Il Pd della Schlein vuole la patrimoniale per ricchi
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Il Pd della Schlein vuole la patrimoniale per ricchi

Sette europarlamentari Dem e tre grillini firmano un documento in cui si chiede l'introduzione della tassa sui ricchi in tutta l'Unione Europea

Tassare i ricchi per finanziare i progetti sulla transizione verde. Questa la petizione portata avanti dall’europarlamentare francese Aurore Lalucg (Socialisti e democratici) e l’economista, Gabriel Zucman, firmata da più di 130 eurodeputati (10 italiani), 17 milionari (2 italiani), una dozzina di economisti e da diverse ong internazionali. "La nostra proposta è semplice: introdurre un'imposta progressiva sulla ricchezza degli ultra-ricchi su scala internazionale per ridurre le disuguaglianze e contribuire a finanziare gli investimenti necessari per la transizione ecologica e sociale", hanno spiegato i promotori della petizione, accennando anche all'idea di un'imposta dell'1,5% su patrimoni di almeno 50 milioni di euro. Lalucg e Zucman hanno anche spiegato che se si è riusciti a dar vita alla tassa minima globale, per le multinazionali, che dovrebbe entrare in vigore quest’anno, si può riuscire ad imporre una tassa anche sui super ricchi. E infatti proprio per questo che hanno chiesto all’Ocse e alle Nazioni Unite di avviare i negoziati sulla questione.

L’idea di base è dunque quella di voler trasferire l’approccio della tassa sulle multinazionali, sulla ricchezza dei paperoni europei, ipotizzando che lo stato di residenza fiscale del milionario potrebbe imporre, sugli asset detenuti in un paese che li sotto tassa, un’imposta per arrivare ad un determinato livello minimo di tassazione. Il problema è che mentre sulla questione delle corporate si avevano tutti i dati a disposizione e la tracciabilità era già abbastanza evidente, lato ricchi la mappatura di tutta la consistenza patrimoniale potrebbe risultare essere davvero difficile se non impossibile. Oltre all’ostacolo trasparenza, c’è poi la questione delle regole antielusive. Affinché infatti una tassazione di questo genere funzioni si devono coinvolgere diversi paesi nel mondo e soprattutto le grandi economie, che caso vuole sono proprio la patria del maggior numero dei milionari e miliardari nel mondo (Usa e Cina). Perché è importante il loro appoggio? Tendenzialmente perché i milionari hanno minimo un paio di passaporti e la capacità di spostare la propria residenza e gli asset senza troppi problemi.

La riprova è stata data proprio durante il Covid dove c’è stato un vero e proprio boom di richieste di nuove residenze. Senza poi contare che esistono, già da diverso tempo, paesi che in cambio di investimenti, offrono la propria cittadinanza e condizioni fiscali molto favorevoli. Il coinvolgimento dei paesi Ocse risulta dunque essere di fondamentale importanza ma presuppone che anche loro siano d’accordo nel voler imporre una wealth tax. Nel caso in cui non si riuscissero a coinvolgere le giurisdizioni chiave si avrebbe l'effetto di far scappare le ricchezze dall’Ue verso territori più vantaggiosi, “impoverendo” di fatto la zona dell’Unione.

Un tassello su cui poi si deve ragionare è quello relativo alle competenze nazionali dei paesi membri e la fiscalità è uno di quei territori che non prevedono ingerenze a livello Ue. Proprio per questo nell’Unione non esiste un’unica fiscalità, come lo evidenzia la presenza di paradisi fiscali all’interno del territorio europeo e la diversità in termini di pressione fiscale tra gli stati membri. L’inizio di una discussione su una possibile wealth tax made Ue, non è solo un tema estremamente delicato a livello tecnico ma anche nazionale dato che andrebbe a toccare anche la sfera nazionale della fiscalità dei singoli stati membri, che potrebbero non condividere l’iniziativa. Da ricordare che in assenza di unanimità in Ue non si può procedere con l’introduzione di novità fiscali di questo tipo, a meno che non si cambino le regole, ipotesi che già circola da diversi anni.

L’idea di una wealth tax made in Ue ha già evidenziato una spaccatura all’interno del Parlamento. Gli europarlamentari che hanno infatti firmato la petizione appartengono all’Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici e ai Verdi. Nell’elenco dei firmatari non appare nessun europarlamentare appartenente al Partito Popolare europeo, ad Identità e democrazia o ai Conservatori e Riformisti europei, né tanto meno la petizione, fanno sapere, è stata fatta arrivare a loro. Lato Italia hanno firmato da 9 europarlamentari (Benifei Brando, PD, Corrao Ignazio - indipendente, D’Amato Rosa - indipendente, Gualmini Elisabetta PD, Pedicini Piernicola - indipendente, Roberti Franco PD, Smeriglio Massimiliano PD, Tinagli Irene PD, Variati Achille PD). I 3 "indipendenti" sono stati cacciati dal M5S nel 2020 dopo aver votato contro una risoluzione sulla questione Covid. Tutti gli altri appartengono invece al PD guidato da Elly Schlein che durante le primarie ha ribadito come due dei suoi cardini fiscali sono l’introduzione di un’imposta patrimoniale, dimenticandosi di quelle già presenti (es: bollo auto, superbollo e canone Rai, Imu e Ivafe) e la revisione dell’imposta di successione che è una delle poche, se non l’unica arma che abbiamo nel campo della competitività fiscale globale che funziona.

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Giorgia Pacione Di Bello