carlo conti
(Ansa)
Televisione

Per il dopo Amadeus la Rai sceglie Carlo Conti e non il coraggio di osare

Si stanno delineando i giochi futuri in Viale Mazzini dopo l'addio del conduttore principe di Sanremo ed Affari Tuoi

Sembra il giorno della marmotta: una volta partito Amadeus, potrebbe riapparire Carlo Conti all’Ariston. E insomma la scena si ripete, i giri di valzer pure. Già, dopo l’addio di Mister 100 milioni di euro (in pubblicità, ma vabbè), riecco l’uomo per tutte le stagioni trascinato per la giacchetta sul palco del Festival di Sanremo. Sarà vero? Ma, soprattutto, com’è possibile che nel 2024 la Rai goda così vanamente a crogiolarsi nel déjà vu? Dicono che questa sia una scelta rassicurante, qualcuno sostiene sia addirittura intelligente. E che insomma non ti sbagli con uno come Conti che in 40 anni di carriera ha condotto qualunque programma da La Corrida a Tale e Quale Show passando da Miss Italia, L’Eredità e ritornando sempre a risplendere con dieci fortunate edizioni de I Migliori Anni, una specie di karaoke per immagini delle canzoni e dei personaggi che amiamo da tutta la vita. Facile fare audience così, si potrebbe obiettare. Troppo scontato sfruttare la nostalgia e i tuffi carpiati nella giovinezza degli Italiani. Difficilissimo, quasi eroico però, riuscirci per 84 volte di seguito (siamo alla puntata n° 84, il prossimo sabato arriva l’ottantacinquesima: evviva).

Secondo Fiorello vince, semplicemente, il fascino dell’usato sicuro: «Le autostrade sono spianate. Carlo è stato contattato per Sanremo 2025, ci sta pensando. Posso dire la mia? Dopo Amadeus bisogna andare sul sicuro e Carlo Conti è il sicuro». Ma va?

«Perché Conti, il ragionier Carlo Conti? Ormai è diventato il conduttore principale della principale rete televisiva italiana e non si capisce il perché». Se lo chiedeva Aldo Grasso sul Corriere della Sera il 2 gennaio 2009 e, dopo 15 anni, siamo punto a capo: ma che c’ha di così speciale Carlo Conti?

Vallo a sapere. Di certo non è chiaro perché in Rai, indipendentemente da chi vince le elezioni, sia sempre vietato rischiare, sperimentare o semplicemente svecchiare una trasmissione o un punto di vista sul mondo. Possibile che la tivù pubblica debba servirci solo minestre riscaldate, bancari e/o geometri e mai neanche un brivido di novità?

Carlo Conti potrebbe raccogliere l’eredità bulgara di Ama (il 75% di share) e a “soli” 63 anni si appresterebbe a condurre Sanremo 2025; questo, dopo aver già dato in tre edizioni di fila (2015-2016-2017) risultati sorprendenti. D’altro canto il suo pubblico è composto perlopiù da sessantenni, potrebbe funzionare. Ma è lui il primo a essere conscio dei suoi limiti e se lo chiami e gli chiedi se è vero lui risponde: «Cercherò di capire se il mio orecchio e la mia testa sono ancora moderni per la scelta delle canzoni, che è la cosa più importante per Sanremo». Sempre che Lucio Presta non riesca a sponsorizzare Paolo Bonolis o Antonella Clerici, ultima donna al timone nel 2010 e co-conduttrice con Amadeus nel 2020 ma assai poco quotata, ormai, a dar retta ai bookmaker.

A questo punto infatti non è chiaro perché, scartati i nomi di Alessandro Cattelan (43 anni) e Stefano De Martino (34, ma già pronto per Affari tuoi) per Sanremo non si metta da parte una fin troppo facile posizione reazionaria e si punti piuttosto su una donna. In effetti, 54 edizioni su 66 sono state affidate a uomini mentre solo nel 1986 Loretta Goggi incoronava vincitore Eros Ramazzotti con Terra promessa e nel 2017, finalmente, si faceva rivedere Maria De Filippi, la signora che ha fatto del festival quello che i più velenosi definiscono l’Airbnb dei vincitori di Amici.

Sì, ma ora? Si vocifera di Alessia Marcuzzi e Ilary Blasi, perfino. Campionesse di popolarità, certo. Solo che c’è qualcuno che se l’è legata al dito, che proprio non ha mandato giù l’esclusione di quest’anno: la comica sarda Geppi Cucciari aspirava all’Ariston ma Ama le ha preferito Teresa Mannino e quindi ciao. Vuoi vedere che il 2025 sarà l’anno della rivincita? Questa volta il suo manager Beppe Caschetto potrebbe spuntarla facendo felici lei, ma anche tutte noi. Coraggio.

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Ilaria Bellantoni

Avrebbe dovuto fare la maestra di sci, invece si è messa a scrivere. Duraniana e juventina, è famosa per fare domande imbarazzanti in ognuna delle quattro lingue che conosce. Laureata vanamente in scienze politiche, si occupa da sempre di costume e spettacolo e ha lavorato come caposervizio a Max, Myself, Glamour, GQ e Vogue Italia. Ha due figli (Berenice e Vittorio) e un golden retriever (Rio). Dopo aver pubblicato un libro, Lo chef è un Dio (Feltrinelli), è stata ghost writer di celebrità e politici e porta in giro il Festival della Parola Reloaded. Vive a Milano, ma sogna di trasferirsi in una villa a Ko Phangan. O in una baita a Courmayeur.

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