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(Ansa)
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Perché l'Emilia Romagna è piena di frane dopo il maltempo

1000 quelle già avvenute in queste settimane; molte altre quelle potenziali. Per colpa, certo, della pioggia scesa in quantità impressionante, ma non solo...

In Emilia Romagna la situazione resta critica con 43 Comuni coinvolti dagli allagamenti; ma non sono solo le alluvioni a preoccupare. Un altro grosso problema è quello delle frane, quasi un migliaio quelle che si sono scatenate in questi giorni, di cui le più grandi, circa 305 sono concentrate in 54 comuni. Numeri che mostrano la fragilità di un territorio da sempre franoso e a rischio idrogeologico che non ha retto ad un fenomeno meteo così devastante. Ma cosa può essere fatto per mettere in sicurezza questi luoghi?

«Il territorio dell’Emilia Romagna, o più in generale il territorio dell’Italia è caratterizzato da una pericolosità geologica diffusa dovuta alla sua formazione geologica “recente”. La sua naturale evoluzione geologica si manifesta con terremoti, frane, alluvioni ed eruzioni vulcaniche che spesso riempiono le cronache», commenta Antonello Fiore (Presidente nazionale della Società Italiana di Geologia Ambientale)

Ci può spiegare il fenomeno delle frane?

«Le frane sono un movimento di terra, detriti, roccia un versante che hanno ha fattori predisponenti e fattori scatenati. Tra i fattori predisponenti troviamo la forma delle colline e delle montagne, la natura geologica e l’assetto geologico-strutturale, la presenza di acqua nel sottosuolo la presenza o meno di vegetazione anche a seguito di un incendio. Tra i fattori scatenanti posso essere naturali come le precipitazioni, i cambiamenti delle condizioni delle acque nel sottosuolo idrologiche, un terremoto.Tra i fattori scatenanti posso essere anche antropici come tagli stradali, e rilevati stradali, scavi, costruzioni che appesantiscono i versanti, scavi per sottoservizi, perdite di acquedotti e fogne. Nel caso dell’Emilia Romagna, con oltre 80.000 frane censite, la natura argillosa dei terreni è un fattore predisponente e i due eventi eccezioni di maggio sono stati i fattori scatenerai avendo appesantito molto i versanti. Andrebbero costruite delle strutture di cemento armato per fermare le frane e soprattutto si dovrebbe evitare di costruire in luoghi predisposti a questo fenomeno».

Quando questi pericoli diventano rischi?

«Quando le evoluzioni naturali del territorio interferiscono con le infrastrutture e le aree urbanizzate. Mettere in sicurezza un territorio così esposto a frane e alluvioni non è per nulla facile, in molti casi gli interventi antropici hanno manomesso il reticolo idrografico creando situazioni di criticità. Sono presenti collettori di bonifica e corsi d’acqua minori che si sviluppano su ampie aree morfologicamente depresse, tratti di corsi d’’acqua arginati spesso lungo alvei stretti e pensili, cioè più alti rispetto ai territori circostanti.La prima cosa da fare è informare in maniera capillare la popolazione delle pericolosità geologiche che caratterizzano il territorio, anche con esercitazioni, in modo da trasmettere una consapevolezza per adottare un comportamento di autotutela. Poi è necessario rispettare la pianificazione di bacino con le prescrizioni dell’Autorità di Bacino e in fine individuare le criticità dando una scala di priorità. Su queste si deve intervenire con interventi strutturali definiti in base al tipo di criticità senza proporre soluzioni uguali per tutte e dove non è possibile risolvere le criticità con interventi strutturali si devono delocalizzare le infrastrutture e le case»

Di che tipo di territorio parliamo?

«Il territorio dell’Emilia Romagna è costituito per il 50% da zone montano-collinari e il restante 50% da pianure; le zone montano-collinari sono interessate dal pericolo frane e quelle di pianura dal pericolo alluvioni. Secondo i dati dell’ISPRA (2020-2021), consultabili sulla piattaforma online IDROGEO, per quanto riguarda la pericolosità per frane, il 14,6% del territorio dell’Emilia-Romagna è classificato a pericolosità elevata e molto elevata nei Piani di Assetto Idrogeologico. Sono 86.639 gli abitanti a rischio, residenti nelle aree a maggiore pericolosità per frane; sono a rischio frane oltre 39.660 famiglie, 53.013 edifici, 6.768 imprese e 1.097 beni culturali. Con riferimento al quadro della pericolosità e del rischio di alluvioni l’Emilia Romagna è tra le regioni il cui territorio ha un’alta di aree potenzialmente allagabile. In particolare, l’11,6% del territorio regionale, in cui risiede poco meno del 10% della popolazione, ricade in aree potenzialmente allagabili secondo uno scenario di pericolosità elevata; il 45,6% dell’intero territorio regionale, in cui risiede poco meno del 60% della popolazione, ricade in aree potenzialmente allagabili secondo uno scenario di pericolosità media»

Cosa non è stato fatto e come si dovrà procedere?

«Molto semplice si è pianificato non valutando con attenzione che la natura ha le sue dinamiche che non sempre queste dinamiche rispettano le nostre esigenze, si è realizzato in aree nelle quali sarebbe stato meglio non realizzare infrastrutture e magari lasciare terreni agricoli in modo che le inondazioni al massimo avrebbero fatto perdere un raccolto. Il consumo di suolo sta amplificando gli effetti al suolo della crisi climatica che sta interessando il Pianeta e in particolare il Paesi che si affacciano sul Mare Mediterraneo, considerato dagli esperti particolarmente vulnerabile al cambiamento climatico.Dobbiamo essere in grado, e mi auguro che il Parlamento lo faccia con la guida del Governo, di superare i No ideologici e i SI ideologici. Ora c’è da pensare all’Emilia Romagna, alla sua popolazione e alla sua economia trainante per il Paese. Tutte le Regioni si devono sentire coinvolte in questa fase di riflessione: quello che è accaduto in Emilia Romagna poteva accadere in qualsiasi Regione in qualsiasi territorio.Dobbiamo superare le fasi commissariali e avviare da subito fasi programmatiche, con la certezza di obiettivi e azioni, alcune azioni dovranno dare risultati immediati e altre con risultati attesi a medio e lungo termine».

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Linda Di Benedetto