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(Ansa)
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Il Parini occupato (ancora) nel Mondo al Contrario delle proteste scolastiche

Oggi, per la sesta volta, lezioni sospese nello storico liceo milanese da giovani che danno lezioni di democrazia senza rispettarla

Non per dar ragione al generale Vannacci, ma nelle scuole va in scena il mondo al contrario. Perché la logica fa testacoda, se a far notizia al liceo milanese Parini non è la sesta occupazione dell’anno (leggasi “sesta”) ma il fatto che uno dei professori ha brandito un ombrello contro gli occupanti che gli impedivano di entrare. Sacrilegio, hanno avvicinato un’ arma contundente alla sacre capocce dei poveri studenti occupanti. Come se fosse normale che 400 ragazzi espugnino un istituto e si comportino come fosse roba loro.

Stamattina il collettivo Rebelde, attivo al Parini, ha deciso che, in nome della Palestina, ma anche degli studenti manganellati a Pisa, ma anche in odio alla parola “merito” che compare nella dicitura del ministero dell’Istruzione, insomma per i motivi più disparati la scuola andava conquistata con la forza. Così hanno messo in piedi un picchetto, cioè un presidio permanente, impendendo a studenti e docenti di entrare. Poco importa che gli alunni di quinta, che dovevano sostenere le prove Invalsi, fossero contrari alla protesta. Stamattina la pattuglia rivoluzionaria si è impossessata dello scettro del comando, e ha cinturato la scuola in barba a chi non è d’accordo. Tutto questo mentre il preside dell’istituto si è chiuso nel suo ufficio dichiarandosi “prigioniero politico”.

In questo clima di guerriglia scolastica, si arriva dunque all’affronto dell’ombrello, immortalata in un video di pochi secondi che sta circolando in queste ore. Stufo di assistere al colpo di stato liceale, uno dei professori ha alzato in aria l’ombrello, avvicinandolo più del dovuto alle onorevoli teste dell’avanguardia della protesta. Nessuno si è fatto male, anzi, uno dei leader rivoluzionari ha precisato: “Sono stato solo sfiorato”, aggiungendo però con biasimo che il prof ha commesso il delitto di aver cercato di “sfondare il picchetto”.

Ecco, che montare un picchetto a scuola, cioè fare barriera impedendo a tutti di seguire le lezioni, sia considerato un diritto, è ridicolo. Se chi cerca di ribellarsi sedendosi sui banchi viene derubricato a traditore della rivoluzione, a reazionario armato di ombrello, a crumiro da isolare con disonore, è peggio che ridicolo: è folle. E’ la prova che abbiamo passato il segno. Protestare è legittimo, e magari in gioventù è anche auspicabile; protestare interrompendo un servizio pubblico no. Come non è legittimo, ricordiamocelo, impedire agli altri studenti di entrare in classe, poiché si ritiene che la propria opinione sovrasti qualunque altra. Se queste sono le menti geniali che usciranno dalle nostre scuole, si capisce perché costoro sono contrari alla parola “merito”. Se il merito esistesse davvero, questa gente la maturità la vedrebbe col binocolo. E non ci riferiamo solo ai cattivi studenti, ma anche ai cattivi maestri che la scuola l’hanno lasciata qualche decennio fa, e giustificano certi comportamenti nel tentativo di rastrellare qualche consenso in più.

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Federico Novella