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(Ansa)
Politica

Dietro le polemiche sulla delega fiscale c'è il Pd che ignora i lavoratori autonomi

Le parole di elly Schlein e l'atteggiamento dei sindacati mostrano una mentalità di una politica lontana dallarealtà

Ridurre gli scaglioni Irpef abbassando la tassazione per la fascia di reddito compresa tra i 15 e i 28 mila euro, tagliare 125 miliardi tra detrazioni e deduzioni fiscali e ridurre l’Ires al 15% per le imprese che investono e assumono in Italia. Questi alcuni dei punti principali su cui ruoterà la riforma fiscale che ha iniziato il suo iter ieri con l’approvazione in Cdm del testo sulla delega. "Con il nuovo fisco delineiamo una nuova idea di Italia, vicino alle esigenze dei contribuenti e attrattivo per le aziende. La riforma contiene una visione complessiva e programmatica che premia la lealtà e la responsabilità del contribuente, gettando le basi per un nuovo rapporto di fiducia con il fisco. Grazie alla riforma del sistema fiscale abbassiamo le tasse, aumentiamo la crescita e l'equità, favoriamo occupazione e investimenti", scrive la Premier, Giorgia Meloni, in un post sui social.

I cardini della delega fiscale

Partiamo con il dire che ieri è stata approvata la delega fiscale, cioè la cornice generale dentro cui verrà scritta la riforma fiscale. I dettagli delle misure (numeri, aliquote, ecc) non sono dunque presenti nel testo, dato che saranno oggetto, entro 24 mesi dalla data in vigore della legge, dei prossimi decreti attuativi.

Entrando nel merito dei contenuti della delega non si può non partire dalla riforma dell’Irpef che prevede una riduzione delle aliquote fiscale da 4 a 3 e l’obiettivo della flat tax per tutti. "Attualmente ci sono quattro aliquote Irpef, la minore è 23, la maggiore è 43. L'idea che abbiamo è che la più alta rimarrà a 43 ma ridurremo il numero delle aliquote esistenti portando una minore tassazione proprio alla classe media e medio-bassa: la fascia di reddito 15-28 mila euro è quella che avrà maggiori benefici da questa delega fiscale". Lo ha detto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all'Attuazione del programma, Giovanbattista Fazzolari, ospite di Bruno Vespa su Rai Uno. Inoltre, viene garantita la razionalizzazione e la semplificazione dell’intero sistema Irpef (redditi agrari, fabbricati, finanziari, da lavoro dipendente, autonomo, d’impresa e diversi), l’equiparazione della no tax area per lavoratori dipendenti e pensionati, il riordino delle aliquote Iva e la revisione delle tax expenditures, (oggi più di 600 voci). Su questo punto il lavoro è complesso e delicato dato che le voci di detrazioni e deduzioni contribuiscono ad abbassare la bolletta fiscale dei contribuenti. Per il momento si sa solo che ci saranno delle forfetizzazioni in base al reddito, fino ad arrivare allo scaglione che non avrà diritto a nessuna agevolazione fiscale (eccezione fatta per le spese sanitarie, gli interessi passivi e poco altro).

Per quanto riguarda le imprese è prevista una riduzione dell’attuale aliquota Ires (attualmente prevista al 24%) per chi investe e\o assume. Obiettivo: favorire la crescita economica e l'aumento della base occupazionale, con particolare riferimento ai soggetti che necessitano di maggiore tutela, come le persone con disabilità. Altre novità riguardano la graduale eliminazione dell’Irap, una lotta all’evasione che passa attraverso l'istituzione di un concordato preventivo biennale e il rafforzamento dell’adempimento collaborativo e una revisione delle sanzioni penali tributarie. La norma in questo caso vuole potenziare gli effetti premiali connessi all'adesione all'adempimento collaborativo, prevedendo l'individuazione di specifiche misure di alleggerimento delle sanzioni penali tributarie per chi aderisce al regime e ha "tenuto comportamenti non dolosi e comunicato preventivamente, in modo tempestivo ed esauriente, l'esistenza dei relativi rischi fiscali".

PD e M5S contro la delega fiscale

In modo del tutto scontato PD e M5S si sono scagliati contro il testo della delega fiscale definendolo non equo e troppo dispendioso. La segretaria del PD, Elly Schlein, a margine del congresso della Cgil di ieri ha dichiarato di essere molto preoccupata soprattutto dall’idea “di mettere insieme le aliquote centrali: rischia di avvantaggiare le fasce di reddito già più alte. Noi vogliamo un sistema in cui valga la progressività fiscale e anche l'equità orizzontale. La flat tax mette in competizione lavoratori dipendenti e autonomi a parità di salario, non è questo che vogliamo, anzi, è emerso che dovremmo estendere un set di tutele che valgano sia per i dipendenti che per i lavoratori autonomi”. Interessante visione, sugli autonomi, dato che proprio il PD, anche in questa legislatura, si è sempre mostrato contrario al provvedimento dell’equo compenso ai professionisti. Norma che nonostante voglia soltanto garantire un salario minimo agli autonomi, tutelandoli dalla stessa PA che molto spesso gli chiede di lavorare gratis, non trova l’appoggio del PD che però continua a battere i pugni sul tavolo per l’introduzione di un salario minimo per i lavoratori dipendenti.

Da ricordare come l'Italia conta su un sistema di contrattazione collettiva molto diffuso e strutturato che da garanzie alla maggioranza dei lavoratori dipendenti (nel 90%) e la direttiva dell’Ue prevede azioni correttiva se il tasso di copertura della contrattazione collettiva è inferiore ad una soglia dell’80%. Garanzie contrattuali che non si riducono soltanto al salario minimo ma che comprendono anche le ferie, la malattia, la maternità, ecc. Sempre in tema fiscale la segretaria del PD ha idee molto chiare. E’ contro alla flat tax ma vuole introdurre una nuova patrimoniale, come se già ne avessimo poche. In Italia, secondo l’Osservatorio Conti pubblici Italiani, nel 2020 il gettito delle imposte patrimoniali è stato di 40,1 miliardi di euro, su un totale di 711 miliardi (dato in calo a causa della recessione causata dalla pandemia - rispetto ai 762 miliardi del 2019). Le imposte patrimoniali costituiscono dunque il 6% del gettito (e il 2,4% del Pil). Ma non solo, perché per la Schlein vorrebbe anche rivedere la tassa di successione, che al momento rappresenta l’unica arma che l’Italia ha nel settore della competitività fiscale internazionale e che attira ricchezza dall’estero. Intervenire su questa norma significherebbe avvantaggiare gli altri paesi e rende l’Italia meno competitiva a livello globale.

Sulla stessa barca anche Giuseppe Conte, leader del M5S che invoca la piazza: "Scenderemo in piazza con i sindacati, da soli e con tutti gli altri partiti che vorranno opporsi" perché la delega fiscale proposta dal governo è "un progetto recessivo per il paese che favorisce le fasce più agiate: abbiamo una controproposta per un fisco più equo e progressivo". Proposta che si spera non ricalchi quella presentata durante la delega fiscale di Draghi, che guardava, per la maggior parte, alla digitalizzazione e proponeva misure come il cash back fiscale delle detrazioni e deduzioni fiscali, impossibile da realizzare.

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Giorgia Pacione Di Bello