Di Battista
(Ansa)
Politica

Di Battista, il nuovo "Mullah" di Gaza

Il video dell'ex grillino che difende i palestinesi sta diventando virale in Medio Oriente facendo il pieno di clic

Viviamo sempre più ai confini della realtà. Al punto che Di Battista è diventato virale: ma non in Italia, in Palestina. Da una scazzottata televisiva sulle reti italiane emerge il nuovo paladino della causa palestinese.’ Nuovo’ si fa per dire, visto che Alessandro Di Battista, il Che Guevara dei Cinque Stelle, bazzica dentro e fuori il Palazzo già da diverso tempo. Ma stavolta in una veste del tutto nuova.

E’ successo che in un salotto televisivo l’ex parlamentare pentastellato abbia avuto un diverbio di quelli bollenti con il direttore del Secolo d’Italia Italo Bocchino: uno di quei litigi catodici molto accesi che fanno bene agli ascolti. “Ho condannato immediatamente l’attentato di Hamas. Per quale motivo non avete speso in 17 anni una parola contro un’occupazione militare, contro un carcere a cielo aperto, un lager che subisce una popolazione che è la più dimenticata del pianeta?”, ha tuonato Di Battista in studio. Una presa di posizione così veemente che si è sentita fino in Medio Oriente, tanto che su Tik Tok è divenuta virale. C’è chi si è preso la briga di tradurre il lessico dibattistesco in arabo e rilanciarlo sui social palestinesi. Non solo. Le invettive del descamisados a cinque stelle hanno ricevuto una pioggia di commenti festanti proprio a quelle latitudini. Insomma, ancora una volta ci siamo fatti riconoscere all’estero.

“Oggi c’è un appiattimento generale: è più libera la stampa italiana della nostra”, dice in diretta quello che pare essere diventato il nuovo Garibaldi della striscia di Gaza. Da tempo i suoi attacchi antisraeliani agitano il parterre televisivo: “Israeliani nazisti”, “Vile rappresaglia”, “70 anni di oppressione”, questi alcuni degli slogan più rilanciati. Ma nessuno si aspettava che certi toni potessero arrivare persino alle orecchie dei palestinesi.

Incerto da sempre se candidarsi o meno, se misurare il suo consenso alle elezioni o vivere ancora di libri e viaggi, qualcuno potrebbe consigliare a Dibba di candidarsi direttamente a Gaza. O perlomeno di assurgere al ruolo, per acclamazione, di mediatore ufficiale in rappresentanza dei palestinesi. Immaginiamoci la scena: il pentastellato fa il suo ingresso nel summit internazionale, l’alto consesso ove i potenti cercheranno una mediazione cruciale per uscire dallo stallo più inquietante degli ultimi decenni. Si siederà al tavolo, e finalmente conoscerà la controparte con cui intavolare le trattative: Giggino Di Maio. Proprio lui, il rappresentante europeo per le questioni del Golfo (Persico, non di Napoli), acerrimo nemico di Di Battista medesimo. Immaginiamoci insomma i destini del mondo nelle mani di quei due: e cominciamo a pregare.

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Federico Novella