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Politica

Le rassicurazioni di Draghi non placano le polemiche sul catasto

Il premier dice che «le tasse non aumenteranno» la la maggioranza è spaccata

Continua lo scontro politico sulla riforma del catasto. Dopo l’approvazione per un solo voto in commissione Finanze alla Camera, settimana scorsa, il centrodestra e il centrosinistra sono ancora in rotta di collisione per quanto riguarda la delega fiscale. Dopo la prima votazione che ha spaccato in due la maggioranza, il presidente della commissione Finanze alla Camera, Luigi Marattin, ha tentato di minimizzare l’accaduto, ma le tensioni a distanza di alcuni giorni sono ancora forti e non accennano a placarsi, soprattutto in vista delle votazioni di domani.

Le posizioni dei due schieramenti sono chiare e ben delineate. Per la sinistra l’obiettivo di questa mappatura è quello di riportare equità nel panorama immobiliare italiano, escludendo qualsiasi aumento di tasse in futuro. A dare manforte allo schieramento ci ha pensato oggi il Premier, Mario Draghi, che da Bruxelles ha ribadito come "Nessuno pagherà più tasse". Concetto già più volte espresso durante gli ultimi mesi del 2021, nonostante le persistenti critiche.

Di parere diametralmente opposto è invece tutto il centrodestra che continua a ribadire che per come è stato impostato l’articolo sul catasto il governo attuale (o futuro) potrà aumentare le tasse per far cassa. Ad appoggiare questa linea c’è anche presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa, che ha più volte ribadito come “l’incremento dell’imposizione immobiliare è l’obiettivo dichiarato della revisione del catasto, come può leggersi nella relazione del ministero dell’Economia e delle Finanze che accompagna il testo governativo. Un testo, peraltro, che è irricevibile anche nel merito, sia per la sua estrema (e quindi pericolosa) genericità, sia per la sua connotazione fortemente patrimoniale”. Ma Confedilizia non è l’unica critica nei confronti della riforma. Il presidente di Federproprietà, Giovanni Bardanzellu e il responsabile del settore Finanze e Tesoro, Riccardo Pedrizzi ritengono infatti che "il testo nasconde la volontà di realizzare una vera e propria tassa patrimoniale, come si era intuito, già dalla scorsa estate, con quell'atto di indirizzo del Mef a tutte le amministrazioni dello Stato, nel quale si imponevano nuove soluzioni tecnologiche di censimento e per la mappatura degli immobili". Ma non solo perché anche Lettera 150, il think tank costituito da oltre 300 tra professori universitari, magistrati, professionisti ritengono che "la riforma del catasto sia prima di tutto inutile. Se l'obiettivo è aggiornare le classificazioni catastali alla realtà, è già in vigore una norma, contenuta nella legge finanziaria per il 2005 (n. 311/2004, art. 1, commi 335 e 336), che attribuisce ampi poteri alla Agenzia del Territorio e ai comuni". Per quanto riguarda invece il censimento degli immobili abusivi sconosciuti al fisco, il gruppo sottolinea come “sono in vigore dettagliate norme che attribuiscono poteri di controllo ai comuni anche mediante le tecnologie a disposizione come i droni". Per poi concludere ritenendo poco credibile "la assicurazione secondo cui i nuovi valori catastali non saranno utilizzati a fini fiscali: a cosa dovrebbero servire questi nuovi valori, che per altro sono già ufficiali attraverso le rilevazioni di un ufficio apposito della agenzia, l'Osservatorio del Mercato Immobiliare? Si vuole piuttosto rispondere all'invito della Commissione europea ad aumentare l'imposizione fiscale sulla casa".

Un nuovo catasto dal 2026: le novità dell’articolo 6

L’articolo 6 sul catasto, contenuto all’interno della delega fiscale prevede come si debbano “attribuire a ciascuna unità immobiliare, oltre alla rendita catastale determinata secondo la normativa attualmente vigente, anche il relativo valore patrimoniale e una rendita attualizzata in base, ove possibile, ai valori normali espressi dal mercato”. Si prevedono inoltre anche dei “meccanismi di adeguamento periodico dei valori patrimoniali e delle rendite delle unità immobiliari urbane, in relazione alla modificazione delle condizioni del mercato di riferimento e comunque non al di sopra del valore di mercato”, continua il testo. Il problema è che nelle grandi città così come nelle località turistiche i valori fiscali sono circa la metà rispetto a quelli di mercato. Questo significa che con il nuovo calcolo le aliquote delle imposte, come l’Imu, cresceranno notevolmente (secondo alcune stime sulle seconde case l’aumento potrebbe arrivare fino al 125%). Senza poi calcolare che una rivalutazione del mattone avrebbe effetti negativi anche sull’Isee, dato che molte agevolazioni fiscali si basano su un determinato livello dell’indicatore della situazione economica equivalente, nella quale rientrano anche gli immobili. E dunque dal 2026 (anno previsto per la fine della mappatura) gli italiani potrebbero trovarsi con un nuovo catasto tutto all’insegna di nuove tasse, se l’articolo 6 della delega fiscale venisse approvato, senza modifiche, anche dal Parlamento.

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Giorgia Pacione Di Bello