpì la Garfagnana, la Toscana sta modificando lentamente la sua morfologia. I terreni stanno “cedendo”?
Le frane, ovviamente sono dovute ad una fragilità del terreno che però coinvolge solo lo strato più superficiale del suolo. Quei fenomeni distruttivi evidenti che si registrano durante queste alluvioni o precipitazioni molto elevate, si possono verificare anche a basse profondità ma riescono comunque a ad avere una potenza distruttiva tale da modificarne l’aspetto morfologico.
Si tratta di fenomeni superficiali che negli ultimi anni hanno prodotto numerose devastazioni in particolare dell’aree a nord della Toscana come la Lunigiana o la Garfagnana. Ma non ci si deve impressionare perché le frane o gli smottamenti sono fenomeni naturali, conseguenze naturali di eventi piovosi di questo tipo. Non dobbiamo dimenticarci che la terra è viva ed in continuo movimento. Si muove anche quando noi non lo percepiamo. La concentrazione delle piogge rende il fenomeno solo molto più evidente.
Aree boschive e cementificazione. Ad ogni alluvione o frana si punta il dito sulla costruzione selvaggia e incontrollata effettuata su alcune aree verdi..
La cementificazione specialmente nelle zone a clivi, è devastante perché impedisce al terreno di far penetrare l’acqua. Le zone boschive, però, non sono una garanzia. Frane importanti o smottamenti significativi hanno riguardato anche queste aree interamente piantumate. Perché? Semplicemente sono state abbandonate oppure gestite in modo errato. Fenomeni franosi intensi e devastanti, in zone boschive, si sono verificati ad esempio ad Aulla solamente due anni fa, nel 2010.