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Salute

La voce ci dice se stai per avere un infarto

Uno studio Usa apre a nuove conoscenze per cercare di prevenire gli attacchi di cuore che restano prima causa di morte in Italia

Alcune persone affermano di essersi accorte che la voce di un loro caro deceduto era cambiata diverse ore prima della morte per infarto. Succede per esempio di sentire quella persona al telefono, di avvertire che la voce è cambiata, per poi apprendere che ha avuto un infarto la mattina successiva. Gli scienziati non conoscono la causa con precisione, tranne che in alcuni casi precisi.

Per esempio, nella cosiddetta sindrome di Ortner, il nervo laringeo viene compresso dal gonfiarsi di un’arteria polmonare per problemi cardiaci e la voce appare rauca. In generale, il sistema nervoso autonomo, quello che controlla le funzioni involontarie, regola la laringe, come pure molti aspetti del sistema cardiovascolare. Quindi è perfettamente possibile che la voce possa fornire indizi su come sta funzionando il sistema nervoso autonomo e, per estensione, il sistema cardiovascolare.

Fatto sta che dopo ricerche di anni su come prevedere un infarto sulla base delle caratteristiche della voce, lo sviluppo degli algoritmi e l’intelligenza artificiale ha permesso di realizzare uno strumento tecnologico per predire la probabilità che una persona possa avere problemi cardiaci causati da occlusione delle arterie. In uno studio presentato alla settantunesimo congresso dell’American College of Cardiology, ricercatori della Mayo Clinic di Rochester (Usa) hanno dimostrato che un algoritmo da loro costruito diagnosticava problemi cardiaci. Se quest’ultimo, infatti, attribuiva un alto valore alla frequenza della voce di un paziente, allora la probabilità di soffrire di cardiopatie ischemiche provocate da ostruzioni alle arterie coronariche era 2,6 volte maggiore di un altro paziente che aveva sufficiente apporto di sangue e di ossigeno al muscolo cardiaco.

Anche se questa tecnologia non è ancora pronta per l’uso nella pratica clinica, ci si può aspettare che l’analisi della voce costituirà uno strumento potente per identificare un paziente che ha bisogno di essere monitorato con attenzione, soprattutto quando il monitoraggio deve avvenire a distanza con la telemedicina. Negli atti del congresso, i ricercatori scrivono che l’analisi della voce non è pensata per sostituire il medico ma per fornire a quest’ultimo un ulteriore strumento che migliorerà le diagnosi.

Alla messa a punto di questo strumento diagnostico hanno partecipato 108 pazienti che si sono sottoposti ad angiogramma e ai quali è stato chiesto di registrare la propria voce per 30 secondi in tre diverse situazioni: lettura di un testo, racconto di una esperienza positiva e di una negativa. L’analisi della voce riguardava circa 80 caratteristiche dalla frequenza all’intensità alla cadenza. L’algoritmo era stato addestrato su un insieme di addestramento di circa 10mila campioni vocali in Israele con sei caratteristiche correlate a qualsiasi alterazione anatomica o funzionale delle arterie coronarie, i vasi che irrorano il muscolo cardiaco.

Questa tecnologia ha il potenziale di essere usata in remoto come si fa con i braccialetti bluetooth. Basta comunque una registrazione con uno smartphone per permettere una analisi vocale a distanza. Va notato che l’adozione di dispositivi digitali in cardiologia si sta evolvendo rapidamente. Basti pensare che allo stesso congresso è stata presentato un dispositivo collegato a uno smartwatch che individua le aritmie con una precisione del 94 per cento. Tutti questi apparecchi possono lavorare sinergicamente insieme su uno stesso paziente formando uno strumento diagnostico ancora più efficace.

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Luca Sciortino