Nika iran
(Ansa)
Politica

Il silenzio complice dei pro Gaza sulle morti in Iran

Manifestazioni e tendopoli negli atenei per quanto succede tra Hamas ed Israele ma silenzio e nulla per i ragazzi uccisi a Teheran. Per un motivo banale e che dice tutto sul livello delle occupazioni

Ieri mi sono imbattuto nei post di un account instagram, giovanipalestinesi, in cui viene annunciato un nuovo moto di protesta contro Israele negli atenei italiani: «Intifada delle università! 15 maggio, accampiamoci nei cortili degli atenei», invito a cui è seguito un testo di spiegazioni su cose già sentite.

Pochi minuti dopo un telegiornale raccontava la storia di Nika Shakarami, la 16enne iraniana prima violentata e poi uccisa dalla Polizia Morale dell’Iran. La colpa della ragazza è stata quella di essere scesa in strada a manifestare contro l’uccisione di Mahsa Amini, l’altra giovane iraniana di cui tutti abbiamo sentito parlare, ammazzata di botte perché indossava male il velo islamico. Poi ho letto anche di Toomaj Salemi, anche lui un giovane iraniano, un rapper, come quelli che nel regime fascista italiano in cui viviamo (secondo alcuni) ieri hanno potuto dire la loro, senza alcun tipo di limiti e censure dal palco del concerto del 1 maggio. Purtroppo però Salemi vive in Iran, dove il regime vero e violento esiste e così lo hanno condannato a morte e probabilmente verrà impiccato. La colpa dietro al cappio che gli strozzerà il collo è di aver protestato per chiedere libertà.

La protesta non mi infastidisce, anzi, la protesta è sacrosanta. Quella di Mahsa, quella di Nika e quella di Toomaj dobbiamo capirla, urlarla, portarla con noi magari andando sotto le ambasciate ed i consolati iraniani gridando che i ragazzi non si uccidono per le loro idee, perché vogliono vestirsi, pettinarsi, cantare amare come vogliono. Ma in Italia di tutto questo non c’è traccia. Nei collettivi, nei centri sociali, nella sinistra delle bandiere rosse sembra che l’Iran non esista. Perché?

Cari giovanipalestinesi.it perché la tendopoli invece che farla nelle università italiane non la fate, anche solo per un giorno, davanti alle sedi diplomatiche del paese degli ayatollah? Perché su questo non assillate consigli di istituto e rettori? Perché su questo tacete? Non è grave? Cos’hanno di diverso Mahsa, Nika e Toomaj rispetto ai giovani di Gaza che portate in palmo di mano?

Io una spiegazione me la sarei data. Perché fate parte di quel movimento, di quel pensiero culturale e politico per cui il principale nemico del mondo sono gli Stati Uniti d’America e, a cascata, tutto quello a cui Washington è collegato, come Israele. Insomma, per voi uno Yankee è peggio di un Ayatollah, lo è sempre stato, sempre lo sarà.

La vostra è una protesta, sempre la stessa da decenni, per partito preso, sempre dalla stessa parte, anzi, sempre contro gli stessi. È quindi una protesta a prescindere che dà l’esatta idea di quello che alla fine sarà: nient’altro che una sorta di campeggio di inizio estate, con la chitarra, qualche canna, tanti sorrisi, insomma una festa di adolescenti. Mentre a Teheran ammazzeranno altri ragazzi come voi, con il benestare del vostro silenzio complice.

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Andrea Soglio