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(Ansa)
Politica

Il Pd si chiude nel «conclave» per ritrovarsi o nascondersi

Annunciata una riunione dei vertici di partito a metà tra «team building» o gita scolastica. Di cui non si capisce il senso politico ad eccezione della sua debolezza

Il Partito Democratico entra in convento per prendere i “voti”. No: non è una clamorosa svolta cattolica di Elly Schlein. Semplicemente, è l’ultima trovata della segreteria per uscire dalla palude in vista delle Europee: chiudersi in “conclave”. A Gubbio, per due giorni, l’intero gruppo dirigente del partito entrerà in clausura, a partire da giovedì 18 gennaio, finché non emergerà una strategia.

Primo punto: fa una certa impressione che un partito “aperto”, che inserisce la parola “democratico” nel nome, decida i suoi destini a porte chiuse. Per carità: anni di assemblee infinite e cineforum inconcludenti evidentemente non sono serviti. Ma diciamocelo: barricarsi in seminario non è esattamente una scelta in stile gauchista. E qualcuno si chiederà: è il Pd, o il gruppo Bildelberg?

Secondo punto: l’incontro inizierà il pomeriggio di giovedì e si concluderà all’ora di pranzo di venerdì. Come sia possibile che nel giro di 24 ore scarse (pernottamento e pasti inclusi) si possano sciogliere i nodi del partito, non è dato sapere. Ci vorrebbe un miracolo: e forse la città di Sant’Ubaldo potrebbe essere il posto giusto.

Terzo punto: a quanto pare parteciperanno anche “ospiti” e “specialisti esterni”. Non è chiaro a quali professionalità faranno ricorso i dirigenti del partito per trovare la quadra. Certo è che i dilemmi da sciogliere fanno tremare le vene ai polsi. Ci sono da decidere le candidature per le Europee (in primis quella della segretaria), e poi lo scoglio delle alleanze, visto che qualcuno al Nazareno ancora insiste con la resurrezione del campo largo. E infine Schlein dovrà una volta per tutte fare chiarezza sui programmi: da che parte sta il partito sugli armamenti all’Ucraina? E sulla crisi in Medio Oriente? E sulle politiche green? E sui diritti civili? E sulla maternità surrogata? Al Park Hotel dei Cappuccini il conclave rischia di andare alle calende greche.

Certo è che l’idea del ritiro spirituale, cioè della gita politica fuori porta, a sinistra sembra essere una tradizione. Iniziò Massimo D’Alema nel ’95, nella certosa di Pontignano. Esperimento ripetuto poi da Bersani ed Enrico Letta. Anche se il copyright della clausura resta quello di Romano Prodi, che nel ’97 accese i riflettori sul castello medievale di Gargonza, per dare una forma all’Ulivo. Degni di menzione anche i famosi “Stati Generali” convocati qualche tempo fa a Villa Pamphili da Giuseppe Conte: confezione a parte, si sono rivelati un gigantesco buco nell’acqua. L’idea è sempre la stessa: sperare che l’isolamento bucolico e respirare un po’ d’aria pura, possa servire a schiarirsi le idee ed appianare le divergenze. Ma quasi sempre, finita la scampagnata ed esaurita la parentesi monacale, i problemi tornano. Più grandi di prima.

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Federico Novella